Mappa delle auto blu agli enti locali (2010) |
Una delle principali battaglie contro gli sprechi della classe politica italiana riguarda l'abbattimento del parco delle auto blu, ovvero le vetture di servizio messe a disposizione dei membri degli organi istituzionali dello Stato per gli spostamenti previsti dalle loro funzioni.
A sollevare l'allarme erano state ricerche effettuate, già dal 2009, da enti come www.contribuenti.it, e riprese da diversi quotidiani in un coro bipartisan da La Repubblica a Il Giornale, che fissavano in oltre 600.000 unità il numero di auto blu presenti nel nostro Paese, una cifra senza eguali nel mondo superiore a quella di USA, Gran Bretagna, Francia e Germania messe assieme.
L'allora ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, decise di avviare un'indagine conoscitiva attraverso un questionario da compilarsi a cura degli enti centrali e locali dello Stato, da ripetersi ogni anno allo scopo di verificare l'andamento del numero delle auto istituzionali, permettere allo Stato di conoscere e controllare dei dati di cui era fino a quel momenot sprovvisto e valutare l'efficacia di eventuali provvedimenti presi in materia.
L'incarico venne affidato alla società Formez PA, controllata del Ministero, che ha condotto i censimenti delle auto blu 2009 e 2010 e sta attualmente svolgendo il questionario 2011.
I dati più aggiornati in possesso della Formez sono quindi quelli relativi all'anno 2010, raccolti tra il 29 marzo ed il 6 giugno 2011, che vedono il numero delle auto di rappresentanza attestarsi a circa 72.000 unità, a cui vanno a sommarsi altre 16.000 auto in dotazione alle forze di polizia locale.
Un risultato sicurmente difforme dalle 650.000 vetture censite dagli studi precedenti: secondo diverse fonti non completamente confermate nel computo di www.contribuenti.it sono finiti mezzi di possesso pubblico non ascrivibili alle auto di rappresentanza, quali ambulanze o mezzi delle forze di polizia e dell'esercito. La nettissima discrepanza tra i valori lascia tuttavia adito a diversi dubbi sulla bontà dei dati messi a disposizione dai canali ufficiali, ed evidenzia la paradossale situazione di un corpo istituzionale incapace di conoscere con precisione persino i dati relativi al proprio funzionamento.
Sulla base dei dati raccolti dalla Formez, ed in particolare del sondaggio relativo all'anno 2010, il Governo Berlusconi IV ha intrapreso la sua strada legislativa per abbattere il numero, in ogni caso elevatissimo, di auto blu presenti nel Paese.
L'occasione di azione è giunta poco pù di un mese dopo la consegna dei risultati da parte della Formez, con la cosiddetta manovra di luglio: l'articolo 2 del Decreto Legge 98/2011, convertito in Legge 111/2011, recitava infatti:
1. La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc.
2. Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato, ai Presidenti del Senato e della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Corte costituzionale e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza.
3. Le auto ad oggi in servizio possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite.
4. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, sono disposti modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo.
La legge varata dal Governo Berlusconi, quindi, agiva direttamente sulla cilindrata delle auto blu e imponeva vincoli alla loro sostituzione, limitando tuttavia ad un provvedimento legislativo successivo le norme su chi realmente ne avesse diritto e quale, quindi, ne dovesse essere il numero finale.
Il succitato decreto è stato firmato il 3 agosto 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre, e interviene definendo, nell'articolo 2, gli enti e i ruoli che possono usufruire delle auto blu, i modelli di auto utilizzabili e le occasioni in cui è consentito l'utilizzo delle autovetture di servizio.
Infine, il censimento delle autovetture effettuato nel 2009 e nel 2010 viene regolarizzato e portato a cadenza annuale senza alcun bisogno di rinnovi da fonte ministeriale.
Come era tuttavia lecito attendersi, il decreto è stato impugnato e portato davanti al TAR, che ne ha imposto un riesame con l'ordinanza 4139 del 20 novembre 2011 in virtù della mancata applicazione agli enti locali e agli organi costituzionali, nonché della mancata presa in esame dei casi degli enti che hanno a disposizione una sola autovettura di servizio.
La caduta del Governo Berlusconi e l'aggravarsi della crisi internazionale hanno quindi stoppato ogni ulteriore avanzamento sul tema, fino alla notizia, apparsa negli ultimi giorni, di un nuovo decreto della presidenza del consiglio dei ministri finalmente in grado di sanare il vuoto normativo lasciato dal precedente tentativo.
In particolare il nuovo documento, oltre a estendere le restrizioni sull'uso delle auto blu anche agli enti locali, e tutelare invece i casi di unica autovettura, da un'ulteriore giro di vite all'uso delle vetture di servizio eliminando una grave ambiguità presente nel decreto originario: mentre infatti prima un'auto blu veniva considerata superflua solo quando i mezzi pubblici consentivano uguale efficacia in termini di tempi e modalità di trasporto, con la nuova versione del testo questo requisito - scusa per non eliminare molte auto di servizio - è stato del tutto eliminato.
Inoltre dal punto di vista meramente normativo è stato eliminato il tempo di trenta giorni concesso alle amministrazioni per comunicare l'acquisto o in genere la presa di possesso di un'autovettura, aiutando lo Stato a tenere maggiormente sotto controllo le proprie spese anche da questo punto di vista.
Sebbene quindi il Governo Monti possa legittimamente essere accusato di scarso coraggio nell'affrontare i problemi della "Casta", è altresì innegabile che a piccoli colpi alcuni dei privilegi più odiosi e costosi della classe politica siano effettivamente sotto attacco, e finiscano con l'essere rimossi o ridimensionati. Sicuramente un viatico vitale per politiche, presenti e future, che costeranno ancora molto in termini di credibilità e popolarità.
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