sabato 13 novembre 2010

La vita è questione di scelte...

Vita, morte o libertà?

Dopo un'attesa di mesi è stato possibile vedere in lingua italiana lo spot realizzato dallo studio "The Works" per Exit International, un'organizzazione no-profit nata in Australia volta a sostenere riforme legislative a favore dell'eutanasia e del diritto di scelta sul tema del fine vita.
Censurato in diversi Paesi, tra cui Australia e Canada, in Italia è stata l'Associazione Luca Coscioni, in concerto con i Radicali Italiani, ad occuparsi della promozione e della diffusione del video, grazie alla rete e alla collaborazione di alcune emittenti locali del gruppo TeleLombardia.
Attualmente il video è in attesa dell'approvazione del Garante per le comunicazioni, affinché possa essere mezzo in onda a livello nazionale a partire da gennaio 2011.




Il video è certamente molto forte, seppure renda poco l'idea di "malato terminale", e la profonda voce di Toni Garrani avvince lo spettatore, conducendolo al tremendo passaggio finale:

Ho fatto la mia scelta finale. Ho solo bisogno che il Governo mi ascolti.

Il video chiude sfumando citando il rapporto Eurispes 2010, in cui si afferma che oltre il 67% degli Italiani (erano il 68% l'anno precedente) è favorevole alla pratica dell'eutanasia.

Come era lecito aspettarsi su un tema definito "eticamente sensibile" di simile portata, non sono mancati gli interventi sia da parte del mondo politico sia da parte della Chiesa.

Le reazioni più dure si sono avute dagli esponenti del PdL Gasparri e Bartolini. Il primo infatti afferma che si adopererà personalmente presso l'AGCom affinché lo spot non venga messo in onda poiché in Italia l'eutanasia è reato, mentre la seconda dice: In nome di una presunta e mal concepita libertà di scelta non si può a propagandare quello che in Italia è vietato dalla legge.

Dello stesso tenore dei confronti dello spot è un articolo del 10 novembre 2010, a firma Francesco Ognibene, apparso su Avvenire ed intitolato "Pubblicità mortale".
L'attacco di Avvenire relega ad una sola frase, degna comunque di nota, il tema ideologico (Chi soffre (e, con loro, le famiglie) non chiede di morire ma di essere aiutato a vivere.), e si concentra su un argomento ascrivibile al mondo del diritto: come è possibile che possa essere considerato accettabile, scrive Ognibene, uno spot che pubblicizza un reato?

Ognibene non si espone direttamente come Gasparri e la Bertolini, ma il termine aleggia nell'aria: apologia di reato. È tuttavia una lettura corretta? In realtà il video chiarisce molto bene il proprio posizionamento nella frase citata in precedenza: lo spot non è un invito alla gente a praticare o chiedere l'eutanasia, ma un appello ai governi del mondo affinché intervengano per permettere alla gente di avere voce in capitolo sul modo in cui desiderano - o non desiderano - terminare la propria esistenza.
In nome della libertà di scelta si può invitare un governo a modificare una legge? Queste parole, e non quelle di Isabella Bertolini, descrivono la questione nei termini più appropriati.

Il Catechismo1 della Chiesa Cattolica tratta l'eutanasia (capp. 2276 - 2279) alla stregua di un omicidio, e sullo stesso tono si pone Ognibene: chi soffre chiede di essere aiutato a vivere, secondo l'articolista di Avvenire.
Ma è così? Se fosse veramente così non ci sarebbe alcun bisogno di vietare l'eutanasia: la gente non la userebbe e basta.
Si può opporre a questo ragionamento il fatto che in certe, terribili situazioni la mente obnubilata dal dolore porta a dire o fare atti inconsulti, e che la legge, citando Zagrebelsky, è quella cosa che gli uomini si danno quando sono sobri affinché essa li guidi quando sono ubriachi.
Eppure questa libertà, la libertà di decidere quando porre fine alla propria vita, è di ostacolo alla civile convivenza? Mina la struttura della società? Quali sono le fondamenta affinché debba essere considerata reato, se non la volontà di far coincidere reato e peccato?

Sulla libertà di scelta interviene invece l'associazione Scienza e Vita in un comunicato del 10 novembre 2010: secondo Lucio Romano (copresidente dell'associazione) la vera libertà è la libertà di scegliere la vita.

In realtà, se ci affranchiamo dalle posizioni più ideologiche, le due opzioni non sono in contrasto: essere messi nella facoltà di scegliere è un diritto dell'uomo, ma la scelta, una volta consci delle possibilità in gioco, deve essere libera.



1: il Catechismo della Chiesa Cattolica entra a far parte delle fonti del blog

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