Francia 2007 e Francia 2012 (primo turno) |
La Francia tornerà a sinistra?
È questa la domanda che aleggia dopo il primo turno delle elezioni presidenziali d'oltralpe. Lungi dal dare un segnale politico chiaro e inequivocabile, l'appuntamento del 22 aprile al contrario disegna uno scenario politico fatto di profonde complessità e contraddizioni, dove segnali che presi singolarmente apparirebbero chiarissimi evidenziano nel loro complesso un quadro piuttosto oscuro, segnale di una società smarrita ed in rapida ridefinizione dei propri valori politici e forse anche culturali.
Risultati del primo turno delle elezioni presidenziali (2007 - 2012) |
La tabella riepilogativa dei voti del primo turno (comprensivi dei territori d'oltremare) evidenzia quali sono i temi predominanti di questa tornata elettorale: Hollande, candidato del PS, sfiderà il presidente uscite Sarkozy (UMP) da una posizione di vantaggio, avendo sopravanzato il rivale diretto di oltre mezzo milione di voti. Al tempo stesso, si nota una prepotente ridefinizione dei rapporti di forza all'interno dei partiti di destra, una ridefinizione che però esula dai confini dell'area politica e coinvolge il crollo del centro moderato; dall'altra parte si nota la nascita di una formazione alternativa al PS ma di fatto sua alleata in grado di catalizzare con successo il voto dei micropartiti a sinistra della formazione socialista; e infine, il tutto in una situazione di moderato calo dell'affluenza alle urne.
Un quadro, quindi, estremamente complesso e delicato, in cui a dispetto dei numeri si fatica persino a individuare con certezza il vero vincitore.
È invece molto semplice capire chi è il vero sconfitto di questa tornata elettorale: François Bayrou, leader del MoDem, lascia sul campo qualcosa come tre milioni e mezzo di voti in cinque anni, dimezzando il proprio consenso e vedendo di fatto fallire l'idea di costruire una formazione alternativa ai due poli principali che tanto promettente era parsa dopo il relativo successo del 2007. In un voto così polarizzato tra differenti modelli di Paese, il candidato centrista si è trovato più di ogni altra cosa in difetto di identità politica, incapace di offrire una visione ad un elettorato chiamato a scegliere se rinnovare la fiducia nelle idee e nel lavoro di Sarkozy o voltar loro le spalle in modo radicale. Non vi era spazio per vie di mezzo, e la posizione spesso morbida di Bayrou sui principali temi economici e sociali non è stata in grado di catalizzare l'attenzione e le simpatie della popolazione.
Dall'elettorato in fuga di Bayrou è facile vedere un primo flusso in direzione delle formazioni di destra. In effetti, se si considera l'area conservatrice nel suo insieme, si nota rispetto al 2007 un avanzamento dal 45,00% al 46,87%, quasi due punti in ingresso.
Entrando nel dettaglio dei partiti che compongono l'insieme, tuttavia, si notano andamenti nettamente discordanti tra loro: Sarkozy, espressione della destra moderata dell'UMP, perde un milione e settecentomila voti dal 2007 ad oggi, una caduta amarissima per un candidato che aveva tentato sia pure non sempre con successo di trasformare l'appuntamento elettorale in un referendum sulla sua persona.
Al contrario, è assolutamente rilevante l'avanzamento dell'estrema destra del Front National di Marine Le Pen, figlia ed erede del fondatore Jean-Marie. Oltre due milioni e mezzo di preferenze il saldo positivo del voto per il partito che ha fatto dell'euroscetticismo e delle politiche anti-immmigrazione la propria bandiera; un segnale sicuramente molto forte, e che lascia intendere come l'incantesimo che Sarkozy era riuscito a tessere sugli elettori di estrema destra nel 2007 ha perso il suo fascino: è infatti poco plausibile un passaggio diretto di voti dal MoDem al FN, pertanto la dinamica elettorale interna alla destra francese ha proprio visto un UMP progressivamente spostato - elettoralmente parlando - verso il centro, che mentre toglieva voti a Bayrou li perdeva verso la Le Pen.
In termini assoluti la destra francese conquita comunque 16.819.703 voti, circa trecentomila in più delle precedenti presidenziali.
Riconoscere anche nella sinistra una fase di avanzamento è forse più difficile, considerando il maggior numero di partiti che la compongono. Eppure la gauche passa dal 35,12% del 2007 al 43,75%: un bilancio complessivo di +8,64%, pari a due milioni e ottocentomila voti, che porta la sinistra d'oltralpe a quota 15.701.071 preferenze. Ancora sotto i conservatori, ma senza alcun dubbio un recupero notevolissimo rispetto a cinque anni fa.
Escludento il partito ecologista, che mostra un lieve incremento mantenendosi comunque su livelli estremamente bassi, sono due gli aspetti in cui può essere scomposta l'avanzata della gauche: da un lato si nota un incremento dei consensi del PS di oltre settecentomila voti, che porta la formazione di Hollande sopra la soglia psicologica dei dieci milioni di voti; dall'altro il risultato di Melenchon, pur se al di sotto delle aspettative, è notevole nella sua capacità di aggregazione della galassia di piccole formazioni a sinistra della realtà socialista, oltre che nella capacità di intercettazione dell'elettorato: il FdG totalizza infatti poco meno di quattro milioni di preferenze, da solo circa seicentomila in più di tutti i partiti di sinistra nel 2007 (meno Verdi e PS), prosciugando il bacino elettorale di NPA e LO e convogliandolo in questa nuova formazione che senza alcun dubbio giocherà un ruolo importante nel panorama politico francese del prossimo futuro. Malgrado la crescita dell'astensione, non è impossibile ipotizzare che nella crescita dei partiti di sinistra non vi sia solo un'avanzata verso il centro, ma anche - soprattutto per quanto riguarda Mélenchon - la capacità di richiamare al voto alcuni dei delusi del 2007.
Per comprendere al meglio i flussi elettorali di queste elezioni presidenziali, tuttavia, è necessario valutarne la correlazione in maniera più precisa proprio con i dati dell'astensione, cosa che a sua volta richiede un'analisi maggiormente dettagliata per area geografica.
Votanti e peso relativo delle regioni francesi con differenze sul 2007 |
La tabella riportata indica il numero di votanti per ciascuna regione ed il rispettivo peso nel computo totale dei votanti del Paese, comprensivo di variazione dal 2007. Più che una fotografia dell'astensione, evidenzia quindi la variazione dell'astensione rispetto alla precedente tornata elettorale, in modo da fotografare quale sia l'elettorato più colpito da un raffronto diretto con i risultati a livello regionale.
Si evidenzia in primo luogo il crollo dell'affluenza a Parigi, che ne diminuisce il peso a livello nazionale di quasi un punto percentuale per un totale di poco meno di quattrocentomila voti in meno; al contrario presentano risultati molto positivi il Rhône-Alpes e la Provence-Alpes-Côte d'Azur in termini di minor calo dei votanti. Crolla quindi l'affluenza in una regione dove ha vinto Hollande e aumenta in due dove ha vinto Sarkozy? La spiegazione non è così semplice. Esaminando le dinamiche 2007-2012, infatti, si nota come nell'Île-de-France la destra non sia per nulla avanzata, avendo Sarkozy perso più di quanto abbia guadagnao la Le Pen: è evidente che è stata quindi quell'area ad essere maggiormente penalizzata dall'astensione. Analogamente, nelle due regioni sudorientali del Paese ad alcuni tra i maggiori exploit del FN, rendendo la formazione di estrema destra la maggior premiata dall'affluenza alle urne - o meglio dal suo minor calo.
Analisi su altre zone campione del Paese inducono a confermare il medesimo risultato: sia la maggiore che la minore fidelizzazione dell'elettorato nei confronti dell'astensione si trovano a destra, e rispettivamente in quella radicale ed in quella moderata. La sinistra conferma il proprio elettorato e avanza verso il centro, mentre quest'ultimo pare più sfaldarsi verso le due ali dello schieramento che verso l'area del non-voto.
Sarà, quindi, ballottaggio Hollande-Sarkozy.
Non è semplice, in un simile scenario, capire chi possa essere il favorito. Sicuramente le serie storiche, che vedono chi è in testa al primo turno trionfare anche al secondo, sono pro-Hollande, così come lo è il generale avanzamento socialista in tutto il Paese.
Eppure la destra è ancora maggioritaria nel Paese, e alla destra dell'UMP si trova un immenso bacino di voti a disposizione di Sarkozy. I leader conservatori del passato hanno sempre rifiutato l'alleanza con il FN alle elezioni, ma non è dato sapere quanto Sarkozy sia disperato, e a che prezzo voglia conservare l'Eliseo.
Quel che è certo è che un abbraccio con Marine Le Pen è pericoloso per entrambi i leader: la Le Pen rischierebbe di sconfessare tutta la propria politica e la propria campagna elettorale anti-UMP, vanificando l'ottimo risultato raggiunto al primo turno; Sarkozy rischia di alienarsi le simpatie tanto dei centristi di Bayrou quanto dell'ala più a sinistra del proprio stesso partito, ripiegandosi a destra e lasciando praterie elettorali ad Hollande. Il candidato socialista, che dopo aver incassato l'appoggio ufficiale dei Verdi e del FdG ha di fatto esaurito le proprie possibilità di espansione elettorale, sicuramente tenterà di spingere verso destra Sarkozy per farsi spazio al centro e conquistare i voti del MoDem.
Ma questi giochi politici e aritmetici non tengono conto del reale umore degli elettori. È difficile ad oggi interpretare quanto i voti in uscita dall'UMP al FN siano reali passaggi di casacca, quanti siano voti di protesta contro la politica del presidente e quanto sia inflessibile questa protesta dell'elettorato. Un sondaggio realizzato dalla BVA vede un flusso Le Pen → Sarkozy al 57% e Le Pen → Hollande al 20%; un flusso Mélenchon → Hollande al 90% e Mélenchon → Sarkozy al 6%; infine, Bayrou → Sarkozy al 39% e Bayrou → Hollande al 36%. È plausibile ipotizzare per i Verdi dei numeri simili a quelli indicati per il FdG. Ipotizzando una tenuta del 95% per gli elettori che già al primo turno avevano espresso preferenza per uno dei due candidati al ballottaggio, questi risultati darebbero un 53% ad Hollande e un 47% a Sarkozy. Sicuramente cifre ancora piuttosto ravvicinate, che lasciano intendere come la battaglia non sia ancora conclusa.
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