martedì 29 maggio 2012

Parma, analisi del voto

Federico Pizzarotti (M5S)

Il primo sindaco del MoVimento 5 Stelle eletto in Italia è stato Roberto Castiglion, eletto a Serago (VI), e la notizia suscitò un netto scalpore per il valore simbolico del piccolo comune del vicentino, sede del Parlamento Padano e quindi luogo - al pari di comuni come Legnano o Cassano Magnago - mitico per la Lega Nord.
È però indubbio che gli onori della cronaca ed i riflettori di tutti i politologi italiani si sono concentrati due settimane dopo sul caso Parma, dove il candidato del MoVimento 5 Stelle Federico Pizzarotti diventava primo cittadino del capoluogo emiliano sbarazzandosi con un secco 60-40 del rivale di centrosinistra Vincenzo Bernazzoli.

L'importanza della città, in effetti, è tale da aver focalizzato su Parma tutto l'interesse sull'exploit del MoVimento - a volte anche in maniera esagerata, riducendo al risultato cittadino l'intero spettro delle elezioni amministrative 2012 - e diventa pertanto doveroso offrire un'analisi dettagliata dei flussi di voto che hanno caratterizzato questa straordinaria elezione comunale.

Confronto del voto a Parma
Comunali 2007 - Comunali 2012

Osservando la tabella - i dati completi sono reperibili a questo link - che riporta i risultati complessivi della votazione, si notano alcune dinamiche estremamente interessanti in netto contrasto con l'andamento nazionale di queste elezioni amministrative 2012.

Il primo dato del tutto peculiare alle consultazioni parmensi è il risultato della Lega Nord: nel 2007 il movimento di Umberto Bossi partiva da una percentuale irrisoria (1,97% con 1.790) voti, ed in questa tornata 2012 riesce, pur a fronte di un calo dei votanti di 15.000 unità, ad incrementare il proprio consenso tanto in termini percentuali (2,99%) quanto in termini di voti assoluti (2.064). Sicuramente si tratta di valori molto bassi, ma è un dato in chiara controtendenza con quello nazionale, che vede la Lega Nord lasciare sul campo una metà buona dei propri consensi del 2007 a seguito degli scandali giudiziari che hanno recentemente sconvolto il partito. Non è semplice trovare una spiegazione ad un simile comportamento, se non richiamando alla mente il pessimo stato in cui versa il Comune di Parma in termini tanto finanziari quanto di immagini e ricordando come la Lega, presentandosi con un proprio candidato nel 2007, fosse riuscita a non rimanere invischiata nella pessima immagine lasciata da Vignali dell'amministrazione uscente: questi elementi hanno con ogni probabilità reso la Lega Nord una scelta appetibile per alcuni delusi del centrodestra, permettendole di incrementare il proprio consenso.

L'affluenza stessa alle urne si può considerare un elemento del tutto peculiare a queste elezioni parmensi; lo scenario tipico di questo appuntamento elettorale vedeva infatti circa un elettore su cinque disertare le urne rispetto al 2007: a Parma queta percentuale si riduce ad un elettore su sette, evidenziando un calo molto meno marcato rispetto ad altre realtà comunali. Senza alcun dubbio questo numero ha una stretta correlazione con l'ottimo risultato del MoVimento 5 Stelle, che in questa realtà - stremata dal malgoverno - più che in altre è stato considerato una reale alternativa amministrativa più che un velleitario movimento di protesta.

Il terzo dato in controtendenza rispetto all'andamento generale nazionale di queste amministrative è il risultato dell'IdV; seppure in calo rispetto ai più recenti appuntamento elettorali, infatti, la formazione di Di Pietro è riuscita quasi ovunque a migliorare le prestazioni del 2007 tanto in termini percentuali quanto in voti assoluti; a Parma, invece, l'Italia dei Valori subisce un netto arretramento, perdendo circa un terzo delle preferenze ottenute nella precedente consultazione comunale. Ancora una volta è con ogni probabilità la credibilità del MoVimento 5 Stelle locale ad essere la causa di questo movimento di voti: considerata la contiguità di pensiero tra l'elettorato IdV e quello M5S è difatti piuttosto probabile un travaso di voti dall'uno all'altro partito in modo piuttosto fluido.

A queste tematiche prettamente locali si aggiungono poi alcuni andamenti in linea con i risultati nazionali di queste consulazioni, sia pure a volte accentuati da considerazioni legate alla realtà parmense. Appartiene a questa categoria senza alcun dubbio il risultato del PdL e del suo candidato Paolo Buzzi, ex vicesindaco della giunta Vignali. Nel 2007 FI aveva sostenuto Vignali senza presentare il proprio simbolo, confluendo in un listone civico, mentre AN aveva dato supporto a Moine. In totale le liste a supporto di questi due candidati avevano totalizzato il 50,29%, mentre i due candidati a sindaco avevano ottenuto il 48,10%. Considerata la fusione di FI e AN nel PdL risulta lecito confrontare il risultato di Buzzi con la somma dei dati di Vignali e Moine del 2007, ed i risultati sono letteralmente devastanti: il PdL naufraga sotto il 5%, poco sopra il risultato di AN del 2007, e se non è possibile un raffronto diretto in quanto FI non aveva il proprio simbolo alle precedenti elezioni, si può comunque vedere come le liste di centrodestra franino in totale di oltre 42.000 voti, con una perdita secca di circa il 45%. Sulla stessa linea il risultato di Buzzi, che limita l'arretramento al 43% in termini relativi ma perde oltre 45.000 voti rispetto a Vignali e Moine.
Il centrodestra è stato letteralmente cancellato da Parma, dopo quindici anni di governo cittadino.

L'analisi dei voti del centrosinistra del primo turno, pur non mostrando dati altrettanto eclatanti, è tuttavia più gravida di indizi che avrebbero potuto lasciar presagire il terremoto del secondo turno. Fermandosi poco al di sopra dei 30.000 voti i partiti di centrosinistra perdevano circa 2.000 preferenze rispetto al 2007, ma avanzando di oltre il 7% al 43,51%. Un risultato sicuramente lusinghiero trainato dal risultato tutto sommato soddisfacendte del PD, che rispetto all'Ulivo del 2007 perde sì quasi 2.500 voti ma nel contempo avanza del 3,45% sfondando quota 25%.
Se però si raffronta il risultato della coalizione con quello del candidato si vede l'estrema fragilità di Vincenzo Bernazzoli: con un valore aggiunto di 4.420 voti il candidato di centrosinistra raccoglieva appena il 39,77% delle preferenze, meno di due punti sopra il risultato di Peri di cinque anni prima ma, soprattutto, oltre il 4% in meno rispetto ai partiti in suo appoggio.
Il primo turno di votazione rivelava quindi la debolezza di un candidato considerato espressione della dirigenza di partito, un politico paracadutato da una poltrona - quella provincia - all'altra, associato per il suo ruolo di governo provinciale a quel ceto politico che ha dissestato il Comune, e - non ultimo - sgradito per le sue posizioni sulla realizzazione dell'inceneritore, un tema che sicuramente ha pesato non poco in campagna elettorale.

Confronto mappa elettorale di Parma
Comunali 2007 - Comunali 2012

Osservando la mappa elettorale della città di Parma si evidenzia quanto già riportato dai dati grezzi: il centrodestra, nettamente maggioritario in quasi tutte le circoscrizioni, lascia completamente il campo al centrosinistra; quest'ultimo, a sua volta, mostra un lieve avanzamento rispetto al 2007 ma non sfonda, restando radicato nelle circoscrizioni del centro cittadino (ad eccezione della I, dove è particolarmente debole) e nella zona nordoccidentale della città.
In generale, osservando i dati del centrosinistra, si evidenzia come, nell'ottica di generale avanzamento, restino sostanzialmente inalterati i rapporti tra le circoscrizioni, mostrando una certa solidità dell'elettorato di centrosinistra mentre la situazione per le altre forze politiche appare al contrario estremamente fluida.

Confronto del voto nei quartieri di Parma
Comunali 2007 - Comunali 2012

Un'analisi piuttosto interessante consiste nel verificare il tasso di astensione in termini geografici, per poi confrontarlo con i risultati ottenuti dalle varie formazioni; in questo modo diventa più agevole comprendere le dinamiche del voto ed individuare eventuali partiti maggiormente avvantaggiati o penalizzati.

Confronto dei pesi dei quartieri di Parma
Comunali 2007 - Comunali 2012

Come si evince dala tabella, le circoscrizioni che hanno visto diminuire il proprio peso nella composizione del voto cittadino sono anche quelle in cui il centrosinistra ha ottenuto i propri miglior risultati: non può essere infatti un caso se le quattro circoscrzioni in fondo a questa particolare graduatoria siano anche quelle in cui il centrosinistra al primo turno ha ottenuto le proprie percentuali più alte.
La tendenza inversa è riscontrabile correlando il dato di astensione con quello del MoVimento 5 Stelle, che vede le proprie migliori prestazioni proprio nelle circoscrzioni in cui l'impatto dell'astensione è stato più limitato.
Fondendo questi dati con l'informazione della sostanziale tenuta del centrsinistra in termini di voti, è evidente come si possa attribuire la crisi della destra ad un rifugio nell'astensione tanto quanto ad uno spostamento verso il M5S, due scelte considerate evidentemente intercambiabili per gli elettori delusi dall'amministrazione Vignali ma al tempo stesso contrari ad un mandato di Bernazzoli.

Osservando queste premesse, anziché il mero risultato numerico, si poteva già intuire quanto sarebbe potuto essere amaro il ballottaggio per Vincenzo Bernazzoli.
Quello che era difficile aspettarsi era tuttavia il margine ottenuto da Pizzarotti, la dimensione della vittoria del MoVimento 5 Stelle che ha senza alcun dubbio contribuito a focalizzare l'attenzione dei media nazionali su Parma a discapito di altre realtà nazionali.

L'andamento dei voti a Pizzarotti al ballottaggio non rispecchia quello del primo turno, mentre vale l'inverso per Bernazzoli: questo significa che mentre Bernazzoli ha potuto contare unicamente su chi lo aveva sostenuto al primo turno, Pizzarotti al ballottaggio ha avuto in appoggio i voti del centrodestra, raccogliendo anche qualcosa tra le liste civiche non allineate a nessun partito.
L'esempio forse più eclatante di questo fenomeno è la circoscrizione I, roccaforte del centrodestra, dove il M5S raccoglie al ballottaggio il suo migliore risultato cittadino pur partendo da un risultato al primo turno certamente non eccezionale e peggiore a molte altre circoscrizioni.

Il dato numerico consente quindi di dimensionare meglio la vittoria - epocale - di Pizzarotti: tra il primo ed il secondo turno il numero dei voti è sceso appena di 2.000 unità (altro dato in controtendenza con il comportamento nazionale), ma se si guarda al dato di Bernazzoli si vede come il candidato del centrosinistra non sia stato in grado di replicare il risultato del primo turno perdendo circa 600 voti.
Pizzarotti, al contrario, triplica le proprie preferenze raccogliendo praticamente da ogni coalizione politica tranne il centrosinistra e arrivando a oltre 51.000 preferenze, appena 3.000 voti sotto il risultato che ha permesso a Vignali di vincere il ballottaggio nel 2007 ma con 10.000 votanti in meno.

Ciò che non è accaduto praticamente nel resto d'Italia è avvenuto a Parma: che fosse per inimicizia verso la sinistra, che fosse per una maggiore credibilità del M5S, il centrodestra parmense ha votato in massa per Federico Pizzarotti, sopraffacendo un centrosinistra che per quanto maggioranza relativa cittadina, non aveva i numeri per confrontarsi con la potenza riunita di tutte le altre forze politiche coalizzate su un'unica figura.
A questo è naturalmente da aggiungere una candidatura di per sé debole da parte del centrosinistra: per quanto vincitore delle primarie, Bernazzoli non è stato in grado di liberarsi dell'immagine di uomo di apparato e di partito - complice il fatto di aver mantenuto la poltona di Presidente della Provincia - e la sua posizione nei riguardi dell'inceneritore gli ha fatto terra bruciata intorno, in special modo verso le liste civiche che si sono quindi dirette verso Pizzarotti.

Il compito per il neo-sindaco non è sicuramente facile: la città è letteralmente allo stremo e oberata dai debiti, e non sarà facile realizzare le promesse poliltiche di un programma sicuramente ambizioso. Per di più, con la conquista di Parma, il M5S cessa di essere movimento di protesta per diventare partito di governo - per quanto locale - e in tal senso verrà sicuramente messo sotto i riflettori dai media.
Si può ben dire che una discreta parte del risultato del MoVimento 5 Stelle alle elezioni politiche 2013 passerà da Parma.

sabato 26 maggio 2012

Monza, analisi del voto

Roberto Scanagatti (PD)

Tra i risultati più eclatanti delle elezioni amministrative del 2012 spicca il secco voltafaccia dei comuni lombardi verso il centrodestra, un vero terremoto nella più ricca e popolosa regione italiana, vero serbatoio di voti della DC nella I Repubblica e di FI-PdL e Lega Nord nella II.
Su venticinque comuni maggiori al voti, infatti, quattro sono stati assegnati al primo turno (Crema, Cernusco sul Naviglio, Pieve Emanuele e Cesano Maderno) e sono finiti tutti al centrosinistra; dei ventuno approdati al ballottaggio due (Cantù e Arese) sono finiti in mano a esponenti civici, sedici sono stati vinti dal centrosinistra (Desenzano del Garda, Palazzolo sull'Oglio, Como, Castiglione dello Stiviere, Abbiategrasso, Buccinasco, Garbagnate Milanese, Legnano, Magenta, San Donato Milanese, Senago, Sesto San Giovanni, Lissone, Meda, Monza e Tradate) e appena tre (Erba, Melegnano e Cassano Magnago) sono stati vinti dal centrodestra.
Un risultato senza dubbio di portata storica, sul quale indubbiamente hanno pesato tanto le dinamiche politiche nazionali di progressiva dissoluzione di PdL e Lega quanto gli scandali che stanno macchiando il Presidente della Regione Roberto Formigoni.
Diventa quindi particolarmente importante l'analisi del voto lombardo, e assume a questo proposito particolare rilevanza il caso di Monza, il più popoloso tra i Comuni lombardi chiamati a rinnovare la propria amministrazione.

Roberto Scanagatti, candidato del centrosinistra, è il nuovo sindaco della città lombarda, portando per la seconda volta Monza a sinistra nella sua storia repubblicana dopo la parentesi 2002-2007. In quell'occasione, in effetti, si trattò di una candidatura civica sostenuta dal centrosinistra, quindi è possibile affermare che Scanagatti sia il primo vero sindaco di sinistra di Monza.

Confronto del voto a Monza
Comunali 2007 - Comunali 2012

La tabella riepilogativa - i dati completi sono reperibili a questo link - che raffronta le elezioni 2012 con quelle 2007 mostra molto chiaramente come anche a Monza vi sia stato un vistoso calo dell'affluenza, pari ad una diminuzione di 16.502 voti validi: oltre un elettore su cinque di quelli che nel 2007 si erano recati alle urne in questa occasione non ha invece dato la propria preferenza a nessuno dei candidati. Il valore è estremamente alto, superiore di gran lunga ai voti raggranellati da uno qualsiasi dei partiti in lizza in queste comunali.
Rispetto al 2007 spicca inoltre la maggiore frammentazione delle candidature, tanto tra gli schieramenti principali quanto nell'esplosione di liste civiche non allineate. In particolare è il centrodestra a presentarsi nettamente diviso in relazione alla precedente tornata elettorale: oltre alla nascita del Terzo Polo e alla conseguente perdita dei voti di UdC e FLI, lo spaccato di queste elezioni amministrative rivela il divorzio in terra lombarda tra PdL e Lega Nord, con la seconda rimasta sola a sostenere il sindaco uscente Mariani.
Al contrario il centrosinistra si mostra in linea con l'immagine del 2007, l'unica variazione di rilievo la scomposizione di Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani in SEL e FdS.
Presenza ormai fissa nelle amministrative italiane fa infine la sua apparizione anche a Monza il MoVimento 5 Stelle.

Sono le liste al di fuori delle coalizioni che si possono definire, in questo scenario di scarsa affluenza al voto, le vincitrici morali di questa elezione. Il MoVimento 5 Stelle arriva infatti alla doppia cifra con poco meno di 5.000 voti, seppure il suo candidato faccia di peggio scendendo al 9,75%, mentre i candidati civici quasi triplicano il proprio peso nelle scelte dell'elettorato passando dal 4,87% al 13,26%.

Nel 2007 i partiti di centrodestra avevano il 55,57% ed il candidato, Mariani, arrivò al 53,53%. Oggi, la somma delle liste di centrodestra e Terzo Polo si attesta al 37,99% mentre la somma delle percentuali raccolte dai candidati arriva al 38,60%. Sono questi i numeri che, più di tutti, mettono in luce lo sfaldamento totale della ex-coalizione moderata italiana e che la pongono in una sua roccaforte come Monza sostanzialmente alla pari con il centrosinistra.
Esaminando tuttavia separatamente le tre differenti candidature del centrodestra si possono notare andamenti piuttosto differenti tra loro: nel Terzo Polo, l'UdC di Casini appare in sostanziale tenuta tanto in termini assoluti che relativi; la Lega Nord invece presenta un calo moderato di circa un punto percentuale pari a 2.000 voti; per il PdL invece si è in presenza di una vera débacle: oltre 13.000 voti persi in cinque anni, risultato sotto il 20%, un calo di 17 punti percentuale. Sicuramente una sconfitta sonora per il partito di Alfano, ridotto a circa un terzo dei voti che aveva alle precedenti amministrative.
Inoltre, mentre i candidati di Lega e UdC riescono a migliorare le prestazioni delle liste a proprio sostegno - sia pure di valori inferiori al punto percentuale - il candidato del PdL Andrea Mandelli si ritrova al disotto della percentuale delle liste a suo sostegno, mostrando un'implicita debolezza personale al di là di quella dei partiti in suo appoggio.

Il quadro nel centrosinistra è invece più complesso e contradditorio. La coalizione a sostegno di Scanagatti risulta essere la prima a livello cittadino, ma tanto il candidato quanto i partiti risultano in arretramento rispetto al 2007 tanto in termini di voti quanto di percentuali. È in particolare la figura di Scanagatti a subire un calo maggiore, di circa 8.000 preferenze, laddove quello della sua coalizione si limita a 5.000.
Entrando nel dettaglio dei partiti, è impossibile non notare il salasso subito da RC a favore di SEL, e l'ottima performance dell'IdV che raddoppia i propri consensi percentuali riuscendo anche ad incrementare i propri voti in senso assoluto.
Per quanto concerne il PD, il confronto a Monza può essere particolarmente significativo rispetto a quello di altre realtà comunali perché già nel 2007 si era presentata la lista unica dell'Ulivo e non DS e DL separati. I demcoratici ottengono un risultato tutto sommato lusinghiero, lasciando sul campo meno di mille preferenze che tuttavia in questo scenario di altissima astensione significano in realtà un avanzamento del 4,5%.

Confronto mappa elettorale di Monza
Comunali 2007 - Comunali 2012

Osservando la mappa elettorale che mette a confronto i dati del 2007 e del 2012 a livello circoscrizionale, si evince come il centrosinistra sia riuscito a primeggiare ovunque a livello cittadino, ma con percentuali estremamente inferiori rispetto a quelle del centrodestra di cinque anni prima: alla liquefazione del centrodestra di matrice berlusconiana non è seguito quindi - e questo è vero anche senza contare l'astensione - un mutato radicamento territoriale del centrosinistra, che vince quindi più per aver saputo mantenere il controllo del proprio elettorato che per essere riuscito a diffondere la propria visione di governo del territorio.

Pur in uno scenario così differente rispetto a cinque anni prima, si mantengono sostanzialmente inalterati gli orientamenti tra le coalizioni, con la II più sbilanciata a sinistra e la V al contrario maggiormente orientata a destra.

Confronto del voto nei quartieri di Monza
Comunali 2007 - Comunali 2012

Dalla mappa dei quartieri emerge, in termini di astensione, un quadro piuttosto confuso: in termini di peso elettorale rispetto al 2007, la circoscrizione III perde lo 0,58%, la II perde lo 0,40%, la V guadagna lo 0,06%, la IV guadagna lo 0,44% e la I guadagna lo 0,49%. Non è quindi corretto pensare ad un astensionismo che ha colpito maggiormente le aree cittadine più vicine alla destra: infatti la circoscrizione V mostra un bilancio lievemente attivo mentre la II è pesantemente in passivo. Né è possibile instaurare una correlazione tra questo dato e il risultato del MoVimento 5 Stelle, che ottiene i suoi migliori risultati nelle circoscrizioni III e IV, che mostrano andamenti completamente discordanti tra loro.
Questo fenomeno lascia intendere un meccanismo di redistribuzione delle simpatie degli elettori più profondo di quello che lascerebbe intendere la mera analisi numerica, una sorta di ricollocamento cittadino attualmente in fase embrionale e incapace di sortire effetti numericamente rilevanti ma che potrebbe negli appuntamenti futuri ridisegnare completamente la geografia politica monzese.

In questa situazione di centrosinistra in difesa e centrodestra all sbando era inevitabile il secondo turno, che ha visto alla fine partecipare oltre al candidato progressista Scanagatti l'esponente del PdL Mandelli: non arrivava quindi al ballottaggio Mariani, il sindaco uscente di estrazione leghista.
Tra il primo ed il secondo turno i votanti sono ancora scesi di circa tredicimila unità, dimezzando quindi sostanzialmente il dato del 2007.
La vittoria di Scanagatti è stata estremamente ampia, 63,39% a 36,61%, sia pure con una varianza molto alta tra le circoscrizioni cittadine (si passa dal 53% della V al 70% della III). Entrambi i candidati hanno incrementato i propri voti rispetto al primo turno, Mandelli di circa 4.000 unità e Scanagatti di 5.000; è importante tuttavia osservare come Mandelli non sia stato in grado di riassorbire l'interezza dei voti moderati rispetto al risultato dei candidati di centrodestra e Terzo Polo al primo turno: un'ulteriore prova del fatto che ormai le alleanze che hanno tenuto in vita il centrodestra berlusconiano non sono più tali nel cuore degli elettori.
A livello di centrosinistra, si nota come nemmeno al ballottaggio Scanagatti sia riuscito ad eguagliare il risultato di Faglia del 2007, mostrando come anche la coalizione progressista, pur uscendo vincitrice dallo scontro elettorale, non sia stata in grado di recuperare il proprio elettorato di cinque anni prima neppure in uno scontro a due contro il candidato del centrodestra. Se nell'euforia per la vittoria - un risultato di portata comunque storica - questo dato può apparire di secondo piano, è tuttavia spia di come il centrosinistra non sia una coalizione in salute, ma stia semplicemente vivendo un declino più lento di quello del centrodestra.

mercoledì 23 maggio 2012

Alessandria, analisi del voto

Maria Rita Rossa (PD)

Maria Rita Rossa è il nuovo sindaco di Alessandria, riconsegnando al centrosinistra il governo della terza città del Piemonte al termine dei cinque anni di mandato del PdL Piercarlo Fabbio.
Dopo gli scandali finanziari che avevano travolto la giunta azzurro-verde alla guida della città non erano pochi gli osservatori esterni che si aspettavano una vittoria della Rossa già dal primo turno; invece, per una complessa serie di fattori, si è reso necessario il secondo turno di votazioni per decidere chi avrebbe dovuto andare ad occupare la poltrona di primo cittadino nel capoluogo piemontese.
Solo dopo il ballottaggio la coalizione di centrosinistra ha potuto cantare vittoria, e Maria Rita Rossa fregiarsi del titolo di sindaco, un titolo tanto più significativo se si pensa che Alessandria è il solo Comune capoluogo di provincia ad aver eletto un primo cittadino di sesso femminile.

Confronto del voto a Alessandria
Comunali 2007 - Comunali 2012

La tabella riepilogativa - i dati excel sono disponibili a questo link -  che confronta le elezioni del 2007 con quelle del 2012 è di per sé ricca di spunti di analisi.
Il primo, naturalmente, riguarda il numero dei voti validi, sceso drasticamente rispetto alle precedenti elezioni amministrative: con un calo di 11.111 unità, infatti, circa un elettore su cinque tra quelli che nel 2007 si erano recati alle urne in questo caso hanno preferito non votare. Si tratta di una diminuzione massiccia, superiore, per rendere l'idea, al risultato raggiunto da ogni singolo partito presentatosi a questa tornata elettorale.
Il secondo tema in evidenza è l'estrema frammentazione delle candidature e dei partiti, non solo per quanto riguarda le candidature delle principali coalizioni - due per il centrodestra e due per il Terzo Polo - ma anche per quanto riguarda un elevato numero di candidati civici, non allineati a nessuno degli schieramenti principali oppure, come nel caso di Mara Scagni, ex-PD ed ex-sindaco cittadino, da essi fuoriusciti.

Proprio i candidati civici, relegati in genere per la loro scarsa visibilità nel calderone della voce "altri", si sono dimostrati in questa tornata elettorale una delle principali sorprese, passando da un residuale 3,37% di cinque anni fa all'attuale 13,60% al primo turno di queste elezioni 2012. Sicuramente un valore importante, e certamente non spiegabile solo con il 3% scarso raccolto dall'unica candidata, la Scagni, fuoriuscita dall'area di centrosinistra. Il fenomeno è sicuramente da inserire all'interno della progressiva sfiducia verso la cosiddetta "vecchia politica", ma è interessante osservare come l'area del civismo riesca a fornire - sia pure disgregata in una miriade di candidati - una reale alternativa tanto all'astensione quanto alla nuova formazione protagonista della politica italiana, il MoVimento 5 Stelle.

Il partito di Grillo, raccogliendo l'11,50%, diventa la terza forza cittadina alla sua prima partecipazione ad un'elezione comunale, un risultato assolutamente lusinghiero impreziosito anche dal risultato personale del candidato, Angelo Malerba, in grado di raggiungere il 12% e superare quindi il risultato della lista a proprio sostegno.

Se nel 2007 l'area di centrodestra valeva, in termini di liste, oltre il 62%, oggi quelle cifre appaiono come un miraggio per l'ala moderata dello schieramento politico; né può essere considerata un'attenuante la frammentazione delle liste: sommando infatti i voti di lista raccolti dai partiti classificati come centrodestra e Terzo Polo si arriva appena al 36,96%, un valore inferiore a quello del centrosinistra che quindi diventa espressione della maggioranza relativa dei cittadini non solo in funzione dell'alchimia delle alleanze ma anche e soprattutto in termini di orientamento di pensiero.
Nella generale debàcle del vecchio centrodestra berlusconiano si salva - e appare anzi piuttosto tonico - solo l'UdC: la formazione di Casini, smarcatasi dall'abbraccio berlusconiano di cinque anni fa, incrementa il proprio bagaglio di voti di circa due punti percentuali, ma riesce anche nel difficile compito di aumentare il proprio numero assoluto di voti da 1.986 a 2.102. Un incremento modesto, ma che pesato sull'altissimo valore di astensione assume massima rilevanza.

Tra i partiti in caduta libera si trova invece la Lega Nord: travolta dagli scandali giudiziari che ne hanno minato l'anima, la formazione di Bossi lascia sul campo oltre 3.000 preferenze, grosso modo dimezzando le prestazioni di cinque anni prima posizionandosi al di sotto del 6%. Poco meglio della Lega riesce a fare il suo candidato sindaco, Roberto Sarti, che riesce a migliorare di qualche decimale le prestazioni della lista in suo sostegno.

La palma di peggior partito spetta tuttavia al PdL, che frana rovinosamente al 14% dal 40% di FI e AN di 5 anni prima e si riduce alle dimensioni della sola Alleanza Nazionale. Il saldo è negativo per quasi 15.000 voti, una cifra superiore a quella di coloro che hanno disertato le urne tra le precedenti amministrative e l'appuntamento del 2012. A livello di coalizione il centrodestra perde qualcosa come 23.000 voti, ridotti a 16.000 se si considera il perimetro della coalizione del 2007. Sono numeri estremamente gravi considerata la dimensione della città, ed evidenziano la profonda crisi che vive la coalizione berlusconiana tanto a livello locale dopo gli scandali finanziari della gestione Fabbio quanto a livello nazionale.
Il candidato del centrodestra, con un valore aggiunto di appena 247 voti, si attesta poi mezzo punto percentuale al di sotto della propria coalizione, a riprova della scarsa popolarità della persona di Fabbio nella realtà cittadina e della pessima scelta da parte del PdL di puntare nuovamente su di lui per questa tornata elettorale.

Se il centrodestra piange, non è semplice capire se il centrosinistra abbia o meno le motivazioni per sorridere. A livello percentuale sicuramente la coalizione progressista è in avanzamento di circa il 4%; tuttavia questo si traduce in una perdita secca di circa 1.600 voti. A fare maggiormente le spese tra i partiti di questa situazione è il PD, che evidenzia un'emorragia di oltre 2.000 preferenze e perde un punto percentuale e mezzo rispetto alla somma di DS e DL del 2007. In controtendende invece l'IdV, che triplica il consenso e aumenta di circa 1.000 voti il proprio bacino elettorale.
In generale il centrosinistra si evidenzia per una sostanziale tenuta del consenso, un lieve calo - peraltro compensato almeno in parte se si conteggiano i voti della transfuga Mara Scagni - in termini assoluti a cui corrisponde un netto avanzamento in termini relativi.
Si evidenzia inoltre il buon appeal della candidata Rossa, che con un risultato personale oltre il punto percentuale superiore a quello della sua coalizione si è dimostrata essere il candidato con il maggior valore aggiunto tra quelli espressione delle coalizioni principali.

Confronto mappa elettorale di Alessandria
Comunali 2007 - Comunali 2012

La mappa elettorale cittadina evidenzia quanto già emerso a livello tabellare, con un passaggio secco di tutte le circoscrizioni dal centrodestra al centrosinistra. Cambia naturalmente l'intensità dei colori, che mostra come se da un lato il centrodestra abbia perduto la sua egemonia cittadina, dall'altro lo scenario attuale veda nel centrosinistra solo una forza di maggioranza relativa, non in grado - almeno in questo momento - di far realmente credere che il vento sia cambiato.

Le proporzioni tra le principali coalizioni, in termini di rapporto tra i quartieri, restano sostanzialmente inalterate: le circoscrizioni I e III si dimostrano le più fedeli al centrodestra, laddove quelle maggiormente orientate a sinistra risultano la II e la V.

Confronto del voto nei quartieri di Alessandria
Comunali 2007 - Comunali 2012

Tuttavia, è interessante leggere le dinamiche dell'astensione in funzione dei quartieri cittadini: come evidenziano le tabelle specifiche, infatti, il peso della circoscrizione III scende dello 0,40%, quello della I scende dello 0,32%, quello della V dello 0,08%, quello della II dello 0,07%, e quello della IV infine sale dello 0,88%.
È particolarmente significativo notare come la circoscrizione in cui la disaffezione alle urne è stata meno avvertita è anche la meno schierata tra destra e sinistra e quella in cui il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto il miglior risultato. Il partito di Grillo si conferma quindi nello scenario politico attuale l'unico argine contro livelli di astensionismo assolutamente dilaganti e pericolosi dal punto di vista della qualità democratica del Paese.

Lo scenario alla fine del primo turno vedeva quindi un centrosinistra in lieve avanzata ma in generale arroccato sulle proprie posizioni, ed un centrodestra letteralmente liquefatto tra le proprie candidature interne; a questo andavano a sommarsi il notevole peso elettorale delle liste civiche ed il fenomeno 5 stelle, capace di inserirsi come terza forza cittadina offrendo una reale alternativa alle due coalizioni principali.
Non deve dunque stupire, a fronte di questa situazione così complessa, la necessità di un secondo turno.

Secondo turno che vedeva contrapposte Maria Rita Rossa, del centrosinistra, e Piercarlo Fabbio, del centrodestra.
Come evidenziano le tabelle, la vittoria al ballottaggio della Rossa è stata nettissima, avendo raggiunto quasi il 68% delle preferenze.
Diventa tuttavia interessante esaminare le dinamiche di votazione del ballottaggio: il numero dei votanti è infatti ancora diminuito, e di ben 13.000 unità, segno di una fascia consistente dell'elettorato assolutamente decisa nel non accordare la propria preferenza a nessuno dei due candidati passati al secondo turno.
E tuttavia in questo caso non è possibile parlare di un centrosinistra incapace di calamitare consensi: se infatti entrambi i contendenti aumentano le proprie preferenze rispetto al primo turno, è impossibile non notare come Rita Rossa arrivi a superare la soglia delle 20.000 preferenze, facendo quindi meglio del numero di voti raccolti (anche se al primo turno) da Mara Scagni nel 2007. Il centrosinistra, insomma, ha ritrovato sé stesso anche numericamente e non solo percentualmente al momento di una sfida diretta con l'avversario di centrodestra.
Centrodestra che invece è risultato completamente non pervenuto al secondo turno. I 9.500 voti di Fabbio, pur in aumento rispetto al primo turno, sono ben poca cosa rispetto ai 34.000 del 2007, ma sono anche nettamente inferiori ai 15.000 ottenuti dai candidati di centrodestra e Terzo Polo al primo turno. Questo dato, forse più di ogni altro, certifica la morte definitiva dell'unità dei conservatori nel cuore degli elettori, checché ne possano dire Alfano e Casini nei loro continui tira e molla.

L'esperienza di queste elezioni alessandrine rivela quindi una città in fermento ma non in esplosione, dove l'elemento disturbante del MoVimento 5 Stelle appare ancora in fase arretrata rispetto ad altre realtà comunali ma già riesce a ritagliarsi uno spazio a due cifre; dove il centrosinistra riesce a mantenere il proprio consenso senza far breccia nel cuore degli elettori moderati, i quali, semplicemente, hanno in massa optato per disertare le urne.
Si prefigura quindi un vuoto di rappresentanza politica a destra dopo il ventennio berlusconiano, e sarà interessante capire il modo in cui potrà essere riempito - e da quali attori.

lunedì 21 maggio 2012

Diretta dai ballottaggi


 
Scheda elettorale per le elezioni comunali

In questo articolo verranno via via riepilogati i risultati del secondo turno delle elezioni comunali 2012, che coinvolgono 118 Comuni superiori ai 15.000 abitanti tra cui 17 capoluoghi provinciali - di cui 3, Palermo, Genova e L'Aquila, capoluoghi regionali.

 
A partire dalle ore 15:00 verrà aggiornata la tabella con l'indicazione della percentuale dello spoglio ed il risultato, provvisorio o definitivo.

 
Dati definitivi

Risultati definitivi:
  • Acerra (Campania, Napoli), uscente Tommaso Esposito (PD, IdV, UdC, altri), eletto Raffaele Lettieri (UdC, ApI, FLI, altri) con il 51,93%
  • Agrigento (Sicilia, Agrigento), uscente Marco Zambuto (Udeur, altri), eletto Marco Zambuto (UdC, altri) con il 74,71%
  • Cardito (Campania, Napoli), uscente Giuseppe Barra (IdV, RC, altri), eletto Giuseppe Cirillo (PD, IdV, FLI, altri) con il 58,80%
  • Cerea (Veneto, Verona), uscente Paolo Marconcini (FI, UdC, AN, LN), eletto Paolo Marconcini (PdL, altri) con il 55,32%
  • Civitavecchia (Lazio, Roma), uscente Giovanni Moscherini (FI, AN, UdC, IdV, altri), eletto Pietro Tidei (PD, SEL, IdV, FdS, altri) con il 52,74%
  • Erba (Lombardia, Como), uscente Marcella Tilli (FI, LN, AN, UdC, altri), eletta Marcella Tili (PdL, UdC, altri) con il 59,41%
  • Mira (Veneto, Venezia), uscente Michele Carpinetti (DS, DL, RC, IdV, CI, altri), eletto Alvise Maniero (M5S) con il 52,48%
  • Ladispoli (Lazio, Roma), uscente Crescenzo Paliotta (DS, DL, RC, CI, altri), eletto Crescenzo Paliotta (PD, IdV, SEL, altri) con il 60,71%
  • Policoro (Basilicata, Matera), uscente Nicolino Lopatriello (UdC, altri), eletto Luigi Rocco Leone (PdL, altri) con il 52,39%
  • San Salvo (Abruzzo, Chieti), uscente Gabriele Marchese (DS, DL, IdV, altri), eletta Tiziana Magnacca (PdL, altri) con il 58,62%
  • Thiene (Veneto, Vicenza), uscente Maria Rita Busetti (LN, altri), eletto Giovanni Battista Casarotto (PD, altri) con il 59,50%
  • Trapani (Sicilia, Trapani), uscente Girolamo Fazio (FI, UdC, MpA, AN, altri), eletto Vito Damiano (PdL, altri) con il 53,56%
 
Dati definitivi

Aggiornamento ore 23:00

 
Risultati definitivi:
  • Alcamo (Sicilia, Trapani), uscente Giacomo Scala (DL, Ulivo, DS, IdV, altri), eletto Sebastiano Bonventre (PD, altri) con il 50,08%
  • Avola (Sicilia, Siracusa), uscente Antonio Barbagallo (FI, altri), eletto Giovanni Cannata (civica) con il 52,55%
  • Castelvetrano (Sicilia, Trapani), uscente Giovanni Pompeo (UdC, altri), eletto Felice Junior Errante (PD, FLI, ApI, UdC, altri) con il 52,19%
  • Conegliano (Veneto, Treviso), uscente Alberto Maniero (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Floriano Zambon (PdL, altri) con il 52,44%
  • Floridia (Sicilia, Siracusa), uscente Arturo Spadaro (FI, UdC, MpA, AN, altri), eletto Orazio Scalorino (PD, altri) con il 64,76%
  • Lucca (Toscana, Lucca), uscente Mauro Favilla (FI, AN, UdC, LN, altri), eletto Alessandro Tambellini (PD, SEL, FdS, IdV, altri) con il 69,72%
  • Marsala (Sicilia, Trapani), uscente Lorenzo Carini (FI, AN, altri), eletta Giulia Maria Adamo (PD, UdC, altri) con il 65,86%
  • Pozzallo (Sicilia, Palermo), uscente Giuseppe Sulsenti (civica), eletto Luigi Ammatuna (SEL, altri) con il 56,74%
  • Scicli (Sicilia, Ragusa), uscente Giovanni Venticinque (FI, AN, altri), eletto Francesco Susino (UdC, MpA, altri) con il 55,93%
  • Todi (Umbria, Perugia), uscente Antonino Ruggiano (AN, FI, UdC, altri), eletto Carlo Rossini (PD, altri) con il 52,37%
  • Vigonza (Veneto, Padova), uscente Nunzio Tacchetto (FI, LN, UdC, AN, altri), eletto Nunzio Tacchetto (PdL, UdC, altri) con il 61,18%

 
Ore 23:00

 
Aggiornamento ore 22:40

 
Risultati definitivi:
  • Barcellona Pozzo di Gotto (Sicilia, Messina), uscente Candeloro Nania (AN, FI, altri), eletta Maria Teresa Collica (civica) con il 61,28%
  • Caltagirone (Sicilia, Catania), uscente Francesco Pignataro (DS, DL, RC, altri), eletto Nicolò Bonanno (civica) con il 69,03%
  • Palagonia (Sicilia, Catania), uscente Francesco Calanducci (UdC, altri), eletto Salvatore Valerio Marletta (civica) con il 73,43%
  • Palermo (Sicilia, Palermo), uscente Diego Cammarata (FI, UdC, AN, MpA, altri), eletto Leoluca Orlando (IdV, altri) con il 72,43%
  • Paternò (Sicilia, Catania), uscente Giuseppe Failla (FI, AN, MpA, UdC, altri), eletto Mauro Mangano (PD, altri) con il 55,94%
  • Tremestieri Etneo (Sicilia, Catania), uscente Antonino Basile (UdC, altri), eletta Concetta Rapisarda (civica) con il 50,61%

 
Ore 22:40

 
Aggiornamento ore 22:20

 
Risultati definitivi:
  • Aci Catena (Sicilia, Catania), uscente Raffaele Giuseppe Nicotra (UdC, FI, AN, altro), eletto Ascenzio Maria Catena Maesano (LD, altro) con il 57,15%
  • Casarano (Puglia, Lecce), uscente Ivano Tommaso Ipazio De Masi (PD, UdC, altri), eletto Giovanni Stefano (PdL, altri) con il 66,03%
  • Castellaneta (Puglia, Taranto), uscente Italo D'Alessandro (FI, UdC, AN, altri), eletto Giovanni Gugliotti (PdL, UdC, ApI, altri) con il 57,42%
  • Galatina (Puglia, Lecce), uscente Giovanni Carlo Coluccia (UdC, altri), eletto Cosimo Montagna (PD, FdS, IdV, altri) con il 55,02%
  • Galatone (Puglia, Lecce), uscente Franco Miceli (AN, altri), eletto Livio Nisi (PdL, altri) con il 51,91%
  • Martina Franca (Puglia, Taranto), uscente Francesco Palazzo (FI, AN, UdC, altri), eletto Francesco Ancona (PD, IdV, SEL, FdS, altri) con il 68,55%
  • Niscemi (Sicilia, Caltanissetta), uscente Giovanni Di Martino (DS, DL, altri), eletto Francesco La Rosa (ApI, FLI, altri) con il 51,09%
  • Palagiano (Puglia, Taranto), uscente Rocco Ressa (DS, DL, IdV, altri), eletto Antonio Tarasco (PD, UdC, ApI, altri) con il 61,61%
  • San Cataldo (Sicilia, Caltanissetta), uscente Giuseppe Di Forti (FI, AN, altri), eletto Francesco Raimondi (PD, altri) con il 55,21%
  • Sava (Puglia, Taranto), uscente Aldo Maggi (DS, CI, IdV, altri), eletto Dario Iaia (FLI, altri) con il 70,25%
  • Taranto (Puglia, Taranto), uscente Ippazio Stefano (RC, CI, altri), eletto Ippazio Stefano (PD, SEL, UdC, ApI, IdV, altri) con il 69,67%
  • Tricase (Puglia, Legge), uscente Antonio Giuseppe Musarò (PdL, UdC, altri), eletto Antonio Giuseppe Coppola (PD, SEL, altri) con il 50,71%

 
Ore 22:20

 
Aggiornamento ore 19:20

 
Risultati definitivi:
  • Bitonto (Puglia, Bari), uscente Raffaele Valla (PdL, UdC, altri), eletto Michele Abbaticchio (SEL, IdV, FdS, altri) con il 65,40%
  • Borgomanero (Piemonte, Novara), uscente Anna Tinivella (FI, AN, LN, UdC, altri), eletta Anna Tinivella (PdL, UdC, altri) con il 56,66%
  • Canosa di Puglia (Puglia, Barletta-Andria-Trani), uscente Francesco Ventola (FI, AN, UdC, altri), eletto Ernesto La Salvia (PD, IdV, FdS, altri) con il 50,78%
  • Castellana Grotte (Puglia, Bari), uscente Francesco Tricase (FI, UdC, AN, altri), eletto Francesco Tricase (PdL, UdC, altri) con il 56,71%
  • Chivasso (Piemonte, Torino), uscente Gianni De Mori (PD, IdV, UdC, SEL, altri), eletto Libero Ciuffreda (PD, IdV, SEL, FdS) con il 62,23%
  • Cuneo (Piemonte, Cuneo), uscente Alberto Valmaggia (Ulivo, RC, IdV, altri), eletto Federico Borgna (UdC, altri) con il 59,88%
  • Fasano (Puglia, Brindisi), uscente Pasquale Di Bari (FI, AN, UdC, altri), eletto Pasquale Di Bari (PdL, FLI, altri) con il 51,11%
  • Gioia del Colle (Puglia, Bari), uscente Pietro Longo (PdL, UdC, altri), eletto Sergio Povia (PD, UdC, FLI, altri) con il 61,34%
  • Giovinazzo (Puglia, Bari), uscente Antonio Natalicchio (DS, DL, altri), eletto Tommaso Depalma (IdV, altri) con il 62,31%
  • Gravina in Puglia (Puglia, Bari), uscente Giovanni Divella (PdL, UdC, MpA, altri), eletto Alesio Valente (PD, FLI, UdC, ApI, altri) con il 56,07%
  • Mondovì (Piemonte, Cuneo), uscente Stefano Viglione (FI, UdC, LN, altri), eletto Stefano Viglione (LN, UdC, altri) con il 52,13%
  • Rivalta di Torino (Piemonte, Torino), uscente Amalia Neirotti (Ulivo, CI, RC, IdV, altri), eletto Mauro Marinari (civica) con il 51,71%
  • Santeramo in Colle (Puglia, Bari), uscente Vito Lillo (FI, AN, UdC, altri), eletto Michele D'Ambrosio (PD, UdC, SEL, IdV, altri) con il 52,99%
  • Terlizzi (Puglia, Bari), uscente Vincenzo Di Tria (PD, FdS, IdV, altri), eletto Nicola Gemmato (PdL, ApI, altri) con il 62,13%
  • Torremaggiore (Puglia, Foggia), uscente Vincenzo Ciancio (PD, IdV, SEL, altri), eletto Costanzo Di Iorio (PD, UdC, SEL, altri) con il 55,75%
  • Trani (Puglia, Barletta-Andria-Trani), uscente Giuseppe Tarantini (FI, AN, UdC, MpA, altri), eletto Luigi Nicola Riserbato (PdL, altri) con il 50,79%

 
Ore 19:20

 
Aggiornamento ore 19:00

 
Risultati definitivi:
  • Acqui Terme (Piemonte, Alessandria), uscente Danilo Rapetti (FI, AN, UdC, altri), eletto Enrico Silvio Bertero (PdL, altri) con il 51,85%
  • Alessandria (Piemonte, Alessandria), uscente Piercarlo Fabbio (FI, AN, LN, UdC, altri), eletta Maria Rita Rossa (PD, IdV, FdS, SEL, altri) con il 67,97%
  • Asti (Piemonte, Asti), uscente Giorgio Galvagno (FI, AN, LN, altri), eletto Fabrizio Brignolo (PD, UdC, IdV, SEL, altri) con il 56,89%
  • Cassano Magnago (Lombardia, Varese), uscente Aldo Morniroli (FI, LN, AN, UdC, altri), eletto Nicola Poliseno (PdL, UdC, altri) con il 52,74%
  • Civitanova Marche (Marche, Macerata), uscente Massimo Mobili (FI, AN, UdC, LN, altri), eletto Tommaso Claudio Corvatta (PD, FdS, IdV, SEL) con il 51,05%
  • Fabriano (Marche, Ancona), uscente Roberto Sorci (DL, DS, RC, CI, IdV, altri), eletto Giancarlo Sagramola (PD, UdC, IdV, altri) con il 55,07%
  • Isernia (Molise, Isernia), uscente Gabriele Melogli (FI, UdC, AN, altri), eletto Ugo De Vivo (PD, IdV, SEL, FdS, altri) con il 57,37%
  • Lissone (Lombardia, Monza e della Brianza), uscente Ambrogio Fossati (FI, LN, AN, UdC), eletta Concettina Monguzzi (PD, IdV, SEL, altri) con il 64,71%
  • Meda (Lombardia, Monza e della Brianza), uscente Giorgio Fiorenzo Taveggia (LN, altri), eletto Giovanni Giuseppe Caimi (PD, IdV, altri) con il 50,00%
  • Monza (Lombardia, Monza e della Brianza), uscente Marco Mariani (FI, LN, AN, UdC, altri), eletto Roberto Scanagatti (PD, IdV, SEL, altri) con il 63,39%
  • Porto San Giorgio (Marche, Fermo), uscente Andrea Agostini (PdL, UdC, altri), eletto Nicola Loira (PD, SEL, FdS, altri) con il 53,56%
  • San Donato Milanese (Lombardia, Milano), uscente Mario Antonio Dompé (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Andrea Checchi (PD, SEL, IdV, altri) con il 65,21%
  • Senago (Lombardia, Milano), uscente Franca Rossetti (PdL, LN, UdC, altri), eletto Lucio Fois (PD, SEL, IdV, altri) con il 61,12%
  • Sesto San Giovanni (Lombardia, Milano), uscente Giorgio Oldrini (Ulivo, RC, CI, IdV, altri), eletta Monica Luigia Chittò (PD, IdV, SEL, FdS, altri) con il 69,39%

 
Ore 19:00

 
Aggiornamento ore 18:40

 
Risultati definitivi:
  • Abbiategrasso (Lombardia, Milano), uscente Roberto Albetti (FI, LN, AN, UdC, altro), eletto Pierluigi Arrara (PD, FdS, IdV, SEL, altri) con il 64,83%
  • Arese (Lombardia, Milano), uscente Gianluigi Fornaro (PdL, LN), eletto Pietro Ravelli (civica) con il 53,74%
  • Buccinasco (Lombardia, Milano), uscente, Loris Cereda (FI, AN, UdC, LN, altri), eletto Pier Mauro Pioli (PD, IdV, altri) con il 52,58%
  • Cantù (Lombardia, Como), uscente Tiziana Sala (FI, LN, UdC, altri), eletto Claudio Bizzozero (civica) con il 55,02%
  • Como (Lombardia, Como), uscente Stefano Bruni (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Mario Lucini (PD, SEL, IdV, altri) con il 74,86%
  • Desenzano del Garda (Lombardia, Brescia), uscente Felice Anelli (FI, LN, AN, UdC, altri), eletta Rosa Leso (PD, altri) con il 51,41%
  • Garbagnate Milanese (Lombardia, Milano), uscente Leonardo Marone (FI, AN, LN, altri) eletto Pier Mauro Pioli (PD, IdV, altri) con il 51,73%
  • Genova (Liguria, Genova), uscente Marta Vincenzi (Ulivo, RC, IdV, CI, altri), eletto Marco Doria (PD, IdV, SEL, FdS, altri) con il 59,71%
  • Legnano (Lombardia, Milano), uscente Lorenzo Vitali (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Alberto Centinaio (PD, IdV, altri) con il 51,91%
  • Magenta (Lombardia, Milano), uscente Luca Del Gobbo (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Gianmarco Invernizzi (PD, FdS, IdV, SEL) con il 51,75%
  • Melegnano (Lombardia, Milano), uscente Vito Bellomo (FI, AN, LN, altri), eletto Vito Bellomo (PdL, altri) con il 51,04%
  • Rapallo (Liguria, Genova), uscente Mentore Campodonico (FI, AN, UdC, LN, altri), eletto Giorgio Costa (UdC, IdV, altri) con il 53,30%

 
Ore 18:40

 
Aggiornamento ore 18:20

 
Risultati definitivi:
  • Budrio (Emilia Romagna, Bologna), uscente Carlo Castelli (Ulivo, RC, IdV, altri), eletto Giulio Pierini (PD, IdV, altri) con il 51,43%
  • Ceccano (Lazio, Frosinone), uscente Antonio Ciotoli (DS, CI, DL, RC, altri), eletta Manuela Maliziola (FdS, SEL, IdV, altri) con il 55,27%
  • Chiavari (Liguria, Genova), uscente Vittorio Agostino (civica), eletto Roberto Levaggi (PdL, altri) con il 50,07%
  • Cerveteri (Lazio, Roma), uscente Gino Ciogli (PD, FdS, altri), eletto Alessio Pascucci (IdV, altri) con il 61,35%
  • Comacchio (Emilia Romagna, Ferrara), uscente Paolo Carli (PdL, LN, altri), eletto Marco Fabbri (M5S) con il 69,24%
  • Frosinone (Lazio, Frosinone), uscente Michele Marini (Ulivo, IdV, altri), eletto Nicola Ottaviani (PdL, altri) con il 53,12%
  • Gaeta (Lazio, Latina), uscente Antonio Raimondi (civica), eletto Cosmo Mitrano (PdL, UdC, altri) con il 64,13%
  • Minturno (Lazio, Latina), uscente Aristide Galasso (PD, UdC, IdV, altri), eletto Paolo Graziano (civica) con il 53,55%
  • Nocera Inferiore (Campania, Salerno), uscente Manlio Torquato (FLI, UdC, altri), eletto Manlio Torquato (UdC, FLI, altri) con il 63,21%
  • Parma (Emilia Romagna, Parma), uscente Pietro Vignali (civica), eletto Federico Pizzarotti (M5S) con il 60,22%
  • Piacenza (Emilia Romagna, Piacenza), uscente Roberto Reggi (Ulivo, RC, IdV, CI, altri), eletto Paolo Dosi (PD, IdV, altri) con il 57,77%
  • Rieti (Lazio, Rieti), uscente Giuseppe Emili (FI, AN, UdC, altri), eletto Simone Petrangeli (PD, SEL, FdS, IdV, altri) con il 67,17%

 
Ore 18:20

 
Aggiornamento ore 18:00

 
Risultati definitivi:
  • Avezzano (Abruzzo, L'Aquila), uscente Antonio Floris (FI, UdC, AN, altri), eletto Giovanni Di Pangrazio (PD, FLI, UdC, ApI, IdV, altri) con il 56,52%
  • Cassano all'Ionio (Calabria, Cosenza), uscente Gianluca Gallo (UdC, altri), eletto Giovanni Papasso (PD, SEL, IdV, altri) con il 52,76%
  • Castrovillari (Calabria, Cosenza), uscente Francesco Blaiotta (AN, UdC, altri), eletto Domenico Lo Polito (PD, UdC, SEL, altri) con il 56,79%
  • Jesolo (Veneto, Venezia), uscente Francesco Calzavara (FI, AN, LN, UdC, altri), eletto Valerio Zoggia (PdL, PD, UdC, altri) con il 56,08%
  • L'Aquila (Abruzzo, L'Aquila), uscente Massimo Cialente (DS, DL, IdV, RC, CI, altri), eletto Massimo Cialente (PD, ApI, IdV, FdS, SEL, altri) con il 59,19%
  • Montesilvano (Abruzzo, Pescara), uscente Pasquale Cordoma (AN, FI, UdC, altri), eletto Attilio Di Mattia (PD, UdC, IdV, FLI, altri) con il 53,81%
  • Ortona (Abruzzo, Chieti), uscente Nicola Fratino (AN, FI, UdC, altri), eletto Vincenzo D'Ottavio (PD, IdV, UdC, SEL, altri) con il 74,53%
  • Palmi (Calabria, Reggio Calabria), uscente Ennio Gaudio (AN, altri), eletto Giovanni Barone (PdL, UdC, altri) con il 64,26%
  • Paola (Calabria, Cosenza), uscente Roberto Perrotta (SDI, altri), eletto Basilio Ferrari (PdL, UdC, altri) con il 59,04%
  • San Giorgio a Cremano (Campania, Napoli), uscente Domenico Giorgiano (DL, DS, RC, CI, altri), eletto Domenico Giorgiano (Pd, IdV, ApI, SEL, FLI, altri) con il 55,69%
  • San Giovanni Lupatoto (Veneto, Verona), uscente Fabrizio Zerman (LN, AN, UdC, altri), eletto Federico Vantini (PD, IdV, altri) con il 51,15%
  • Volla (Campania, Napoli), uscente Salvatore Ricci (FI, UdC, AN, altri), eletto Angelo Guadagno (PD, SEL, IdV, altri) con il 62,48%

 
Ore 18:00

 
Aggiornamento ore 17:40

 
Risultati definitivi:
  • Belluno (Veneto, Belluno), uscente Antonio Prade (FI, LN, AN, UdC, altri), eletto Jacopo Massaro (civica) con il 62,68%
  • Camaiore (Toscana, Lucca), uscente Giampaolo Bertola (FI, AN, UdC, LN, altri), eletto Alessandro Del Dotto (PD, SEL, FdS, IdV, altri) con il 59,39%

 
Ore 17:40

 
Aggiornamento ore 17:20

 
Risultati definitivi:
  • Gallipoli (Puglia, Lecce), uscente Giuseppe Venneri (PdL, altri), eletto Francesco Errico (UdC, PD, altri) con il 66,79%
  • Sant'Elpiodio a Mare (Marche, Ancona), uscente Alessandro Mezzanotte (Ulivo, IdV, RC, altri), eletto Alessio Terrenzi (IdV, altri) con il 63,58%
  • Tolentino (Marche, Macerata), uscente Luciano Ruffini (Ulivo, CI, IdV, altri) eletto Giuseppe Pezzanesi (PdL, LN, altri) con il 57,18%

 
Ore 17:20

 
Aggiornamento ore 17:00

 
Risultati definitivi:
  • a Castiglione delle Stiviere (Lombardia, Mantova, uscente Fabrizio Paganella (FI, LN, UdC, AN), eletto Alessandro Novellini (PD, UdC, altri) con il 53,38%
  • a Jesi (Marche, Ancona), uscente Fabiano Belcecchi (Ulivo, RC, CI, altri), eletto Massimo Bacci (civica) con il 51,13%
  • a Palazzolo sull'Oglio (Lombardia, Brescia), uscente Alessandro Sala (FI, LN, AN), eletto Gabriele Zanni (PD, altri) con il 52,48%
  • a Tradate (Lombardia, Varese), uscente Stefano Candiani (LN, FI, AN, altri), eletta Laura Fiorina Cavallotti (PD, SEL, IdV, altri) con il 52,59%

 
ore 17:00

 
Aggiornamento ore 16:40

 
Ore 16:40

 
Aggiornamento ore 16:20

 
Ore 16:20

 
Aggiornamento ore 16:00

 
Ore 16:00

 
Aggiornamento ore 15:40

 
Ore 15:40

 
Situazione di partenza

Comuni al ballottaggio


venerdì 18 maggio 2012

Dati AGCom aprile 2012

Logo dell'AGCom

Aprile 2012 sarebbe dovuto essere un mese dominato dalla politica estera, con le elezioni presidenziali francesi, e dall'approssimarsi delle elezioni amministrative in molte città italiane, tra cui Palermo e Genova.
Sarebbe dovuto essere un mese in cui discutere di economia e di Europa, di alleanze e riposizionamenti strategici, e l'imminente scadenza elettorale avrebbe, sempre in teoria, imposto alle televisioni un rispetto particolarmente stringente delle regole della par condicio, principio che il periodo elettorale ha sempre visto rispettato.

Questo scenario, come evidenzia il consueto report mensile pubblicato dall'AGCom, è stato tuttavia spazzato completamente via dall'affaire Lega, lo scandalo che ha colpito al cuore il Carroccio e che ha condotto alla fine dell'era Bossi alla guida del partito. Più che di Hollande e Sarkozy, di Doria e Orlando, i temi politici dominanti di questo strano mese di aprile sono stati le lauree albanesi di Renzo Bossi, la guardia del corpo di Rosy Mauro, i diamanti e i lingotti di Belsito, il fascicolo secretato "The Family" e i soldi buttati dalla finestra del Senatùr. Con buona pace, in tutto e per tutto, anche della par condicio pre-elettorale.

Il mese ha visto un totale di 275 ore di informazione politica televisiva. Poiché da marzo sono stati modificati i criteri di valutazione dell'AGCom con l'inserimento di diverse nuove testate (estensione del TGLa7 e di SkyTG24 rispettivamente a La7D e Cielo, e introduzione di TGCOM24 e RepTV30), diventa impossibile una valutazione ad ampio spettro con i dati medi sul lungo periodo, o un confronto mirato con le elezioni amministrative del 2011. Resta solo la possibilità di un confronto con il mese precedente, rispetto al quale si è assistito ad un incremento di circa 14 ore (+5%). L'incremento risulta relativamente modesto, portando alla conclusione che l'evento mediatico Lega Nord sia andato a sovrascrivere l'attenzione per gli appuntamenti elettorali piuttosto che aggiungersi ad esso.

Dati AGCom aprile 2012

La tabella dei dati grezzi permette da subito di quantificare il fenomeno: la Lega Nord diventa per la prima volta primo partito italiano in termini di esposizione mediatica, risultando l'ente in assoluto più considerato su TG2, TG3, Rainews24, TG4, TG5, Studio Aperto, TGCOM, TGCOM24, TGLa7, MTVFlash, SkyTG24 e Rainews. Un vero primato per la formazione padana, sia pure ben poco lusinghiero considerati i temi trattati.
Le altre forze politiche ne sono uscite ridimensionate di conseguenza, in particolar modo il PD che tocca il suo minimo dell'anno. Persino i componenti delle istituzioni, pur mantenendosi a livelli generali molto alti, risultano danneggiati a causa della sovraesposizione mediatica della Lega Nord.

Dati AGCon 2012 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Lo stravolgimento dei dati grezzi rispetto alle passate rilevazioni si riflette naturalmente sull'istogramma della distribuzione temporale tra maggioranza, opposizione e istituzioni, che raggiunge per la prima volta dall'insediamento del Governo Monti un livello di equilibrio impensabile considerando la differente ampiezza delle formazioni che compongono le varie entità. Per la prima volta la componente istituzionale scende non solo sotto la soglia della maggioranza assoluta, ma persino sotto quella del 40%, mentre l'opposizione supera, sempre per la prima volta, la maggioranza: scenari sicuramente inediti in una situazione in cui l'opposizione è costituita praticamente solo da Lega Nord e Italia dei Valori.

Nel contesto di una situazione così alterata dallo scandalo leghista, le testate che hanno dato maggiore spazio alle istituzioni sono state TG1 e Rainews, quelle che hanno privilegiato la maggioranza sono state RepTV30 e TG3 e infine quelle che hanno offerto il maggiore risalto alle forze di opposizione si sono rivelate Studio Aperto e TG4.

Dati AGCom aprile 2012 aggregati per
area politico-culturale

Analogamente viene modificato il grafico relativo alla distribuzione del tempo politico nei telegiornali: la destra leghista raggiunge un faraonico 46,50% medio nel tempo di informazione televisiva, schiacciando tutte le altre formazioni politiche.
È interessante osservare come sia stato il centro ad essere maggiormente penalizzato dallo spostamento a destra delle tematiche di discussione in televisione, con una riduzione del tempo a disposizione di oltre il 60% sul mese precedente. A ruota, il centrosinistra cala del 44%, la sinistra radicale del 38% ed il centrodestra del 32%. In controtendenza i partiti non allineati alle principali formazioni politiche, in lieve aumento rispetto al mese di marzo.

Studio Aperto e TGCOM24 sono stati i telegiornali maggiormente orientati a parlare dello scandalo Lega Nord, mentre il centrodestra ha tenuto banco soprattutto su RepTV30 e TG3. Il centro moderato è stato rappresentato in particolar modo da TG2 e TG1; il centrosinistra, infine, ha i suoi baluardi su RepTV30 e TG1.

Dati AGCom 2012

Dati AGCom 2012 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Dati AGCom 2012 aggregati per
area politico-culturale

Le tabelle relative allo storico offrono l'evidenza immediata di quanto l'incremento del tempo dedicato alla Lega Nord abbia sconvolto i trend dei mesi precedenti con picchi spropositati di attenzione mediatica. Sarà interessante osservarne il tempo di riassorbimento, ovvero il tempo di ritorno a situazioni precedenti l'esplosione dell'inchiesta su Belsito, nei prossimi mesi.

Ben più che il valore numerico in sé stesso, i dati AGCom di aprile 2012 permettono di affrontare un tema che spesso uscite demagogiche e superficiali relegano al ruolo di frase di circostanza o a boutade. Esiste un complotto contro la Lega Nord per punirla in qualche modo della sua opposizione al Governo onti? Si è trattato di giustizia ad orologeria scatenata a poca distanza dalle elezioni amministrative per colpire nel momento più delicato il partito di Bossi?
Naturalmente si esclude in questa sede un'analisi di tipo giudiziario, ma è anche vero che nella politica odierna l'immagine dei partiti viene più facilmente distrutta da una campagna mediatica ostile che da una sentenza di condanna nelle aule della giustizia. Da questo punto di vista è evidente che il tempo dedicato alla Lega Nord da tutti i telegiornali nazionali è stato oggettivamente elevatissimo, soprattutto in proporzione ad altri eventi come alle inchieste su Lusi e Penati nel centrosinistra e ai numerosi scandali che travagliano il centrodestra dalla giunta lombarda alle presunte vicinanze di Cosentino con la camorra.
Non è inoltre da sottovalutare il fatto che, in una sorta di faida del tutto interna al centrodestra, siano state le reti Mediaset ad aver maggiormente calcato la mano sulla Lega Nord, offrendo al Carroccio le percentuali più alte in termini di esposizione mediatica.

Diventa quindi obbligatorio parlare di complotto, di attacco frontale, di premeditazione finalizzata la distruzione del partito di Umberto Bossi?
In realtà la tesi non appare probabile, non tanto per l'effetto ottenuto - analizzando i dati televisivi avendo in mano i risultati delle amministrative di maggio permette di comprendere quanto la Lega Nord abbia patito dal caso Belsito - quanto per l'eterogeneità degli attori coinvolti: diventa arduo pensare ad un sodalizio non già tra i politici, ma tra giornalisti, editori, conduttori di destra e di sinistra con lo scopo di affossare la Lega Nord.
Vi è in effetti una spiegazione molto più sempice per il comportamento effettivamente abnorme delle emittenti televisive: una regola basilare dell'antropologia politica consiste nella riduzione di una formazione, con tutte le sue contraddizioni e le sue complessità, ai suoi tratti caratteristici fondamentali, a quegli elementi salienti in grado di contraddistinguerla dalle altre e renderla in qualche modo unica nel panorama politico di riferimento. Una rottura rispetto a questi elementi fondamentali costituisce quindi necessariamente un evento di grande portata, una sorta di tradimento molto più grave di eventi magari più rilevanti ma relativi a temi meno significativi nella caratterizzazione del partito.
L'accusa di favoreggiamento verso un'organizzazione criminale da parte di un esponente del PdL ha meno rilievo tanto mediatico quanto di scalpore nell'immaginario collettivo, proprio perché il tema della legalità non è e non è mai stato il tratto distintivo di questa formazione. Lo stesso, anche se non al medesimo livello, può essere detto per il PD: i temi distintivi della formazione di Bersani sono l'economia ed il lavoro, mentre la giustizia è un aspetto, per quanto importante, di minor rilievo nel DNA del partito.
La Lega Nord, invece, è nata espressamente come reazione alla casta di "Roma Ladrona", come il partito dei cappi sventolati in parlamento, del "Berlusconi mafioso" e del mito dell'onesto uomo del Nord Italia alla riscossa contro uno Stato centrale corrotto e ladro. Ciò che oltre un decennio di governo non è riuscito a fare, malgrado alleanze e spartizioni di potere del tutto analoghe a quelle delle altre formazioni politiche, è accaduto invece con l'inchiesta su Belsito: la Lega si è ritrovata un partito spezzato, privo della propria forza motrice originaria, di quel tratto distintivo che in qualche modo ne giustificava l'esistenza.

Ciò su cui i media si sono catapultati non è quindi l'affaire sulla gestione allegra dei fondi della Lega Nord, ma è al contrario la fine di un partito - o almeno di un suo modo di esistere - così come lo avevamo conosciuto ormai dal lontano 1989.

lunedì 14 maggio 2012

Batosta per la Merkel alle regionali

Hannelore Kraft (SPD)

In questo turbine elettorale che tra maggio e giugno ha portato e porterà alle urne molti cittadini di alcuni tra i principali Paesi europei, un posto d'onore - forse un gradino al di sotto solo delle elezioni presidenziali francesi - meritano le elezioni amministrative nel Nordrhein-Westfalen, il più ricco e popoloso land tedesco, cuore industriale e minerario della Germania.
Questa regione occidentale, con capoluogo Düsseldorf, produce da sola circa il 20% del PIL tedesco, ed il tenore di vita dei suoi cittadini è situato circa il 15% al di sopra della media europea. Tra le principali realtà industriali della zona si nominano il colosso energetico E.On. e quello delle comunicazioni Deutsche Telekom; spicca inoltre il nome ThyssenKrupp, tristemente noto in Italia per il rogo dello stabilimento di Torino. È inoltre sede secondaria di altre importanti compagnie come Toyota, Reanult, LG Electronics, Sony ed Ericsson.

Dal punto di vista politico, il Nordrhein-Westfalen è considerato una roccaforte della SPD: governadata dalla CDU fino al 1966 (ad eccezione del biennio 1956 - 1958), ha poi visto una ininterrotta successione di presidenti SPD fino al 2005, quando con un risultato di portata storica la CDU tornò al governo con Jürgen Rüttgers. Nel 2010 il land tornò a sinistra, ma con un risultato a dir poco incerto che portò alla formazione di un governo rosso-verde di minoranza di vita relativamente breve: a marzo 2012 infatti l'esecutivo regionale cadde su questioni di bilancio per condurre il land alle elezioni anticipate.

Di per sé l'elezione in una regione così importante per l'economia tedesca ed europea non poteva già essere considerata alla stregua di un qualsiasi altro appuntamento elettorale, ma a portare alla ribalta mediatica questa particolare tornata sono stati i temi della campagna elettorale. La presidentessa Kraft (SPD) è stata infatti duramente attaccata dalla CDU - nella persona del suo candidato Norbert Röttgen, che essendo membro del Governo di Berlino è stato visto come estensione di Angela Merkel - per la sua politica economica lontana dalle linee guida rigoriste propugnate dai conservatori. Si è quindi prefigurato uno scontro frontale non già tra SPD e CDU, ma tra due modelli politici ed economici letteralmente contrapposti tra loro. Tanto quindi per tematiche, quanto per le ripercussioni sulla futura politica della Merkel, sarebbe stato quindi riduttivo etichettare le amministrative del Nordrhein-Westfalencome elezioni regionali; ben più corretto è analizzare il risultato di questo appuntamento elettorale come un vero e proprio referendum sulla linea economica di Angela Merkel e del suo Governo.

Risultati delle elezioni amministrative
in Nordrhein-Westfalen (2010 - 2012)

Distribuzione dei voti in Nordrhein-Westfalen

Il primo dato necessario per analizzare il risultato elettorale è quello dell'affluenza, che si presenta in leggera crescita dal 2010 al 2012 passando dal 59,3% al 59,6%. Un incremento modesto che tuttavia aiuta a circoscrivere gli effetti dell'astensione: per quanto sia possibile che vi sia stato un pareggio tra coloro che hanno scelto di disertare le urne e coloro che dopo essersi astenuti in passato vi sono invece ritornati, certamente è molto probabile che gli spostamenti del voto tra i partiti siano invece coincisi in massima parte con un effettivo riposizionamento dell'elettorato.

Questa chiave di lettura è particolarmente preoccupante per Angela Merkel ed il suo partito, la CDU: i democristiani tedeschi perdono oltre 600.000 voti in termini assoluti, pari all'8,25% dei consensi. Un dato molto pesante, una perdita doppia rispetto a quanto pronosticato dai sondaggi della vigilia, che porta il partito al suo minimo storico nel land dal secondo dopoguerra. La profonda disaffezione per la CDU, che inanella forse la sua seconda sconfitta più grave di questi ultimi anni dopo quella - storica - in Baden-Württemberg del marzo 2011, non può essere ricondotta a motivazioni locali. Il fatto che l'economia fosse il tema dominante della campagna elettorale e il fatto che il candidato CDU fosse un membro del Governo di Berlino danno chiara valenza nazionale al voto, e segnano una sonora bocciatura per la politica economica rigorista della Merkel.

Contrariamente a quanto avvenuto in numerose altre regioni tedesche, la FDP riesce a restare nel parlamento regionale, e anzi a segnare un'avanzata rispetto al 2010. Gli alleati della Merkel, fortemente puniti in pressoché tutte le altre elezioni locali degli ultimi anni, sono invece stati in grado non solo di conservare il proprio elettorato, ma anche di intercettare una pur minima parte dei voti in fuga dalla CDU. Non è semplice interpretare questo fenomeno, ma emerge sicuramente con chiarezza la focalizzazione dell'opposizione alla Merkel persino all'interno del suo stesso schieramento, con una frazione minoritaria ma non trascurabile dell'elettorato (stimabile intorno alle cento-centocinquantamila unità) che pur restando nel perimetro della coalizione governativa si sposta dalla CDU della cancelliera agli alleati liberali.

Restando nel campo degli sconfitti da questa tornata elettorale bisogna svoltare decisamente a sinistra, con la Linke che passa dal 5,61% ad un modesto 2,50% uscendo dal parlamento regionale. Con un'emorragia di quasi 250.000 preferenze la formazione di sinistra risulta essere il secondo partito più penalizzato dall'elezione 2012 dopo la CDU della Merkel; la formazione di La Fontaine ha certamente sofferto la concorrenza di una SPD in grado di calamitare l'opposizione al governo federale, ma è indubbio che il successo dei Piraten abbia in qualche modo svuotato la Linke de suo elettorato meno militante e più di protesta.

Proprio il giovane partito dei Piraten è uno dei grandi vincitori di questa tornata elettorale, entrando nel quarto parlamento regionale dopo i successi di Berlino, Saarland, e Schleswig Holstein. Con un incremento di quasi mezzo milione di voti i Piraten sono la formazione con il più alto tasso di crescita, che consente loro di guadagnare 20 consiglieri: la minore delle forze entrate nel parlamento regionale, ma sicuramente un grande successo per questo partito che si trova a confrontarsi con formazioni storiche e decisamente più radicate e blasonate.

Se la vittoria dei Piraten è soprattutto morale, la coalizione di centrosinistra centra un grande successo, ed il fatto che il Nordrhein-Westfalen sia un tradizionale feudo rosso non ne sminuisce la portata e l'importanza. I Grünen si mantengono tutto sommato stabili, in calo di circa 60.000 voti all'11% (-1 dal 2010), evidenziando una conquistata maturità elettorale e un bacino di voti tutto sommato stabilizzato. Il loro peso nel parlamento regionale resta tutto sommato inalterato, dal 12,71% dei seggi al 12,24%, mentre il loro potere all'interno del governo di coalizione con la SPD risulta invece indebolito (dal 25,56% al 22,66%) pur restando su valori comunque molto alti.

Proprio i socialisti si possono considerare i veri vincitori della tornata elettorale, ed i numeri sono lì a confermarlo: +4,65% rispetto al 2010, un incremento di quasi 400.000 voti in termini assoluti, un aumento del 4,76% dei seggi conquistati. La SPD interrompe una discesa che continuava ininterrotta dal 1985 riportandosi su valori superiori tanto al 2010 quanto al 2005. Il successo della formazione socialdemocratica è totale, premia il governo uscente di Hannelore Kraft e la sua politica orientata alla crescita attraverso la spesa pubblica. Giustizia sociale, integrazione, scuola, sostegni alle famiglie: politiche dispendiose, che hanno portato ad un peggioramento delle finanze del land ma che la Kraft (e con lei la popolazione del land) ha definito in realtà politiche di investimento in grado di prevenire spese future - in special modo in ambito scolastico.

Parlamento regionale del Nordrhein-Westfalen

Se a livello del Bundesrat il land era e resta all'opposizione rispetto al Governo federale e quindi non vi saranno impatti in termini di votazioni a Berlino, è chiaro che l'azione politica della Merkel esce con le ossa rotte da questo appuntamento elettorale, evidenziando come persino nel suo stesso Paese la linea rigorista del Governo sia ormai malvista e osteggiata.
Probabilmente non poteva esservi un migliore auspicio per Hollande, che durante la settimana incontrerà proprio Angela Merkel per tentare di rimettere in gioco il fiscal compact o quantomeno affiancarlo a misure destinate alla crescita. E anche per l'Italia, certamente tra i Paesi che maggiormente soffrono delle attuali politiche berlinesi, il voto di domenica apre scenari inaspettati che consentono di guardare al futuro con maggiore speranza.

Per Angela Merkel si tratta invece di una sconfitta bruciante - nell'entità più che nell'esito in sé delle consultazioni elettorali - che da un lato ne indebolisce la fermezza dell'azione politica, necessariamente più annacquata via via che le elezioni federali del 2013 si avvicineranno, e dall'altro lancia alla ribalta una figura politica, quella di Hannelore Kraft, in grado di sfidarla sul suo stesso terreno con ricette economiche alternative e che ora rischia di ritrovarsi come rivale nel 2013 per il posto di Cancelliere.

mercoledì 9 maggio 2012

Comunali 2012, riepilogo dopo il primo turno

Elezioni amministrative 2012

DISCLAIMER: i dati che seguono sono stati reperiti dal Ministero dell'Interno, dal sito della Regione Friuli Venezia Giulia, dal sito della Regione Sicilia e dal sito www.comuni-italiani.it.

PIEMONTE


LOMBARDIA


VENETO


FRIULI VENEZIA GIULIA


LIGURIA


EMILIA ROMAGNA


TOSCANA


UMBRIA


MARCHE


LAZIO


ABRUZZO


MOLISE


CAMPANIA


PUGLIA

Lo scrutinio di Gravina in Puglia risulta ancora in corso

BASILICATA


CALABRIA

Lo scrutinio di Catanzaro risulta ancora in corso

SICILIA

Lo scrutinio di Palermo risulta ancora in corso
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