Silvio Berllusconi (PdL) |
L'entrata nel periodo di oscuramento dei sondaggi, quel tempo tecnico tutto italiano precedente le elezioni di due settimane in cui i sondaggi elettorali possono essere commissionati e svolti ma non divulgati, consente di riepilogare l'andamento delle coalizioni a due settimane dal voto e offrire un parametro di confronto stabile e definitivo dei trend di consenso di leader e partiti.
Nel corso di questa campagna elettorale, tra le varie case sondaggistiche si è contraddistinta Tecné, tanto per le sue rilevazioni giornaliere che offrivano una sorta di borsino della politica, quanto per aver svolto sondaggi a livello di dettaglio regionale in grado di offrire informazioni più precise sulla ripartizione geografica del voto.
Poco prima dell'oscuramento dei sondaggi, è stato pubblicato in data 7 febbraio proprio un sondaggio regionale, svolto tra il primo ed il cinque del mese.
Questo sondaggio, per la sua ricchezza di dettaglio e anche per il fatto di venire dopo un analogo precedente, si mostra particolarmente ricco di spunti per un'analisi pre-elettorale approfondita... e anche per mettere in evidenza alcune anomalie che in qualche modo paiono rendere meno credibile alcuni dei dati presentati da Tecné.
Il primo dato significativo è il confronto tra i dati regionali e quelli nazionali raccolti sempre da Tecné nel medesimo periodo, pubblicati nel sondaggio del 6 febbraio.
Sondaggio regionale e nazionale Tecné |
Tra i dati regionali e quello nazionale pesano l'assenza della Valle d'Aosta e le date di realizzazione non perfettamente coincidenti, ma altri parametri, primo tra tutti il fatto che siano riferiti entrambi alla popolazione maggiorenne (cosa che falsa leggermente i dati del Senato), li rendono comunque facilmente confrontabili.
Colpisce in primo luogo il dato dell'astensione, nel nazionale oltre un punto più bassa che nei regionali, quindi oltre 600.000 voti che si spostano dal bacino degli indecisi alle preferenze di partito. Questi voti però non appaiono distribuiti in maniera uguale tra le varie formazioni. Ad essere avvantaggiato nel nazionale è in primo luogo il M5S (+500.000 voti e +1,4%) seguito da RC (+200.000 voti e +0,5%) e dal centrodestra (+200.000 voti e +0,2%). Al contrario, risultano penalizzati nel sondaggio nazionale il centro montiano (-200.000 voti e -0,8%) e IBC (-50.000 voti -0,8%).
ostanzialmente il centrosinistra ottiene più voti nel sondaggio regionale che in quello nazionale, malgrado una platea di votanti sensibilmente più piccola. Il distacco tra centrodestra e centrosinistra si attesta a 3,7% nel sondaggio nazionale ma 4,65% nella somma pesata di quelli regionali, un punto percentuale di differenza stimabile in circa 250.000 voti.
Si tratta di una differenza, per quanto abbondantemente all'interno delle forchette di incertezza dei sondaggi, che appare piuttosto curiosa, anche in virtù del fatto che si tratta di un andamento comune anche rispetto alla precedente rilevazione.
Ancora più interessante, tuttavia, diventa il raffronto del sondaggio rispetto al precedente.
Differenza tra sondaggi regionali e nazionali Tecné settimana 6/2013 su settimana 5/2013 |
Variazione del distacco tra centrosinistra e centrodestra su sondaggi regionali e nazionali Tecné settimana 6/2013 su settimana 5/2013 |
In una settimana, secondo Tecné, circa un milione e mezzo di persone ha sciolto le proprie riserve e deciso cosa votare, al netto di altri flussi da e verso l'astensione.
Dove si sono diretti, tuttavia, questi voti? Secondo Tecné, il principale beneficiario è stato Grillo, che guadagna poco meno di 900.000 voti, seguito a ruota da Berlusconi che ne guadagna 800.000. Effetto IMU? Parzialmente confortante per il centrosinistra il valore di IBC, che esce da una settimana travagliatissima per via delle scorie di MPS e dell'evento mediatico legato alla proposta shock di Berlusconi con un saldo pressoché nullo: il centrosinistra non perde e non guadagna voti, ma se da un lato questo effetto è positivo per la tenuta della coalizione, dall'altro lascia intendere come IBC non sia stata in grado di uscire dai propri naturali confini.
Peggio, molto peggio, del centrosinistra è stato Monti, che in presenza di un sensibile allargamento del numero di elettori arriva persino a perdere oltre 250.000 voti, con ogni probabilità verso il centrodestra.
Esaminando il dettaglio regionale, tuttavia, emergono alcune incongruenze: il recupero del centrodestra sul centrosinistra si è incentrato praticamente su una sola regione, la Sicilia, che da sola vale il 20% del recupero di Berlusconi.
Grillo, dal canto suo, ottiene le sue migliori prestazioni differenziali nella sua Liguria a anch'egli in Sicilia, quasi come se il centrosinistra e Monti, in questa regione e solo in questa regione, venissero cannibalizzati da due fronti. Per quanto la politica isolana abbia sempre avuto forti caratteristiche tipicamente locali che la rendevano completamente avulsa da quella nazionale, si tratta di un andamento talmente localizzato e anomalo da risultare quantomeno sospetto: o si tratta di una potente correzione rispetto a sondaggi errati precedenti, oppure si tratta di una sterzata ingiustificata volta a scopi mediatici, in particolare togliere di forza la Sicilia dal novero delle regioni in bilico per far posto ad altre regioni e dare una consistenza logica allo scenario di recupero da parte del centrodestra.
Focalizzando l'attenzione sulla variazione del distacco tra le due principali coalizioni, la scala cromatica evidenzia i maggiori scostamenti dalla media: oltre alla Liguria, dove pare che la netta crescita di Grillo abbia punito il PdL mentre in Sicilia si sarebbe rivalso soprattutto sul PD, appaiono completamente fuori scala Sicilia e Lombardia, ovvero le due regioni che fino a questo momento hanno tenuto banco in questa campagna elettorale: una per eccesso di recupero da parte del centrodestra, l'altra per difetto. Si tratta di un fatto curioso: due regioni che storicamente hanno avuto propensioni a destra tutto sommato sovrapponibili appaiono ora vittime di andamenti completamente differenti, la Sicilia ormai seccamente a destra e la Lombardia contendibilissima.
Proprio il modo in cui il voto al M5S pare aver eroso talvolta a destra e talvolta a sinistra, e proprio una simile discrepanza tra queste regioni consiglia cautela nell'analisi di questo sondaggio.
Un'ultima tipologia di analisi riguarda il confronto con il voto del 2008. In questo caso i paragoni tra le due elezioni sono stati fatti associando Berlusconi 2008 a Berlusconi 2013, Veltroni 2008 a Bersani 2013, Bertinotti 2008 a Ingroia 2013 e Casini 2008 a Monti 2013.
Differenza tra sondaggi regionali e nazionali Tecné settimana 6/2013 su elezioni politiche 2008 |
Variazione del distacco tra centrosinistra e centrodestra su sondaggi regionali e nazionali Tecné settimana 6/2013 su elezioni politiche 2008 |
Rispetto al 2008, come si può vedere, il bipolarismo italiano ne risulta pesantemente indebolito, sia con il rafforzamento di RC e Scelta Civica rispetto rispettivamente a SA e al centro di Casini, sia con la nascita di un polo inedito targato M5S.
È altresì vero che mentre il centrosinistra appare tutto sommato sulle sue posizioni o in moderato calo, per il centrodestra la perdita di consenso è a due cifre. Particolarmente significativo è il fatto che - agli attuali tassi di astensionismo - il numero di votanti scenderebbe di circa 6,5 milioni di persone rispetto al 2008, mentre la perdita secca del centrodestra supera i 7,5 milioni di consensi: un fenomeno che esula in maniera massiccia dall'astensionismo e denota un reale spostamento di consensi dall'area berlusconiana verso nuovi progetti politici.
È però dal dettaglio regionale che emergono i dati più significativi. Il centrosinistra non presenta sorprese di sorta, evidenzia un calo costante in tutte le regioni ad eccezione del Molise, dove pesa particolarmente l'assenza di Di Pietro. Il centrodestra, al contrario, mostra alcuni dati piuttosto sorprendenti: la coalizione berlusconiana perde in media il 15,5% sul 2008, ma colpisce come vi siano numerosi scostamenti da questa media; Berlusconi perde oltre il 20% in Campania, Lombardia e Sicilia, regioni dove tanto il M5S quanto Monti ottengono buone prestazioni, ma straordinariamente solo il 5% in Toscana, un dato incoerente se paragonato a quello di regioni con una storia politica simile come Emilia o Umbria. Si tratta di un dettaglio non da poco, stimabile in circa 100.000 voti, la dimensione di un medio capoluogo di provincia.
Passando infine al focus sulle variazioni del distacco tra centrodestra e centrosinistra tra 2008 e 2013, si nota un recupero da parte del polo progressista stimabile in 14 punti percentuale, ma anche qui distribuiti in maniera difforme tra le varie regioni italiane; se però il dato molisano, dove il distacco resta inalterato, è imputabile alla separazione tra PD e IdV, colpiscono ai due estremi i valori della Toscana, dove sostanzialmente i rapporti di forza rimangono invariati, e della Lombardia, dove il centrosinistra pare essere stato in grado di recuperare oltre il 23% sul centrodestra.
I sondaggi Tecné hanno certificato, nel corso della prima settimana di febbraio, un concreto recupero del centrodestra sul centrosinistra, tale da rendere plausibile, se proseguisse, uno scenario in stile 2006. Le modalità di tale recupero, tuttavia, appaiono quantomeno peculiari, partendo dalla brusca variazione in appena sette giorni del dato siciliano per proseguire con le anomalie toscane e lombarde che invece, pur inserite in un percorso coerente nei sondaggi Tecné, appaiono fortemente slegate - né pienamente spiegabili con la frammentazione dell'offerta politica - dall'andamento nazionale.
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