venerdì 8 novembre 2013

De Blasio e la svolta di New York

Skyline di New York

New York svolta a sinistra. Bruscamente, dopo un ventennio di dominio incontrastato repubblicano, l'italo americano democratico Bill De Blasio (52 anni) conqusita la Grande Mela con un risultato a dir poco storico, imponendosi sul suo rivale Joe Lotha con poco meno del 75% dei voti.

In un contesto di affluenza relativamente stabile, si è quindi assistito ad un imponente passaggio di voti dal candidato repubblicano a quello democratico, segno evidente di come le appartenenze politiche a livello nazionale hanno poi rilevanza molto bassa al momento di scegliere le proprie preferenze per le elezioni locali.
In effetti negli Stati Uniti avere risultati di elezioni amministrative di segno differente rispetto a quelli delle elezioni politiche è una situazione relativamente comune, basti pensare a stati tradizionalmente liberal come la California o il New Jersey, che hanno visto lunghe parentesi di governatori repubblicani, o appunto alla stessa città di New York.

Risultati delle elezioni New York (2013)

Rispetto alle elezioni precedenti tenutesi nel 2009, si nota come De Blasio recupera nettamente in tutti e cinque i quartieri cittadini, vincendo con percentuali bulgare in quattro e risultanto indietro solo a Staten Island. Nel corso della precedente tornata elettorale il candidato democratico Thompson era riuscito a imporsi solo in due (Bronx e Brooklyn) e con un numero di voti assoluto e percentuale nettamente inferiore a quello di De Blasio.

Sicuramente a Lotha è mancato il carisma di cui godevano tanto Giuliani quanto successivamente Blooomberg, tuttavia è evidente come ad essere stata bocciata sia stata proprio la linea politica impostata dal ventennio di governo repubblicano, dal momento che Lotha, come vice di Bloombrg, si poneva in continuità con il progetto politico di quest'ultimo.

Michael Bloomberg ha reso New York, questo è innegabile, una delle città più sicure del mondo, dopo anni in cui il problema della criminalità e della sicurezza dei cittadini era forse tra le piaghe peggiori che affliggevano la grande mela.
Tuttavia è altrettanto vero che il risultato è stata una città più chiusa, incattivita per usare un termine forte, in cui le differenze sociali si sono ampliate, una città che, nell'opinione di molti tra i suoi stessi abitanti, ha perso lo status di simbolo delle opportunità e del sogno americano che aveva costituito sin dalla sua fondazione e che tanto bene è rappresentato dalla Statua della Libertà che ne rende unico lo skyline per chiunque giunga dal mare.

Bill De Blasio ha saputo intercettare questa forma di disagio in città, e con il suo motto "nessuno deve restare indietro" ha saputo cogliere il bisogno di rinnovamento, o per meglio dire di ritorno al passato, insito nello spirito di New York.
Le sue politiche, almeno stando alla campagna elettorale, saranno improntate sull'equità sociale, con un maggiore prelievo fiscale per i ricchi volto a finanziare una serie di sussidi per le classi più disagiate in particolare sul fronte dell'istruzione pubblica e della sanità.
Inoltre ha promesso lo stop alle agevolazioni fiscali per i grandi costruttori, che negli ultimi anni hanno provocato una cementificazione senza precedenti della Grande Mela, ed una revisione delle politiche di polizia, in particolare nel controverso metodo dello stop and frisk, spesso alla base di fenomeni di razzismo legalizzato.
In una città dove secondo alcune statistiche le persone che vivono al di sotto la soglia di povertà sono il 45% della popolazione, sicuramente un atteggiamento elettoralmente gradito e vincente, che ora il nuovo sindaco dovrà però saper mettere in pratica senza per questo distruggere del tutto il lavoro dei suoi predecessori, il cui successo è stato innegabile e confermato da un ventennio di predominio politico assoluto.

Giustizia sociale, giustizia economica, ma senza per questo rinunciare al vanto della sicurezza: riuscirà De Blasio a saper coniugare la propria vocazione politica con le necessità di quella che è nientemeno che la più famosa città del mondo?

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