lunedì 28 ottobre 2013

Dati AGCom agosto 2013

Logo dell'AGCom

Il mese di agosto è sempre un periodo molto particolare per l'informazione televisiva italiana: il mese delle vacanze per eccellenza, il mese in cui la popolazione presta meno attenzione all'informazione politica, il mese in cui, anche statisticamente, l'andamento del tempo politico dedicato alle varie forze nei telegiornali si presta più facilmente a variazioni anche significative.
Il 2013 costituisce però un'importante eccezione a tutto questo, come si evince dai dati pubblicati adll'AGCom: la condanna definitiva di Berlusconi nel Processo Mediaset, ed i conseguenti impatti sulla tenuta del Governo, sul futuro del centrodestra e in sostanza sull'evolversi dell'intero quadro politico italiano hanno dominato l'informazione televisiva, infiammando il dibattito politico e facendo in qualche modo da contraltare al normale andamento dell'informazione nel corso di questo mese.

Le ore di informazione politica in televisione, infatti, hanno segnato un importante totale di 399 ore, il più alto dal mese di aprile in cui Napolitano venne riconfermato al Quirinale; il valore sarebbe quindi notevole in senso assoluto, ma contestualizzato nel periodo in cui si pone costituisce un dato del tutto eccezionale, a riprova dell'importanza della sentenza Mediaset sulla politica italiana.

Dati AGCom agosto 2013

Dati AGCom 2013 aggregati per mese

Dall'analisi dei dati grezzi emerge un fortissimo spostamento di attenzione verso il centrodestra, come d'altra parte sarebbe stato ovvio attendersi.
Il PdL, in effetti, supera il 30% del tempo complessivo, arrivando a valori mai raggiunti nemmeno in campagna elettorale e raggiungendo quote solo raramente sfiorate nel corso dei Governi Berlusconi, mentre il PD resta sostanzialmente stabile al 19%.
Questa concomitanza di fattori non fa che rafforare ulteriormente il processo di ri-bipolarizzazione della vita mediatico-politica del Paese: il centro montiano continua la sua pulsazione intorno al 2%, mentre appare decisamente più eclatante la parabola del M5S, crollato fino a meno del 4,5% del tempo complessivo, dopo il 22% del periodo immediatamente successivo alle elezioni; al di là dell'effettivo risultato elettorale, la scelta del M5S di allontanarsi dal dibattito politico ha comportato questa sparizione mediatica di indubbia portata.

Il Presidente del Consiglio Letta appare sostanzialmente stabile al 15%, mentre il Governo, scendendo sotto al 18%, fa segnare il peggior risultato dal suo insediamento.

Dati AGCom agosto 2013 aggregati per
area politico-culturale

Dati AGCom 2013 aggregati per
area politico-culturale

Osservando il dato aggregato per coalizione e nettizzato rispetto al tempo istituzionale, il centrodestra nel suo complesso raggiunge il 55% del tempo politico complessivo (+20% sul mese precedente), laddove il centrosinistra scende dal 40% di luglio al 32% di agosto.
Passando però all'analisi dei tempi assoluti, si nota come la coalizione progressista sia rimasta sostanzialmente invariata rispetto al mese di luglio, facendo notare come sia in realtà il centrodestra ad avere ottenuto spazio extra in uno scenario comunque di importante aumento delle ore complessive dedicate ai partiti politici.
Le formazioni centriste che fanno riferimento a Monti si attestano invece a poco meno del 3%, mentre il MoVimento 5 Stelle scende ad una percentuale ad una sola cifra posizionandosi poco sotto i 7%, il valore più basso dal mese di gennaio.

A livello di testate, il centrodestra trova maggiore sponda su Studio Aperto e TG4, le testate che maggiormente hanno dato spazio alla voce del PdL dopo la condanna del suo fondatore e punto di riferimento; al contrario Rainews e TG1 sono le testate che maggiormente si sono interrogate sulle reazioni e sui mal di pancia del centrosinistra, costretto dal patto di coalizione a governare ufficialmente alleato ad un pregiudicato.
TGL17 e TG1 sono state poi le testate più generose con il M5S, le uniche in cui il tempo dedicato alla formazione grilline raggiunge percentuali a doppia cifra, mentre il centro montiano infine trova maggior rappresentatività su Rainews e TG2.

Dati AGCom agosto 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Dati AGCom 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Esaminando invece i dati aggregati per maggioranza, opposizione e istituzioni si nota come la sostanziale stabilità del PD ed il forte incremento del PdL si traducano in un forte incremento del tempo complessivo dedicato alla maggioranza parlamentare, a scapito tanto della parte istituzionale, ai minimi dall'insediamento del Governo, quanto soprattutto dell'opposizione, che torna su valori ad una sola cifra in linea con quanto accadeva ai tempi del Governo Monti, malgrado i numeri parlamentari disegnino una situazione nettamente differente rispetto a quel periodo.

A livello di testate giornalistiche, si nota come la maggioranza sia stata privilegiata da Studio Aperto e TG4, l'opposizione da TGLa7 e TG1 mentre le istituzioni, infine, abbiano trovato maggiore spazio su MTVNews e Rainews.

A livello complessivo, i TG più aderenti alle norme della par condicio si sono rivelati nel mese di luglio TGLa7 - che da giugno brilla in questa particolare tipologia di Analisi - e MTVNews.

Il tema portante del mese di agosto è indubbiamente la condanna di Berlusconi, con l'ampio spazio dato al PdL per i commenti della notizia, le minacce sulla caduta del Governo, le richieste di grazia e i toni da guerra civile da un lato, e l'imbarazzo del PD nella gestione di un simile compagno di viaggio dall'altro. Questo fenomeno non ha fatto che inasprire la bipolarizzazione della televisione italiana, che ancora di più pare ignorare l'esistenza di forze alternative ai due poli dominanti.

martedì 22 ottobre 2013

Elezioni in Lussemburgo: analisi del voto

Jean-Claude Juncker (CSV)

In data 20 ottobre si sono tenute le consultazioni politiche nel Granducato di Lussemburgo, il piccolo ma ricco Paese nel cuore dell'Europa feudo del democristiano Jean-Claude Juncker, ininterrottamente al potere dalla metà degli anni '90, e del suo partito, la CSV, dalla Seconda Guerra Mondiale stabilmente al governo con una sola, rilevante, eccezione.

Il Lussemburgo, in cui era al governo una coalizione tra democristiani e socialisti, è stato condotto alle elezioni anticipate a causa degli scandali relativi ad episodi di abuso di potere da parte dei Servizi Segreti che hanno portato il partner di minoranza dell'alleanza, il LSA, a togliere il sostegno a Juncker. Si tratta di una situazione del tutto eccezionale per il Granducato, in cui le elezioni anticipate sono un fenomeno estremamente raro, che si ripete un paio di volte al secolo.

Proprio per questa ragione, oltre che per la decisione di Juncker di correre per un quinto mandato consecutivo, questo appuntamento elettorale era carico di aspettative.
Sono stati gli stessi lussemburghesi a cogliere l'importanza di questa elezione facendo registrare un sensibile aumento dell'affluenza, con oltre duecentocinquantamila voti validi in più rispetto al 2009.

Risultati delle elezioni politiche 2013 in Lussemburgo
e confronto con il 2009

Come è possibile osservare dalla tabella dei risultati, sono molti i punti di attenzione portati alla ribalta da queste elezioni.
In primo luogo, naturalmente, la forte perdita di consenso dei due partiti che componevano la coalizione di governo, il Chrëschtlech Sozial Vollekspartei di Juncker ed il Lëtzebuerger Sozialistesch Aarbechterpartei; a fronte di un forte aumento dei votanti i due partiti sommati perdono circa 60.000 preferenze ed oltre il 6% in termini percentuali.

Il calo generalizzato dei consensi riguarda anche gli ecologisti del Déi Gréng, che perdono circa 15.000 preferenze, ed i conservatori euroscettici dell'Alternativ Demokratesch Reformpartei, con un analogo calo. In questo secondo caso, tuttavia, è da osservare che l'ADR ha subito la concorrenza diretta del PID, costola scissionista che ha dato vita ad un proprio movimento; sommando i voti delle due formazioni si può osservare come l'area politica abbia complessivamente incrementato le proprie preferenze di circa 10.000 unità.

In generale, quindi, le formazioni di centrosinistra calano di circa 45.000 preferenze e quelle di centro-centrodestra indicativamente di 15.000.
Ad avvantaggiarsi di questo vero e proprio tracollo delle aree governative sono le forze che più si sono contraddistinte nelle battaglie di opposizione.
A sinistra infatti, se i comunisti del KPL restano sostanzialmente stabili, si nota il netto avanzamento in termini di consensi di Déi Lénk, che guadagna circa 50.000 preferenze; se in termini numerici quindi vengono in qualche modo compensate le perdite di LSA e DG, la stabilità sistanziale dell'elettorato riferito al fronte progressista implica tuttavia una perdita di peso percentuale dovuta all'incremento dell'affluenza rispetto al 2009.

Per trovare infatti la vera sorpresa della competizione bisogna guardare a destra, ed in particolare ai liberali del Demokratesch Partei: la formazione di centrodestra guadagna infatti quasi il 4% in termini percentuali oltre 165.000 voti in termini assoluti, arrivando a poca distanza dai socialdemocratici e insidiandone lo status di secondo partito del Paese. Questo exploit è frutto tanto dell'erosione ai fianchi di CSV e ADR quanto soprattutto dell'aver fatto breccia nell'elettorato meno attivo e tornato al voto in questa occasione mosso dall'enormità degli scandali che hanno travolto l'esecutivo uscente.

Da osservare, infine, il buon risultato del partito pirata, che si ferma poco al di sotto della soglia di sbarramento; con la sua proposta politica fuori dal gioco delle parti ha saputo pescare tanto a destra quanto a sinistra, e con ogni probabilità alle prossime consultazioni, salvo profonde mutazioni nel panorama politico del Paese, potrà portare in Parlamento i suoi primi esponenti.

Nuova composizione del
Parlamento

Il Lussemburgo, quindi, si conferma un Paese profondamente conservatore, in cui il centrodestra è maggioranza strutturale tra l'elettorato; queste elezioni 2013, tuttavia, possono segnare un importante punto di svolta nella politica del Granducato.
A seguito degli scandali che hanno travolto Juncker, infatti, le altre formazioni politiche paiono piuttosto restie a formare una coalizione che preveda la presenza della CSV, ed il risultato elettorale consente in effetti la creazione di una coalizione tra Lëtzebuerger Sozialistesch Aarbechterpartei, Demokratesch Partei e Déi Gréng in grado di mettere insieme 32 seggi, quindi due in più della maggioranza assoluta.

Dal canto suo, Juncker ha a disposizione due alternative: o la riproposizione della coalizione uscente tra CSV e LSA, oppure una coalizione tra CSV e DP; entrambe queste opzioni porterebbero ad una maggioranza in grado di contare su 36 seggi su 60.
Ad oggi, tuttavia, questa strada appare come la più improbabile. Juncker è il leader europeo più longevo in termini di attività istituzionale ininterrotta, ma con il voto del 2013 il Lussemburgo, pur timidamente e pur restando ancorato alle proprie tradizioni conservatrici, pare aver trovato lo slancio per voltare pagina.

giovedì 17 ottobre 2013

Altri tempi, la fiction che porta la prostituzione in TV

Vittoria Puccini in Altri tempi

DISCLAIMER: questo articolo contiene rivelazioni sulla trama di Altri tempi di Marco Turco


Il 13 ed il 14 ottobre è andata in onda su Rai1 Altri tempi, un film-tv targato Marco Turco ispirato alla battaglia della senatrice socialista Lina Merlin per l'abolizione delle case di tolleranza. Il tema, particolarmente delicato, è stato affrontato da un punto di vista non scontato e piuttosto obiettivo, né critico né celebrativo verso l'operato della Merlin. Al contrario, emerge prepotentemente il desiderio di gettare lo sguardo nel mondo della prostituzione dell'Italia fascista e post-fascista e indagare il rapporto della società con la prostituzione e le prostitute cercando di farlo da un punto di vista troppo spesso sottovalutato, ovvero quello delle dirette interessate.

La cosiddetta "prostituzione di Stato" è un fenomeno che ha radici antichissime nella storia dell'uomo: le case di piacere dell'antica Grecia e i lupanari romani sono forse i primi esempi noti e accertati di casa di tolleranza gestita dallo Stato. Saltando al Medioevo, risultano testimonianze di concessioni di patenti per l'apertura e la gestione dei lupanari nel Regno delle Due Sicilie e nella Repubblica di Venezia già a partire dalla prima metà del XV secolo.
Più avanti nel tempo, il Regno di Sardegna organizzò grazie a Cavour una gestione centralizzata e ben codificata del meretricio di stato, estendendo poi i parametri in uso in Piemonte nel resto del Paese al momento dell'unificazione.
Nel'Italia unita, era compito del legislatore nazionale operare in materia di bordelli, con risvolti che oggi farebbero sorridere quali la divisione in categorie di prezzo a seconda della classe della casa di tolleranza, la durata media di una prestazione a partire dalla quale fissare il prezzo, gli sconti per particolari categorie di persone o l'adeguamento delle tariffe ai tassi di inflazione.

Con il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Regio decreto 773/1931), il fascismo entrò a gamba tesa nella legislazione sul mondo della prostituzione, imponendo da un lato rigorosi controlli igienici per le prostitute, dall'altro decretandone la schedatura da parte delle forze di polizia.
Il fascismo ha quindi esasperato il divario sociale tra le prostitute e le cosiddette persone perbene: anche misure socialmente utili per la categoria sono infatti riconducibili al desiderio di non trasformare il meretricio in veicolo di malattie veneree e al desiderio di fornire un servizio di qualità alla clientela. Per di più, misure come la schedatura servivano letteralmente a tenere separate le prostitute dalle altre donne, impedendo loro di rifarsi una vita una volta troppo anziane per esercitare il mestiere, e arrivando all'effetto psicologico di rendere più accettabile la prostituzione per la società-bene.
Imponendo una differenza sociale e invalicabile tra le prostitute ed il resto delle donne, diventava infatti più accettabile persino per le mogli pensare al proprio marito in un bordello, proprio perché lo status della prostituta, marchiata espressamente come oggetto di sfogo delle voglie maschili, rendeva l'atto più accettabile rispetto ad tradimento conuigale con una non-prostituta.

La fiction, che per certi versi lima i particolari più scabrosi della vita delle prostitute della prima metà del '900 in Italia e si piega alle esigenze del lieto fine, coglie un importante successo nel rappresentare la mentalità dell'epoca.
Di particolare rilevanza è il passaggio in cui la madre adottiva di Anna, figlia della prostituta Maddalena, accetta supinamente le necessità sessuali del marito quando viene disvelata la sua frequentazione occasionale di un bordello, mostrandosi in qualche modo complice del sistema che Maddalena stessa, pur prostituta, ha cercato di combattere. Si tratta di un messaggio di grande importanza, che coglie l'importante verità storica secondo cui chi ha una posizione di predominio difficilmente la cede in modo volontario, e tacciando di complicità le cosiddette signore perbene nel fenomeno della prostituzione - e dello sfruttamento della prostituzione - le rende corresponsabili, per lo meno per ignavia, della subalternità femminile nella società italiana del tempo.

Subalternità che costituisce in effetti il tema portante dell'opera e che traspare - con sapienza nella scelta delle sceneggiatura ed abilità del cast, quasi tutti femminile - in pressoché tutti i passaggi dell'opera.
Si inizia con l'adolescenza di Maddalena, il cui nome è un ammiccamento smaccato al simbolismo biblico e forse la più grande caduta di stile del film, che da ragazzina della media borghesia viene trascinata nella povertà e nell'indigenza da un incendio che spazza via la sua famiglia. Sola e senza sostegno si rivolge ad un amico e cliente del padre, che però abusa di lei e la caccia di casa, pur provvedendole un posto come cameriera presso un'usuraia. Maddalena si scopre incinta, e la sua decisione di tenere il bambino la porta ad essere nuovamente messa alla porta.
Nella società non c'è tuttavia posto per una ragazza madre, e l'unica porta aperta per Maddalena è quella della prostituzione. Incapace di adattarsi alla sua nuova vita, Maddalena non riesce a provvedere al mantenimento della figlia, ed è quindi costretta alla fine a darla in adozione e sparire dalla sua vita. La sequenza di scene che porta a questo evento focale nella vita della protagonista è esemplare, e mostra appieno la serie di concause che trasformano una normale adolescente in un rifiuto della società, concause in cui la volontà di Maddalena risulta totalmente ininfluente, classico vaso di coccio tra vasi di ferro.

Il film passa quindi a descrivere la vita delle case di tolleranza, con excursus dal sapore vagamente didascalico ma che consentono di cogliere in maniera piena la vita del tempo, la differenza tra i bordelli di lusso e quelli di infimo ordine, le condizioni igieniche, le tecniche amatorie, le tipologie di clienti. In questa fase avviene la fase di accettazione del proprio destino da parte di Maddalena, che mette il proprio talento e la propria ambizione al servizio del mestiere che ha dovuto accettare per sopravvivere e che la porta a primeggiare fino a ritagliarsi un posto nella camera da letto dei potenti del Paese e a diventare maîtresse della casa di tolleranza in cui aveva esercitato, il "Raffaello".
Lì si adopera per creare una casa di piacere modello, una sorta di esperimento improntato al luddismo che dimostra avere successo al punto da far scegliere proprio il "Raffaello" come meta della visita della senatrice Merlin, impegnata nella battaglia che porterà, diversi anni dopo, all'approvazione della legge che porta il suo nome.
L'incontro tra la senatrice Merlin e le prostitute è uno dei punti focali del film, sia dal punto di vista della trama sia negli spunti di riflessione offerti al pubblico: è infatti qui che per la prima volta il castello di carte costituito dal bordello modello di Maddalena crolla nell'impietosa consapevolezza che al di là delle mura delle case di tolleranza le prostitute restano comunque emarginate e schedate, persone senza futuro nel momento in cui non potranno più esercitare il loro mestiere.

Il tema dell'emarginazione torna prepotentemente nella sottotrama della giovanissima Edda, una ragazzina di campagna fuggita da casa e accolta da Maddalena, innamorata di un ufficiale di polizia da cui è riamata ma che la lascerà prima delle nozze per le pressioni della società-bene, che non tollera commistioni tra il mondo normale e quello delle prostitute. Edda, sconvolta, sceglierà il suicidio - unica strada per sfuggire ad un destino schiacciante e ineluttabile - ed è proprio questo atto a convincere Maddalena che una casa di piacere resta sempre e comunque una prigione da cui non si può scappare, un posto che non garantisce alcun futuro alle donne che vi lavorano, perché il problema di fondo è la società ed il suo rapporto con la prostituzione.

Il finale del film è maggiormente concentrato sulla storia personale di Maddalena e della figlia e aggiunge forse poco al tema sociale e politico della prostituzione, ma spiccano i riferimenti alla vita intrapresa dalle ragazze del "Raffaello" dopo la sua chiusura e dopo la dipartita di maddalena: chi trova rifugio nella Chiesa, chi nelle opere di carità, chi continua ad esercitare in strada, in condizioni nettamente più disagiate e incontrollate.

Ed è proprio in questa visione contradditoria delle case di tolleranza che trova il suo maggior punto di interesse la fiction, che offre interessanti spunti di riflessione anche sul confronto tra l'Italia degli anni '50 e quella attuale, nonché sull'attualità della Legge Merlin (75/1958); le case di tolleranza rappresentavano un tipo di prostituzione - e relativo sfruttamento delle ragazze - accettata e integrata nella società italiana, al contrario della prostituzione in strada tipicamente deprecata in quanto considerata di infimo livello e quindi degradante per l'uomo. L'attacco della Merlin alle case di tolleranza era mirato a distruggere questo rapporto di connivenza con il mondo della prostituzione, rapporto alla lunga distruttivo per le meretrici bollate a vita per la loro attività e spesso soggette, malgrado i controlli, a malattie che ne accorciavano sensibilmente l'aspettativa di vita rispetto al resto della popolazione italiana.

Il film invita a contestualizzare la battaglia di Lina Merlin da molteplici punti di vista: gli effetti della legge, la sua adeguatezza alla situazione odierna, e persino, fattore ancora più importante, l'aderenza dell'impianto legislativo rispetto alla battaglia politica sociale; in questo, ancora più che nelle ottime interpretazioni del cast e nel plot tutto sommato gradevole, risiede il valore del lavoro di Marco Turco, un felice stimolo al libero pensiero in una RAI in cui la qualità tende sempre di più a latitare.

lunedì 14 ottobre 2013

Dati AGCom luglio 2013

Logo dell'AGCom

Il mese di luglio 2013 si può considerare per certi versi un mese ambiguo: lo scandalo kazako, consumatosi a fine giugno ma che ha visto svolgersi le votazioni di fiducia che hanno salvato il ruolo del Ministro Alfano e con esso il governo nel mese successivo, già di per sé era un tema sufficiente a rendere luglio un periodo piuttosto travagliato, ma in realtà la vicenda è stata solo un antipasto annegato nella spasmodica attesa per la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset che vedeva imputato Silvio Berlusconi, sentenza giunta a fine mese con la conferma della colpevolezza di Berlusconi e soprattutto con la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.

Le ore di informazione politica nel mese di luglio, come evidenziano i dati AGCom, sono state 367; un valore piuttosto basso in relazione ai mesi precedenti, che danno a questo mese proprio un significato interlocutorio, in previsione dell'esplosione legata alla sentenza Mediaset. È anche da osservare che l'avvicinamento all'estate comporta generalmente un calo fisiologico delle ore di telegiornale legate alla politica, quindi a livello generale si può considerare questo mese indicativamente analogo ai precedenti in termini di informazione politica.

Dati AGCom luglio 2013

Dati AGCom 2013 aggregati per anno

L'analisi dei dati grezzi mostra un vero e proprio rovesciamento rispetto al mese precedente.
Se infatti permane un ritorno al bipolarismo con il progressivo restringimento della quota di tempo dedicata al M5S - per la prima volta sotto il 10% dalle elezioni politiche di febbraio - si nota come sia il centrosinistra nel mese di luglio a fare la parte del leone, staccando di cinque punti il centrodestra.
Il PD in particolare torna primo partito con poco meno del 21% del tempo complessivo, primo partito e seconda entità in senso assoluto dopo il Governo.
Non si tratta tuttavia di un'attenzione lusinghiera, in quanto riferita in primo luogo alla sconfitta psicologica della fiducia accordata all'esecutivo in occasione dello scandalo kazako che ha visto implicato il Ministro Alfano, e successivamente alle attese sul comportamento del PD e del centrosinistra in vista della sentenza Mediaset. Un'attenzione quindi piuttosto insidiosa.

Si può inoltre osservare come per il terzo mese consecutivo l'esecutivo - Presidente del Consiglio e Ministri - si attesti indicativamente sugli stessi livelli poco sopra il 35%; anche se il tempo istituzionale risulta quindi essere costantemente sopra media, l'anomalia si sta attestando su valori nettamente più bassi rispetto ai livelli dei governi targati Silvio Berlusconi.

Dati AGCom luglio 2013 aggregati per
area politico-culturale

Dati AGCom 2013 aggregati per
area politico-culturale

Dall'analisi del tempo dedicato alle formazioni politiche - quindi senza considerare i tempi istituzionali - e aggregato per coalizioni, si nota un nettissimo incremento del centrosinistra, che dal 28% di giugno schizza al 40%. A rimetterci sono soprattuto M5S (-13%) e centrodestra (-3%), mentre il centro montiano riesce a salire al 4% del tempo politico, totalizzando il miglior risultato dalle elezioni.

In generale, le notizie di votazioni particolarmente delicate in aula tendono a calamitare l'attenzione dei media sui partiti considerati più fragili politicamenti, come il PD, oppure le piccole formazioni che rischiano, con i loro pochi voti, di essere determinanti in un senso o nell'altro, come nel caso, appunto, del centro di Mario Monti, secondo lo stesso fenomeno che nelle elezioni fa pendere l'attenzione dei sondaggisti sulle regioni in bilico tralasciando quelle già assegnate in partenza.
Le aree politiche considerate più compatte, come PdL, Lega o M5S, soffrono quindi di un deficit di attenzione in situazioni come queste.

A livello di testate, si nota come il centrodestra prevalga nettamente su Studio Aperto e MTV News, mentre il centrosinistra ottenga le proprie migliori prestazioni su RNews e Rainews; il M5S, infine, totalizza i propri risultati più significativi su TGLa7 e SkyTG24.
È interessante osservare che il centrodestra, pur staccato di cinque punti percentuale dal centrosinistra, è prima coalizione su TG1, TG2, TG3, TG4, Studio Aperto, MTV News e Deejay TG, quindi sette telegiornali su tredici misurati; mentre in questi telegiornali, tuttavia, le coalizioni sono generalmente una a ridosso dell'altra, nelle testate che hanno dato più spazio al centrosinistra i distacchi sono nettamente più alti, generando così il distacco evidenziato dai dati aggregati.

Dati AGCom luglio 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Dati AGCom 2013 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Raggruppando i dati per amggioranza, opposizione e istituzioni si osserva il netto travaso di tempo da M5S a PD in un calo drastico del tempo dedicato all'opposizione, che tocca il punto più basso dell'anno, a favore della maggioranza.
Il passaggio diretto di tempo telegiornalistico si nota osservando come il valore delle istituzioni si è mantenuto stabile intorno al 45%, un valore ancora troppo alto rispetto al 33% previsto dalla par condicio ma come già osservato più basso rispetto ai governi precedenti.

I telegiornali più generosi con la maggioranza parlamentare sono stati Studio Aperto e TG4, mentre quelli più sensibili alle opposizioni si sono rivelati essere TGLa7 e MTV News; infine, le testate più vicine alle istituzioni sono stati MTV News e Rainews.

A livello complessivo, i TG più aderenti alle norme della par condicio si sono rivelati nel mese di luglio TGLa7 - che conferma l'ottimo risultato di giugno - e TGCOM.

Dai dati del mese di luglio emerge prepotentemente il tema del bipolarismo, con la netta perdita di peso del M5S in favore di centrodestra e centrosinistra. Rispetto alla situazione pre-elezioni, tuttavia, si nota una sostanziale parità tra i due poli principali, che a seconda delle vicende politiche si alternano come forza mediaticamente predominante.
Si tratta di una conformazione indubbiamente più equa rispetto a quelle degli anni precedenti, ma che ancora una volta non tiene conto della reale situazione politica nelle Aule e nel Paese.

mercoledì 9 ottobre 2013

Il discorso di Enrico Letta al Senato

Enrico Letta (PD)

Il 2 ottobre 2013 è stata sancita, per la prima volta da anni, l'irrilevanza di Silvio Berlusconi nella scena politica italiana. La fiducia al Governo Letta, a cui il leader del centrodestra ha dato il proprio nulla osta in extremis, e solo dopo l'oggettiva constatazione di una fronda nel PdL in grado di garantire la sopravvivenza dell'esecutivo, è il suggello definitivo dei nuovi equiibri del centrodestra.

Sebbene lo scontro abbia - in qualche modo surrealmente - trasceso la dimensione politica dell'azione del governo di Enrico Letta, vale la pena soffermarsi sul discorso tenuto dal Presidente del Consiglio, in quanto evidenzia diverse tematiche di particolare rilevanza in quello che sarà lo scenario politico italiano dei prossimi mesi o addirittura dei prossimi anni.

Tag cloud del discorso di Letta al Senato

Come emerge in maniera piuttosto evidente dal tag cloud del lungo discorso di Letta, la parola di gran lunga più utilizzata è Italia. È dunque il Paese a costituire il cuore del discorso del Presidente del Consiglio, come d'altra parte era logico attendersi.

Ciò che tuttavia costituisce punto di maggior interesse sono le parole di secondo livello, che in genere declinano e dettagliano il tema portante del discorso. In primo luogo l'analisi dei verbi evidenzia una nettissima predominanza di fare, verbo che predomina sui potere, dovere e volere. Anche se si tratta di un elemento più che altro simbolico, si evidenzia in questa scelta quella che è la vita stessa del governo, costretto a fare le riforme necessarie, in bilico costantemente tra l'espressione delle proprie potenzialità ed i doveri imposti dall'esterno, ma lacerato internamente e in cui quindi ben poco rispecchia l'espressione di una volontà ben precisa.

Spostando invece l'attenzione ai sostantivi, il trittico che traspare è politica, europa e governo. Si tratta di scelte decisamente interessanti, che in qualche modo evidenziano la strada molto stretta su cui si è trovato l'esecutivo, schiacciato in qualche modo dai diktat europei e al tempo stesso strattonato e vincolato dal protagonismo dei partiti della larga maggioranza che lo sostiene, ciascuno impegnato a conquistare un vantaggio sull'alleato temporaneo da sfruttare in una competizione temporale considerata sempre troppo imminente per permettere un sereno dispiegarsi dell'attività di governo.

A livello macroscopico, pertanto, il dato più eclatante del discorso di Letta si fa notare per la sua assenza: un riferimento concreto a quanto è stato fatto e resta da fare per il Paese: si assiste infatti più che altro ad una sorta di rivendicazioni di carattere squisitamente politico, per evidenziare come nessuna delle anime della maggioranza sia stata scontentata al punto da far crollare il Governo, e ad una giustificazione per quanto al contrario non è stato possibile attuare.

È solo scendendo di un ulteriore livello che si individuano i primi riferimenti a temi di azione politica, in particolare a lavoro e fisco. Si tratta tuttavia di due contenitori estremanente ampi e generalisti, che a loro volta avrebbero bisogno di ulteriori connotazioni e dettagli, che tuttavia non appaiono presenti nel resto del discorso. Questo, unito ai continui riferimenti a termini legati alla sopravvivenza dell'esecutivo - uno su tutti il mantra degli ultimi anni: stabilità - evidenziano come il discorso di Letta, dotato oggettivamente di equilibrio e precisione, faccia tuttavia riferimento ad una dimensione politica diversa da quella del Paese.

A questa impressione non possono poi non contribuire i numerosi riferimenti alle scadenze temporali: anno, mese e addirittura settimana sono termini largamente utilizzati dal Presidente del Consiglio, e sono proprio questi continui riferimenti ad un orizzonte temporale, a cui ci si appiglia in maniera quasi compulsiva, a indicare come il discorso di Letta fosse ben più orientato al Governo che al Paese.

Le parole del Presidente del Consiglio, seppure sapientemente misurate ed equilibrate, non riescono quindi a offrire le necessarie rassicurazioni ad un Paese che la politica ha lasciato solo da troppo tempo e paiono destinate all'Aula ben più che ai comuni cittadini.
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