martedì 29 gennaio 2013

Fenomenologia del voto utile

Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica

Una delle tematiche più sentite in questo scorcio di campagna elettorale è senza alcun dubbio quella del voto utile.
Berlusconi chiede voto utile verso i grandi partiti. Bersani chiede voto utile agli elettori di Ingroia che d'altra parte ritiene vero voto utile quello necessario a portare RC in Parlamento. Un atteggiamento simile a quello dell'ex-PM è tenuto anche da Grillo, anche se ormai il M5S ha di gran lunga raggiunto e superato quella massa critica necessaria ad avere la credibilità come possibile forza di governo.

In realtà, come spesso accade, in una campagna elettorale sempre più concitata e in cui i distacchi della vigilia - come era naturale attendersi - si stanno riducendo in maniera anche sensibile, i leader politici ritengono indubbiamente più facile e proficuo tentare di sottrarre voti agli avversari piuttosto che attaccare il monte degli indecisi: da un punto di vista puramente algebrico, infatti, molto meglio conquistare un voto sottraendolo ad un avversario piuttosto che conquistare un voto e basta.

Il fenomeno del voto utile, o per meglio dire l'intensità con cui è vissuto nelle elezioni politiche italiane, è un figlio diretto della legge elettorale: attraverso il doppio effetto del premio di maggioranza e della soglia di sbarramento, infatti, la legge elettorale tende a punire in maniera decisa i partiti più piccoli, e a premiare oltremisura quelli grandi. Si tratta di una legge dalle forte connotazioni bipolaristiche (che hanno caratterizzato le competizioni elettorali del 2006 e parzialmente del 2008), che oggi si ritrova inserita in un contesto completamente differente, mostrando effetti distorsivi di primaria importanza.
Nel 2006 pressoché tutte le forze politiche erano raccolte nelle coalizioni dell'Unione e della Casa delle Libertà.
Nel 2008, malgrado UdC e SA, era innegabile che lo scontro politico si sarebbe consumato tra il centrosinistra di Veltroni ed il centrodestra di Berlusconi: questo era vero soprattutto al Senato, dove le regioni dove le terze forze potevano ambire a spartirsi i seggi erano molto poche, lasciando alle due coalizioni principali l'onore di dividersi quasi interamente le quote spettanti alla coalizione vincente e a quella sconfitta.
Nel 2013, invece, lo scenario politico appare decisamente più frammentato: oltre al centrosinistra e al centrodestra classici, infatti, vi è un polo di centro realmente competitivo, incarnato da Monti, vi è un MoVimento Cinque Stelle in grado di affermarsi come seconda forza politica in diverse aree del Paese e vi è una sinistra, la Rivoluzione Civile di Ingroia, che stando agli ultimi sondaggi potrebbe essere in grado di superare la soglia di sbarramento in più regioni.

Come recita la legge elettorale italiana valida per il Senato della Repubblica, la coalizione vincente ottiene in ciascuna regione un numero di seggi proporzionale alla percentuale di voti validi calcolata sulla base dei voti attribuiti a partiti o coalizioni in grado di superare la soglia di sbarramento, oppure il 55% dei seggi se la percentuale di voti ottenuta è minore.
Si notano già da qui entrambi gli effetti distorsivi a cui sottopone il voto la legge elettorale. In uno scenario, ad esempio, con due coalizioni appaiate al 30% ed una terza ed una quarta che inseguono al 20%, la coalizione che riuscirà a vincere anche solo per un voto si accaparrerà il 55% dei seggi, e le tre restanti si spartiranno il restante 45% in maniera proporzionale. Al tempo stesso, i voti di tutte le coalizioni o partiti che non avranno raggiunto la soglia di sbarramento svaniranno nel nulla, e non saranno considerati rilevanti nella distribuzione dei seggi.
I premi di maggioranza che su base regionale vengono attribuiti al Senato, tralasciando quello nazionale alla Camera, sono variabili e dipendono da regione a regione, ma se una competizione prettamente bipolare vincere o perdere in una regione può significare al massimo una perdita o un guadagno di sei senatori, in uno scenario multipolare arrivare primi o secondo può implicare una differenza anche di una dozzina di seggi: un'enormità.

Proprio per l'esistenza di simili effetti legati all'assegnazione dei seggi, non deve quindi stupire il richiamo che ciascun leader politico rivolge ad altre forze - o direttamente ad elettori di schieramenti vicini politicamente - in nome del voto utile: una coalizione che lotta per vincere cercherà i voti necessari a primeggiare, una coalizione che lotta per superare la soglia di sbarramento cercherà i voti necessari per portare la propria delegazione in Parlamento.
Per sua stessa natura, naturalmente, il voto utile è un fenomeno che si può presentare tra schieramenti contigui ed elettorati permeabili: un richiamo al voto utile da parte di Berlusconi non sortirà naturalmente alcun effetto sull'elettorato degli schieramenti opposti, ma al massimo potrà avere impatto su un elettorato di destra attualmente non schierato con la coalizione berlusconiana, ad esempio quello di estrema destra, oppure quello di FiD di Giannino.

Si tratta, in ultima analisi, degli effetti che una legge elettorale prettamente bipolare opera su uno scenario multipolare. L'elettorato degli schieramenti più deboli subisce inevitabilmente il richiamo di quelli più forti di area politica contigua, sottoponendo tanto il politico quanto il cittadino elettore ad un dilemma di fondo.
È infatti chiaro che una maggiore frammentazione in un arco dello schieramento politico favorirà la vittoria dello schieramento opposto, e che un elettore sarà quindi combattuto tra il desiderio di sostenere il partito o la coalizione che più rispecchia le proprie preferenze e quello di esprimere un voto necessario alla vittoria della coalizione più vicina al proprio pensiero tra quelle che hanno effettivamente speranze di vincere.
Al tempo stesso, un dissidente di una certa area politica che decide di correre in solitaria alle elezioni ha un tasso di incidenza negativa sui risultati elettorali delle altre formazioni inversamente proporzionale alla contiguità politica del suo partito: c'est à dire, per calarsi in un contesto pratico con quello che è l'esempio più lampante di questa campagna elettorale, RC non danneggia in egual misura centrodestra e centrosinistra, ma pescando prevalentemente nell'elettorato di centrosinistra, rischia di consegnare al centrodestra il premio di maggioranza in diverse regioni.
Si coglie quindi il dilemma a cui è sottoposto qualsiasi politico o aspirante tale, che con la propria partecipazione è costretto a prendersi la responsabilità di danneggiare forze contigue politicamente a favore di forze più lontane. Tornando all'esempio precedente, dire "portare RC in Parlamento", dire "danneggiare IBC nella sua corsa contro il centrodestra" e dire "aiutare il centrodestra nella sua corsa contro IBC" sono tre frasi che hanno lo stesso significato, e tanto i politici quanto i simpatizzanti di RC dovrebbero avere la consapevolezza degli effetti dei propri risultati elettorali.

L'anomalia è tutta italiana: sebbene il voto utile non sia un fenomeno sconosciuto all'estero, come provano ad esempio le recenti < href="http://cittademocratica.blogspot.it/2013/01/bassa-sassonia-il-voto-utile-premia-la_6798.html">elezioni in Niedersaschsen, la concomitanza nostrana tra premio di maggioranza e soglia di sbarramento estremizza il fenomeno in maniera estremamente violenta, attribuendogli un'importanza che in altri Paesi non può avere. Inoltre, poiché in Germania non esiste il concetto di coalizione, più sono i partiti in grado di superare la soglia di sbarramento all'interno della stessa macroarea politica maggiori sono le probabilità che la vittoria finale arrida a quella macroarea, mentre in Italia, a causa del fatto che le coalizioni sono dichiarate in anticipo, si genererebbe l'effetto opposto.
In questa fase di campagna elettorale, non sarebbe scorretto affermare che la governabilità del Paese dipende dal comportamento degli elettori di Rivoluzione Civile in Lombardia. Una responsabilità sicuramente sconosciuta in termini di intensità per qualsiasi altro elettore europeo, e che trova un riscontro solo nel modello elettorale statunitense.

Con quali strumenti, quindi, il comune cittadino potrebbe affrontare questa responsabilità?
Vi è, in primo luogo, uno zoccolo duro di elettori, fedelissimi di un partito o di un'ideale, per il quale il voto a qualsiasi altro partito risulta sprecato e chiunque si ritrovi al governo che non sia la formazione da lui votata sarà egualmente deprecato. Per costoro, naturalmente, il problema del voto utile - giustamente - nemmeno si pone. Nel caso dell'esempio precedente di Rivoluzione Civile, sono quegli elettori per i quali avere Berlusconi, Monti o Bersani al governo è del tutto indifferente.

Resta tuttavia il punto che la questione del voto utile è una questione di non secondaria importanza, di impatto reale e profondo sul risultato delle elezioni e di fatto non ascrivibile in toto alla semplice propaganda elettorale. Per gli elettori che si identificano (ancora?) con le parole destra e sinistra, e in generale per gli elettori per i quali vige un ordine generale di preferenza nella composizione del prossimo Parlamento che si estende al di là del partito o della coalizione prescelta, una riflessione sul voto utile diventa inevitabile: il rischio che una preferenza meramente di protesta, o in generale un voto ad un progetto politico non competitivo, porti alla vittoria di un candidato di un'area politica diametralmente opposta invece che di un candidato "contiguo" è un'evenienza reale, e questo fattore non può essere ignorato - con conclusioni che ciascun elettore dovrà maturare in virtù delle proprie idee - al momento dell'apporre il segno con la matita copiativa nel segreto della cabina elettorale.

venerdì 25 gennaio 2013

Bassa Sassonia, il voto utile premia la sinistra

Stephan Weil (SPD)

La Germania, prima delle attesissime elezioni politiche del prossimo autunno, regala ancora uno scampolo di politica locale con il rinnovo dell'amministrazione di Hannover del Niedersachsen, land settentrionale che negli ultimi anni è diventato un feudo dei conservatori della CDU.

Proprio per il fatto di essersi tenuta così vicino nel tempo alle elezioni federali, la consultazione in Niedersachsen ha assunto particolare importanza agli occhi degli osservatori tedeschi e internazionali, che attraverso le analisi più disparate hanno cercato di interpretare questo voto locale in chiave nazionale.

Il primo dato di interesse, al di là di ogni considerazione prettamente politica, riguarda il dato dell'affluenza: si è recato a votare alle urne il 59% circa del corpo votante del land, una percentuale non altissima ma in crescita di due punti rispetto al 2008, anche se ancora lontanissima dal 67% del 2003.

Esito delle elezioni amministrative 2013
nel land del Niedersachsen

Distribuzione dei voti alle elezioni amministrative 2013
nel land del Niedersachsen

Rispetto agli appuntamento elettorali regionali che hanno costellato il 2011 ed il 2012, queste elezioni mostrano alcuni elementi piuttosto interessanti, che evidenziano aspetti che non potranno non essere tenuti in conto nelle elezioni politiche.

Il primo aspetto, naturalmente, riguarda il fatto che il land cambia colore, anche se appena di un soffio. Il centrosinistra rosso-verde, infatti, ottiene il 46,29% delle preferenze contro il 45,95% dei nero-gialli conservatori. Nel 2008 questi stessi dati aggregati vedevano il centrodestra al 50,70% (quindi -4,75%) ed il centrosinistra al 38,27% (quindi un secco +8,02%).

In uno scenario, sia pure in un contesto di aumento dell'affluenza, di scarsa partecipazione al voto, è importante capire non solo i movimenti di passaggio da un partito all'altro, ma anche chi è riuscito a pescare dall'astensione e chi no.

In particolare, la CDU perde quasi 170.000 preferenze (-12% sul 2008), e la SPD ne guadagna poco meno di 130.000 (+13% sul 2008). I verdi confermano l'ottimo momento di forma che si protrae ormai da alcuni anni e guadagnano quasi 220.000 voti (+79% sul 2008). Fino a qui il copione è molto simile alle ultime elezioni regionali: centrodestra in ritirata, centrosinistra in salita, e all'interno del centrsinistra il partito ecologista ottiene prestazioni differenziali migliori rispetto ai colleghi socialdemocratici.

Le vere sorprese di questa elezione sono infatti altre, e riguardano i liberali della FDP, la sinistra radicale Die Linke e i Piraten: i primi, in assoluta controtendenza rispetto alle consultazioni degli ultimi due anni, guadagnano consensi tanto in termini percentuali quanto in termini assoluti; i secondi invece dimezzano i propri consensi ed escono dal landtag in cui erano entrati cinque anni fa; i Piraten, infine, subiscono una pesante battuta di arresto e dopo essere entrati in molti parlamenti regionali tra ail 2011 ed il 2012 in questa occasione si devono accontentare di un risultato molto lontano dalla soglia di sbarramento.
In realtà non esisono motivazioni politiche realistiche per spiegare un simile comportamento da parte dell'elettorato: la crisi dei liberali non è certo finita, e il pessimo risultato della Linke non trova un riscontro reale nell'orientamento del Paese. In questa elezione, tuttavia, sono entrati in gioco elementi psicologici di una certa importanza, da un lato la vicinanza temporale con le elezioni politiche, e dall'altro la grande incertezza che fin dalle prime battute della campagna elettorale ha caratterizzato questo appuntamento.

Un sondaggio realizzato in concomitanza con gli exit polls e le proiezioni elettorali ha certificato che una percentuale intorno all'80% di coloro che hanno votato FDP ritiene come proprio partito preferito la CDU. Il dato è emblematico, e introduce un fattore di analisi quantomai attuale anche nelle vicende politiche nostrane: il voto utile.
La legge elettorale tedesca è un proporzionale puro caratterizzato da una clausola di sbarramento fissata al 5% (possono partecipare comunque alla divisione dei seggi i partiti al di sotto di questa soglia ma vincitori in almeno tre collegi uninominali), e non vi sono, come in Italia, raggruppamenti sovrapartitici indicanti le coalizioni.
Secondo la logica della legge elettorale, ogni partito misura la propria forza in maniera indipendente, e solo dopo il voto, una volta ripartiti i seggi, in caso una singola formazione non abbia ottenuto la maggioranza assoluta si da il via alla danza delle alleanze. La realtà dei fatti è tuttavia ben diversa: la coalizione rosso-verde e quella nero-gialla sono delle realtà ormai consolidate nella storia tedesca, e questa divisione a priori dello scacchiere politico si fa sentire anche al momento del voto, e non solo dopo. Per un elettore della CDU avere una FDP al 4,99% equivale ad un centrodestra privato di quel 4,99%, e per queta ragione potrà prendere in considerazione l'idea di votare FDP per non correre il rischio che i naturali alleati si ritrovino sotto soglia. Attraverso uno spostamento di voti all'interno del perimetro del centrodestra, quindi, si evita la scomparsa di un partito dal landtag e l'azzeramento, in termini di seggi, del valore di tutti i suoi voti.

Il voto utile, tuttavia, non è stato appannaggio solo del centrodestra: anche a sinistra si è assistito ad un fenomeno analogo, sia pure più complesso.
La Linke, come accennato, ha dimezzato i consensi, e dei centotrentamila voti perduti dal partito di estrema sinistra una buona parte si è convogliata sulla SPD e sui verdi.
Il fenomeno del voto utile c'è stato anche in questo caso, ma un voto utile tra partiti che spesso si ritrovano in opposizione tra loro, specialmente nella parte occidentale del Paese. Questa permeabilità tra l'elettorato della Linke quella del centrosinistra classico in nome della rivalità con la CDU è sicuramente un fattore significativo da tenere in conto, una realpolitick che può giocare una parte importante nelle consultazioni nazionali del prossimo autunno.

Composizione del Parlamento regionale del Niedersachsen
dopo le elezioni amministrative 2013

Lo spaccato del nuovo parlamento regionale denota la situazione di estremo equilibrio in cui si è venuto a trovare il land dopo queste elezioni. Le maggioranze possibili risultano essere:
  • CDU + SPD (103 seggi)
  • CDU + Grünen(74 seggi)
  • SPD + Grünen (69 seggi)
Come si vede, la matematica punisce la coalizione nero-gialla, e consente alla coalizione ross-verde, il centrosinistra classico, il governo del land con un solo seggio di maggioranza. Malgrado l'eseguità del vantaggio, pare tuttavia questa la soluzione politica più probabile, anche per mandare un segnale forte in vista delle elezioni nazionali.

Composizione del Bundesrat

Il passaggio del Niedersachsen da destra a sinistra ha ripercussioni anche sul Bundesrat. Tra le sedici regioni della Germania, infatti, ora la situazione risulta essere:
  • Sachsen, Hessen e Bayern sono rette dalle forze al governo federale: 15 voti
  • Saarland, Mecklenburg-Vorpommen, Thüringen, Sachsen-Anhalt e Berlin sono rette da forze di governo e opposizione rispetto al governo federale: 18 voti
  • Bremen, Hamburg, Brandeburg, Schleswig-Holstein, Rheinland-Pfalz, Niedersachsen, Baden-Württemberg e Nordrhein-Westfalen sono rette da forze di opposizione al governo federale: 36 voti
Le forze di opposizione, quindi, diventano maggioranza assoluta al Senato tedesco, un risultato di primaria importanza. Escludendo i 4 voti del Brandeburgo, emergono inoltre 32 voti espressamente dati a SPD e Grünen, appena tre in meno della maggioranza assoluta necessaria per il controllo dell'aula.

La sconfitta della Merkel in Niedersachsen, per quanto di misura, è un segnale importante sulla strada delle elezioni politiche del prossimo autunno, elezioni a cui il mondo intero guarda con il fiato sospeso e che potranno essere risolutive - in un senso o nell'altro - nell'evoluzione della crisi economica internazionale.

lunedì 21 gennaio 2013

Dati AGCom dicembre 2012

Logo dell'AGCom

La pubblicazione da parte dell'AGCom dei dati relativi al pluralismo politico-istituzionale di dicembre 2012 consente, oltre che di tirare le somme sull'anno appena trascorso, di iniziare ad affrontare il periodo di campagna elettorale, quando i temi di aderenza alla par condicio diventano per ovvie ragioni ancora più rilevanti.

Il mese di dicembre è stato altamente intenso dal punto di vista politico: si è aperto con il ballottaggio delle primarie PD, è proseguito con la caduta del Governo Monti a causa della defezione del PdL e con l'inizio dell'invasione mediatica da parte di Berlusconi, e si è concluso ancora con il PD protagonista grazie alla primarie per la scelta dei candidati al Parlamento.
A fronte di un periodo così ricco di eventi, secondo quanto riportano i report dell'AGCom (Parte I e Parte II), le ore di informazione politica complessiva sono state 377, un valore molto alto, ma curiosamente non il più alto dell'anno, che resta appannaggio del mese di ottobre. Come dire: gli scandali di Lazio e Lombardia battono l'inizio della campagna elettorale.
A livello annuale, le ore di informazione politica sono state invece 3.220, con una media di circa 268 ore al mese. Il calcolo è falsato dal fatto che a partire dal mese di marzo sono stati nuovi canali televisivi e nuove testate nella rilevazione, rendendo del tutto fuori luogo analisi statistiche di sorta sul tempo che i telegiornali hanno dedicato alla politica.
Ciò che è comunque evidente è che i veri picchi dell'informazione si sono avuti nella seconda parte dell'anno, in concomitanza tanto con gli scandali che hanno travolto Formigoni e Polverini (e che hanno totalizzato tempi da far impallidire lo scandalo leghista di inizio anno) quanto con la caduta del governo e l'inizio della campagna elettorale.

Malgrado le alleanze elettorali che hanno contraddistinto il periodo dell'esecutivo Monti siano ormai superate dalle coalizioni delineatesi con l'apertura della campagna elettorale, per favorire il confronto con i precedenti mesi dell'anno verranno mantenute nell'analisi le distribuzioni dei partiti secondo quanto fatto durante l'anno. Dal mese di gennaio 2013 saranno invece adottati criteri di assegnazioni più aderenti all'attuale scenario politico.

I dati complessivi del 2012 sono reperibili a questo link.

Dati AGCom dicembre 2012

Il dato "forte" del mese di dicembre è indubbiamente la netta risalita del PdL, che con il 27% - un valore più in linea con i tempi del Governo Berlusconi che di quelli del Governo Monti - ottiene la sua terza prestazione dell'anno ma sicuramente la prima legata alle vicende politiche e non a quelle giudiziarie. Cala contestualmente il PD, su valori comunque piuttosto alti, e risale in cattedra anche Monti, dopo una serie di mesi caratterizzati da una progressiva marginalizzazione dalla scena pubblica.

Dati AGCom dicembre 2012 aggregati per
Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

La peculiare situazione di Mario Monti - Presidente del Consiglio senza un vero partito alle spalle e candidato alla riconferma alle prossime elezioni - consente di analizzare i tempi considerati "istituzionali" come veri e propri tempi politici legati all'attività elettorale del premier.
Come si può vedere l'opposizione, formata dai partiti minori che oggi militano nelle principali coalizioni, è ridotta letteralmente all'osso, con il valore più basso di tutto il 2012, segno della marginalizzazione di tali formazioni in questo inizio di campagna elettorale. Il dato è particolarmente importante per la Lega Nord, in quel periodo ancora non legata a doppio filo al PdL: il tira e molla tra Maroni e Berlusconi, in ultima analisi, non sembra aver appassionato così tanto i telegiornali.
In calo anche il tempo istituzionale, da intendersi - grossolanamente - come tempo dedicato a Monti: con il secondo valore più basso del 2012, il Presidente del Consiglio appare afasico e schiacciato dalla preponderanza mediatica dei partiti di maggioranza, PdL e PD. Proprio la maggioranza parlamentare, con poco meno del 56%, ottiene il risultato più alto da inizio anno, segno della ritrovata vitalità del sistema partitico nazionale che sempre si accompagna a nuove elezioni, ma segno anche di un ritrovato coraggio dopo la lunga subordinazione all'esecutivo di Monti della prima parte dell'anno.

nel corso del mese di dicembre, le testate più vicine a Monti sono state TG1 e Rainews, quelle più generose con la maggioranza Studio Aperto e TG4, mentre infine quelle che hanno fornito maggiore spazio all'opposizione si sono rivelate MTVFlash e Rainews24.

Dati AGCom dicembre 2012 aggregati per
area politico-culturale

Esaminando invece l'istogramma dei dati raggruppati per area politica, emerge appieno come lo strapotere della maggioranza sia da considerare come strapotere PdL. Berlusconi torna in TV e la quota del suo partito si impenna, raggiungendo valori altissimi a discapito sostanzialmente del PD, mentre le formazioni minori appaiono tutte stabili, con variazioni inferiori al punto percentuale.
Il dato evidenzia appieno la forza mediatica del Cavaliere: il suo ritorno, ben più che la fiducia tolta a Monti, è stato infatti in grado di scalzare dalla testa dell'interesse mediatico le primarie per la leadership del centrosinistra, e a far passare quasi inosservate quelle destinate alla scelta dei parlamentari.

Esaminando il dettaglio per testata, emerge come il centrodestra abbia letteralmente spopolato su TG5 e Studio Aperto (e sulle reti Mediaset in generale) superando la maggioranza assoluta del tempo politico. Il centrosinistra al contrario ottiene i suoi migliori risultati su TG4 (a sorpresa) e TG3, mentre il centro montiano ha le sue roccaforti in TG1 e TG2.

Dati AGCom 2012 aggregati per mese

Passando infine ai dati evolutivi per anno, emergono appena quattro elementi in doppia cifra: PdL, Presidente del Consiglio, Governo e PD. Non è possibile per nessun elemento individuare dei trend di lunga durata, solo oscillazioni legate ai principali eventi politici intercorsi durante l'anno. Tra le formazioni minori spicca il dato della Lega Nord, per il solo mese di aprile è diventata formazione principale del Paese a causa dello scandalo Belsito.
A livello di curiosità, è interessante osservare che su dodici mesi per sei è stato maggioritario il Presidente del Consiglio, per uno il Governo, per uno la Lega Nord, per tre il PdL e per uno il PD.

Dati AGCom 2012 aggregati per
mese / Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Dati AGCom 2012 aggregati per
mese / area politico-culturale




I grafici che mostrano l'andamento mensile della distribuzione dei tempi televisivi mostrano alcuni elementi salienti.

L'anno 2012 si era aperto con Monti unico e indiscusso protagonista: una classe politica messa all'angolo dalla caduta del Governo Berlusconi e dalla scelta del PD di non affrontare una nuova campagna elettorale si era rifugiata dietro le sottane del Professore in attesa di rifarsi una verginità.
Non è durata molto: tra scandali di ogni tipo già ad Aprile la Lega Nord dominava le testate telegiornalistiche, mentre le amministrative segnavano la ribalta del MoVimento 5 Stelle. Dopo questo spartiacque lo spazio istituzionale ha iniziato progressivamente a ridursi in favore di quello politico, che è diventato maggioritario già da luglio, mentre da settembre la sola maggioranza parlamentare formata da PD, PdL e Terzo Polo ha da sola costituito la maggioranza assoluta del tempo politico in TV.
Scendendo nel dettaglio dei vari schieramenti, non si notano particolari trend, solo picchi di presenza in corrispondenza di eventi mediatici particolarmente significativi (scandali Belsito, Formigoni e Polverini, primarie del centrosinistra, ritorno in TV di Berlusconi).

Dati AGCom 2012 aggregati per testata

Altrettanto significativa è la tabella che riepiloga i dati annuali suddivisi per testata. Sono le formazioni maggiori, PdL innanzi a tutti, ad avere le maggiori discrepanze tra un telegiornale e l'altro, e nonostante questo le gerarchie individuate dai dati medi sono comunque piuttosto consolidate, con appena alcuni accenni di sorpassi e controsorpassi tra PdL, governo e Presidente del Consiglio nei differenti canali. Lo spazio ai due partiti maggiori si attesta intorno al 30% del tempo complessivo, nettamente la maggioranza assoluta se si espungono dal conteggio i tempi dedicati alle istituzioni.

Dati AGCom 2012 aggregati per
testata / Istituzioni - Maggioranza - Opposizione

Dati AGCom 2012 aggregati per
mese / area politico-culturale

I grafici che mostrano i dati annuai divisi per testata evidenziano alcuni andamenti generalizzati che riguardano tutti i TG del Paese, all'interno dei quali poi emergono peculiarità caratteristiche di ciascuna testata.
In primo luogo, TG1, TG2 e SkyTG24 si propongono come le testate maggiormente filogovernative, quelle per cui la quota dedicata alle istituzioni supera il 50% del tempo complessivo.
All'estremità opposta della forbice TG4 e Studio Aperto, che invece consegnano alle forze di maggioranza la maggior parte del tempo.

Per quanto concerne invece lo spaccato del tempo più prettamente politico, il centrodestra risulta maggioritario in tutti i canali ad eccezione ddi Rainews, dove è invece il centrosinistra a prevalere. In termini percentuali, il distacco tra le due coalizioni principali si attesta intorno al 3%, traducibile in una sessantina di ore in termini assoluti. Uno squilibrio certamente inferiore agli anni precedenti ma pur sempre molto rilevante. Entrando nel dettaglio dei singoli canali, quelli maggiormente equilibrati risultano essere TG1 e TG2, mentre le maggiori differenze tra le coalizioni sono sui canali Mediaset, dove il centrodestra si accaparra oltre il 20% in più del centrosinistra.
Si ripresenta quindi la dicotomia tra l'informazione RAI e quella Mediaset, con i canali targati Telecom Italia più vicini al secondo modello che al primo. Il sistema televisivo italiano si rivela una volta di più squilibrato verso una sola parte politica, rendendo quantomai viva e attuale l'esigenza di una legge ben congegnata che regoli il conflitto di interessi e salvaguardi l'equilibrio dei mezzi di informazione.

martedì 15 gennaio 2013

Analisi delle parlamentarie PD (Parte IV)

Logo delle parlamentarie PD

Si conclude in questa quarta ed ultima parte dell'articolo l'analisi delle primarie parlamentari per la scelta dei candidati del Partito Democratico alle elezioni politiche 2013.

Toscana

La Toscana elegge 38 deputati e 18 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 20 deputati e 11 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 18 deputati e 9 senatori, quindi ventisette posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Toscana

La ripartizione dei ventisette seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Firenze --> Simoni Elisa
  • Firenze --> Nardella Dario
  • Pisa --> Gatti Maria Grazia
  • Lucca --> Marcucci Andrea
  • Arezzo --> Donati Matteo
  • Livorno --> Rocchi Maria Grazia
  • Firenze --> Di Giorgi Rosa Maria
  • Massa-Carrara --> Rigoni Andrea
  • Pistoia --> Bini Caterina
  • Siena --> Cenni Susanna
  • Prato --> Biffoni Matteo
  • Firenze --> Fossati Filippo
  • Grosseto --> Sani Luca
  • Pisa --> Fontanelli Paolo
  • Lucca --> Adami Maria Stella
  • Firenze --> Albini Tea
  • Arezzo --> Mattesini Donatella
  • Livorno --> Velo Silvia
  • Firenze --> Parrini Dario
  • Massa-Carrara --> Maffei Barbara
  • Pistoia --> Fanucci Edoardo
  • Firenze --> De Pasquale Rosa
  • Pisa --> Zambito Ylenia
  • Siena --> Dallai Luigi
  • Lucca --> Granaiola Manuela
  • Prato --> Santi Ilaria
  • Firenze --> Ermini Davide
L'alternanza di genere in questo caso premia le donne, dal momento che Becattini a Firenze e Gelli a Pisa devono fare spazio rispettivamente alla De Pasquale e alla Zambito.
La divisione delle province di Firenze, Lucca e Livorno in più circoscrizioni elettorale complica ulteriormente la simulazione, in quanto la popolazione provinciale residente non diventa più l'unico criterio di divisione dei seggi.

I primi due esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero proprio Marco Meacci e Marco Filippi.

I vincenti sono dodici uomini e quindici donne, da dividere in due liste; la Toscana si dimostra quindi una delle pochissime realtà regionali dove le donne hanno superato gli uomini nei posti chiave per un'elezione in Parlamento.
I parlamentari uscenti sono undici, un numero eccezionalmente alto ma che non consente tuttavia a tutti gli uscenti una ridandidatura. Esclusi eccellenti sono infatti Lulli a Prato, Scarpetti a Pistoia, Bolognesi e Filippi a Livorno e Passoni a Firenze. La maggior parte dei candidati papabili di elezione viene da esperienze amministrative locali, in special modo dagli organismi provinciali. L'età media è 48 anni, che spazia tra i 30 di Edoardo Fanucci e i 66 della senatrice uscente Manuela Granaiola.

Come era lecito attendersi, i renziani ottengono qui in Toscana risultati spesso lusinghieri, in special modo a Prato ed Arezzo. Spesso infatti la componente bersaniana del PD ha preferito concentrarsi sull'elezione sicura di un singolo candidato piuttosto che a "fare numero", aprendo così la strada a numerose candidatura renziane nelle posizioni di immediato rincalzo.

I giovani che la Toscana porterà ragionevolmente in Parlamento sono otto, una percentuale intorno al 30% che, unita alle vittorie dei renziani, ben esprime il profondo rinnovamento della classe dirigente PD in questa regione.

Trentino Alto Adige

Il Trentino Alto Adige elegge 11 deputati e 7 senatori. Il sistema elettorale trentino al senato prevede che sei senatori su sette siano eletti tramite un maggioritario semplice, mentre il settimo è eletto sulla base del recupero regionale dei voti non utilizzati.
Diventa quindi impossibile assegnare seggi alla coalizione vincente, tanto più che in questa regione il centrosinistra è alleato con la fortissima formazione locale SVP.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, devono essere vautati quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 6 deputati e tutti e 7 i senatori, quindi tredici posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Trentino Alto Adige

Non è quindi possibile eseguire una ripartizione delle liste, in quanto, soprattutto al Senato, è ancora in via di definizione l'accordo che dovrà portare la coalizione a decidere se candidare esponenti di PD, SEL o SVP nei collegi uninominali.

È tuttavia possibile esaminare il profilo di tutti i candidati alle primarie per trarne le conclusioni riservate ai vincenti delle altre regioni.

Sono stati cinque donne e quattro uomini a sfidarsi, con una parità quindi quasi perfetta tra i sessi. Due gli uscenti, Gnecchi e Froner, e tre le new entry della politica.
L'età media è 52 anni, che vanno dai 31 della Filippi ai 60 della Gnecchi e della Berti.

Proprio la Filippi è l'unica vera giovane della competizione, una percentuale quindi tutto sommato molto modesta rispetto ad altre realtà regionali.

Umbria

L'Umbria elegge 9 deputati e 7 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 5 deputati e 4 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 4 deputati e 3 senatori, quindi sette posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Umbria

La ripartizione degli sette seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Perugia --> Bocci Giampiero
  • Perugia --> Ascani Anna
  • Terni --> Rossi Gianluca
  • Perugia --> Giulietti Gianpiero
  • Perugia --> Cardinali Valeria
  • Perugia --> Bottini Lamberto
  • Terni --> Valli Nicoletta
I sette vincenti sono quattro uomini e tre donne, da dividere in due liste; solo uno dei due deputati si garantisce l'elezione: Bocci a Perugia infatti vince nettamente le primarie nel suo collegio, mentre Trappolino, a Terni, arriva solo secondo, un risultato che potrebbe rivelarsi insufficiente per tornare a Roma. L'età media è 43 anni, che spazia tra i 27 della Ascani e i 56 di Bottini.

Due su nove i giovani umbri che entreranno in Parlamento in queste elezioni: oltre alla giovanissima Anna Ascani, prima donna a Perugia, è doveroso citare anche Gianluca Rossi, che seppur non ancora quarantenne vanta già un'esperienza in consiglio regionale.

Valle d'Aosta

In Valle d'Aosta non si sono tenute primarie: poiché questa regione elegge un solo deputato e un solo senatore, entrambi ricadono nell'appannaggio della segreteria nazionale, che con ogni probabilità valuterà l'accordo con le forze autonomiste da sempre egemoni in regione.

Veneto

Il Veneto elegge 51 deputati e 24 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 28 deputati e 13 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i tre capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di due deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 24 deputati e 11 senatori, quindi trentacinque posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Veneto

La ripartizione dei trentacinque seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Padova --> Naccarato Alessandro
  • Verona --> Zardini Diego
  • Treviso --> Rubinato Simonetta
  • Vicenza --> Ginato Federico
  • Venezia --> Casson Felice
  • Padova --> Narduolo Giulia
  • Verona --> Rotta Alessia
  • Treviso --> Ceschin Daniele
  • Vicenza --> Sbrollini Daniela
  • Venezia --> Murer Delia
  • Padova --> Piva Giancarlo
  • Verona --> D'Arienzo Vincenzo
  • Treviso --> Casellato Floriana
  • Vicenza --> Crimi Filippo
  • Venezia --> Mognato Michele
  • Rovigo --> Crivellari Diego
  • Padova --> Miotto Margherita
  • Verona --> Scapin Clara
  • Treviso --> Tonella Giovanni
  • Vicenza --> Laugelli Emilia
  • Venezia --> Moretto Sara
  • Belluno --> De Menech Roger
  • Padova --> Piron Claudio
  • Verona --> Vallani Stefano
  • Treviso --> De Nardi Barbara
  • Vicenza --> Creazzo Luigi
  • Venezia --> Stradiotto Marco
  • Padova --> Camani Vanessa
  • Verona --> Foglia Federica
  • Treviso --> Zanata Franco
  • Vicenza --> Ballico Meri
  • Venezia --> Busatta Stefania
  • Padova --> Corso Francesco
  • Verona --> Balzo Vanio
  • Treviso --> Arena Carola
I primi esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero Alessandra Sala, Rodolfo Giuliano Viola e Laura Negri. In realtà il Veneto, regione storicamente di destra, è proprio una delle contese più difficili per Italia Bene Comune, e quindi con ogni probabilità il numero degli eletti potrebbe drasticamente ridursi. È difficile, in un contesto bipolare, stimare quanti potrebbero essere gli eletti certi nelle file del PD, ma ipoteticamente si può affermare che la sicurezza del posto in Parlamento non arriva oltre il primo terzo della lista.

Con l'eccezione di Viola, i parlamentari uscenti sono stati tutti riconfermati, anche se la maggior parte dei vincenti di queste primarie appartiene alle istituzioni locali.

Le donne sono sedici contro diciannove uomini, una tra le ripartizioni meno favorevoli al gentil sesso in tutta Italia.
L'età media è 45 anni, che spazia dai 25 di Filippo Crimi ai 65 di Margherita Miotto.

Tra le sorprese più ssignificative delle primarie venete spicca il risultato di Giulia Narduolo, prima donna a Padova, della giornalista Alessia Rotta, prima donna a Verona e di Diego Zardini, vincente assoluto sempre a Verona.
I giovani sono dodici, circa un terzo del totale, un valore piuttosto lusinghiero che manifesta una netta vivacità nel partito.

Il Veneto si dimostra inoltre una delle regioni più favorevoli alla corrente renziana, che qui ottiene ottimi piazzamenti e la possibilità di portare a Roma un discreto numero di eletti.

venerdì 11 gennaio 2013

Analisi delle parlamentarie PD (Parte III)

Logo delle parlamentarie PD

Prosegue in questa terza parte dell'articolo l'analisi delle primarie parlamentari per la scelta dei candidati del Partito Democratico alle elezioni politiche 2013.

Molise

Il Molise elegge 3 deputati e 2 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 2 deputati e 1 senatore spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, resterebbe quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 1 deputato.

Risultati delle parlamentarie PD in Molise

Il seggio spetta, per ragioni di popolazione, a Ruta di Campobasso, ex-presidente della regione.
Solo nel caso in cui Ruta venisse scelto come capolista da Bersani si aprirebbero spazi per altri candidati, in primo luogo Leva di Isernia e la Venittelli di Campobasso.

I risultati delle primarie molisane evidenziano in linea di massima una vittoria delle strutture di potere esistenti, con i candidati più giovani o comunque in rapporto di rottura con i maggiorenti del partito relegati in secondo piano.

Piemonte

Il Piemonte elegge 45 deputati e 22 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 25 deputati e 12 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i tre capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di tre deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 20 deputati e 10 senatori, quindi trenta posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Piemonte

La ripartizione dei trenta seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Torino --> Damiano Cesare
  • Torino --> Bragantini Paola
  • Torino --> Giorgis Andrea
  • Cuneo --> Taricco Giacomino
  • Torino --> Bonomo Francesca
  • Torino --> Lepri Stefano
  • Alessandria --> Borioli Daniele
  • Torino --> D'Ottavio Umberto
  • Novara --> Ferrara Elena
  • Torino --> Rossomando Anna
  • Cuneo --> Manassero Patrizia
  • Torino --> Esposito Stefano
  • Torino --> Fissore Elena
  • Torino --> Tricarico Roberto
  • Asti --> Fiorio Massimo
  • Alessandria --> Bargero Cristina
  • Torino --> Fregolent Silvia
  • Cuneo --> Borrelli Massimo
  • Torino --> Benedetto Silverio
  • Biella --> Favero Nicoletta
  • Novara --> Barini Fabrizio
  • Vercelli --> Bobba Luigi
  • Torino --> Zanoni Magda
  • Verbano-Cusio-Ossola --> Borghi Enrico
  • Torino --> Marino Mauro Maria
  • Torino --> Negri Magda
  • Cuneo --> Gribaudo Chiara
  • Alessandria --> Marubbi Germano
  • Torino --> Lo Russo Stefano
  • Torino --> Grippo Maria Grazia
Il criterio dell'alternanza di genere penalizza addirittura quattro volte le donne in Piemonte: devono infatti cedere il posto Federica Fornaro e Oria Trifoglio ad Alessandria, Marta Giovannini a Cuneo e Franca Biondelli a Novara.

I primi quattro esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero proprio Pietro Marcenaro, Franca Biondelli, Cilluffo Francesca e Marta Giovannini.

I vincenti sono diciassette uomini e tredici donne, da dividere in tre liste; i parlamentari uscenti sono sette, mentre la maggior parte dei papabili di elezione viene da esperienze amministrative locali, in special modo dagli organismi provinciali. L'età media è 48 anni, che spazia tra i 28 di Francesca Bonomo e i 65 dell'ex-ministro Cesare Damiano.

Proprio la riconferma dell'ex-ministro del Governo Prodi è uno dei risultati più importanti del Piemonte, che vede un mix di continuità e rottura nei risultati di queste primarie. Oltre a Damiano, ben figurano gli uscenti Fiorio e Bobba, mentre al contrario sono relegati nelle parti basse della classifica il giovane turco Esposito (che non ripete gli exploit dei suoi compagni di corrente in Lazio e Liguria) e Marino, mentre fanno rumore le sconfitte senza appello di Marcenaro e Morri, che non torneranno sicuramente in Parlamento.

Tra i giovani spicca indubbiamente lo splendido risultato della Bonomo, terza assoluta a Torino, ma non sono da sottovalutare nemmeno le prestazioni della Bargero ad Alessandria e della Gribaudo a Cuneo. La stessa Bragantini, pur essendo una politica ormai navigata, anagraficamente è tutt'altro che anziana. In totale sono dieci su trenta i giovani che il PD spera di portare in Parlamento in Piemonte, una percentuale decisamente alta.

Puglia

La Puglia elegge 42 deputati e 20 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 23 deputati e 11 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di due deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 20 deputati e 9 senatori, quindi ventinove posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Puglia

La ripartizione degli ventinove seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Bari --> Ventricelli Cecilia
  • Lecce --> Bellanova Teresa
  • Foggia --> Bordo Michele
  • Bari --> De Caro Antonio
  • Taranto --> Finocchiaro Anna
  • Brindisi --> Tomaselli Salvatore
  • Bari --> Servodio Giuseppina
  • Lecce --> Capone Salvatore
  • Barletta-Andria-Trani --> Boccia Francesco
  • Foggia --> Gentile Elena
  • Bari --> Antonacci Vito Antonio
  • Taranto --> Pelillo Michele
  • Lecce --> Capone Loredana
  • Bari --> Campanelli Adalisa
  • Brindisi --> Mariano Elisa
  • Foggia --> Mongiello Colomba
  • Bari --> Ginefra Dario
  • Lecce --> Massa Federico
  • Barletta-Andria-Trani --> Mastromauro Margherita Angela
  • Taranto --> Saracino Gloria Anna
  • Bari --> Binetti Gilda
  • Lecce --> Antonica Alessandra
  • Foggia --> Matera Elisabetta
  • Bari --> Grassi Gerolamo
  • Taranto --> Vico Ludovico
  • Brindisi --> Montanaro Vincenzo
  • Bari --> Maugeri Maria
  • Lecce --> Durante Cosimo
  • Barletta-Andria-Trani --> Superbo Michelangelo
Più penalizzati gli uomini delle donne a causa delle regole sull'alternanza di genere: cedono infatti il passo Emiliano e Lofano a Bari e Ressa a Taranto, a fronte delle donne costrette a scivolare dietro a uomini meno votati di loro Messina e Andriano a Barletta-Andria-Trani.
In realtà, applicare alla Puglia il modello che equalizzare SEL all'IdV del 2008 rischia di dare risultati troppo generosi con il PD, se si considera che questa è la regione di Vendola in cui SEL ottiene i propri risultati migliori. Tra coloro indicati come vincenti, quindi, è probabile che gli ultimi della lista dovranno cedere il passo a candidati della formazione vendoliana.

I ventinove vincenti sono quattordici uomini e quindici donne, da dividere in due liste; la Puglia si dimostra quindi una delle regioni più rosa d'Italia, in quanto le donne sono in maggioranza rispetto agli uomini.

Sono molti i parlamentari uscenti, tra cui i nomi più noti sono indubbiamente Anna Finocchiaro, capogruppo PD al Senato, e Francesco Boccia, già sfidante di Vendola alle primarie per le regionali 2010. Non è un parlamentare uscente, ma sicuramente tra i nomi più famosi di questa tornata elettorale è da menzionare Loredana Capone, vice di Vendola alla regione.
A fianco di tante riconferme spuntano però diversi volti nuovi, tra cui spicca la giovane Ventricelli, vincitrice a sorpresa a Bari, ed Elisa Mariano a Brindisi. L'età media è 50 anni, che spazia tra i 27 della Ventricelli e i 63 della deputata uscente Servodio.

Appena tre i giovani eletti in posizioni sicure: oltre alle già citate Ventricelli e Mariano, vi è infatti anche Michele Bordo vincitore a Brindisi, che però ha già una legislatura parlamentare alle spalle.
Se la Puglia si dimostra quindi una regione women-oriented, altrettanto non si può dire sulla sua apertura alle giovani generazioni, che salvo poche eccezioni appaiono relegate alle retrovie.

Sardegna

La Sardegna elegge 17 deputati e 8 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 9 deputati e 4 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 7 deputati e 3 senatori, quindi dieci posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Sardegna

La ripartizione dei dieci seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Cagliari --> Mura Romina
  • Sassari --> Sanna Giovanna
  • Cagliari --> Angioni Ignazio
  • Cagliari --> Dessì Maria Grazia
  • Oristano --> Pes Caterina
  • Nuoro --> Cucca Giuseppe Luigi Salvatore
  • Olbia-Tempio --> Scanu Gian Piero
  • Carbonia-Iglesias --> Cani Emanuele
  • Medio Campidano --> Marrocu Siro
  • Ogliastra --> Loi Giuseppe
La differenza dimensionale tra le province è tale che per garantire un diritto di tribuna a ciascun ente Cagliari e Sassari devono rinunciare ciascuna ad un seggio.

Alcune riconferme tra gli onorevoli uscenti, ma anche clamorose sconfitte: usciranno dalla scena parlamentare infatti il sassarese Guido Melis, l'iglesiente Sanna e i cagliaritani Fadda e Schirru.

Le nuove leve PD provengono invece in particolar modo dalle amministrazioni locali e dagli incarichi di partito a livello regionale, segno della forte identità territoriale che da sempre contraddistingue questa regione.
L'età media è 49 anni, con estremi che vanno dai 43 della Mura ai 59 di Scanu.

Le due liste per Camera e Senato vedranno così nelle posizioni sicure quattro donne e sei uomini, ma il dato eclatante è che non vi sono giovani: come sopra indicato, infatti, il candidato più giovane è il sindaco di Sadalì Romina Mura, vincitrice a Cagliari, quarantatreenne. Sicuramente un vulnus molto grave per il PD sardo, che evidentemente non riesce a né a individuare una componente giovanile significativa, né ad accettare elementi di rottura con un partito che presenta tutti i sintomi della cristallizzazione.

Sicilia

La Sicilia elegge 52 deputati e 25 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 29 deputati e 14 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i tre capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di due deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 25 deputati e 12 senatori, quindi ventisette posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Sicilia

La ripartizione dei ventisette seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Palermo --> Culotta Magda
  • Catania --> Berretta Giuseppe
  • Messina --> Genovese Francantonio
  • Palermo --> Faraone Davide
  • Catania --> Albanella Luisella
  • Agrigento --> Capodicasa Angelo
  • Trapani --> Papania Antonino
  • Palermo --> Piccione Teresa
  • Siracusa --> Zappulla Giuseppe
  • Catania --> Burtone Giovanni
  • Messina --> Gullo Maria Tindara
  • Palermo --> Ribaudo Francesco
  • Ragusa --> Padua Venerina
  • Caltanissetta --> Cardinale Daniela
  • Catania --> Samperi Maria
  • Palermo --> Siragusa Alessandra
  • Agrigento --> Iacono Maria
  • Catania --> Barbagallo Giovanni
  • Messina --> Saitta Antonio
  • Trapani --> Orrù Pamela
  • Palermo --> Apprendi Giuseppe
  • Siracusa --> Amoddio Sofia
  • Catania --> Spitalieri Tania
  • Palermo --> Corpora Francesca
  • Enna --> Crisafulli Vladimiro
  • Messina --> Modica Letteria
  • Palermo --> Russo Antonino
I primi esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero Amanda Catania, Gigi Bellassai e Antonio Moscatt. In realtà, essendo la Sicilia una delle regioni più a rischio per il centrosinistra, le stime qui effettuate peccano sicuramente in eccesso e sarà invece molto probabile che gli eletti democratici siano molti di meno.

Come già altrove, le primarie alternano conferme e sorprese. Sicuramente vi sono molte ombre sulle vittorie dei signori delle preferenze di Messina, Genovese, e di Enna, Crisafulli, quest'ultimo più volte accostato a discorsi su ambienti della criminalità organizzata.
Al contrario fa assolutamente scalpore la cocente sconfitta a Palermo dell'uscente Sergio D'Antoni, già segretario della CISL. Sempre a Palermo stupisce poi la vittoria di Magda Culotta, giovanissimo sindaco di Pollina che strappa così il biglietto per Roma. Significativo, infine, il secondo posto del renziano Faraone, segno come almeno nella provincia del capoluogo le primarie sono state una vera occasione di rinnovamento della classe dirigente.

Le donne sono quattordici contro quindici uomini, una ripartizione quindi equilibrata.
L'età media, al netto dei candidati siracusani per cui il sito ufficiale delle primarie non riporta i dati, è 50 anni, che spazia dai 28 della Culotta ai 65 della Samperi.
I giovani, sempre al netto di Siracusa, sono cinque, un numero piuttosto basso che con Siracusa al più potrebbe salire a sette. Sicuramente pochi per una regione che si evidenzia, salvo le già citate eccezioni, dunque ancora ancorata ai maggiorenti del partito.

martedì 8 gennaio 2013

Analisi delle parlamentarie PD (Parte II)

Logo delle parlamentarie PD

Prosegue in questa seconda parte dell'articolo l'analisi delle primarie parlamentari per la scelta dei candidati del Partito Democratico alle elezioni politiche 2013.

Friuli Venezia Giulia

L'Abruzzo elegge 13 deputati e 7 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 7 deputati e 4 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 6 deputati e 2 senatori, quindi otto posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Friuli Venezia Giulia

La ripartizione degli otto seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Udine --> De Monte Isabella
  • Pordenone --> Zanin Giorgio
  • Udine --> Coppola Paolo
  • Trieste --> Rosato Ettore
  • Udine --> Malisani Gianna
  • Pordenone --> Quas Franca
  • Gorizia --> Brandolin Giorgio
  • Udine --> Pegorer Carlo
Il primo escluso, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbe la senatrice triestina Blazina.
L'alternanza uomo-donna penalizza in Friuli il pordenonese Sonego, che pur con oltre 200 voti in più della Quas deve cedere il passo al sindaco di Andreis in quanto prima donna della classifica.

Gli otto vincenti sono cinque uomini e tre donne, da dividere in due liste; tra queste persone vi sono due parlamentari uscenti e sei esponenti di istituzioni locali. L'età media è 51 anni, che spazia tra i 39 di Coppola e i 62 dei Brandolin.

Le liste friulani presentavano una percentuale di per sé molto bassa di giovani, appena quattro, uno per provincia, e di questi solo l'udinese Coppola, il territorio che offre più eletti, ha possibilità (anche concrete, in effetti) di entrare in Parlamento.
Il fatto che l'età media non sia in ogni caso molto più alta di quella di altre regioni evidenzia come sia in reatà la varianza ad essere piuttosto bassa in Friuli, con una serie di candidati concentrati nella generazione a cavallo dei cinquant'anni.
Contrariamente a molte altre regioni, i Friuli i candidati renziani ottengono buone prestazioni, conquistando diversi seggi sicuri in Parlamento. Questo malgrado il Friuli non fosse indubbiamente una delle regioni in cui Renzi aveva ottenuto le proprie migliori prestazioni durante le primarie per la premiership, segno questo di un'evidente attenzione dell'elettorato alle personalità locali più che alla pura e semplice area di appartenenza.

Lazio

Il Lazio elegge 58 deputati e 28 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 32 deputati e 15 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i tre capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di due deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 28 deputati e 13 senatori, quindi quarantun posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Lazio

La ripartizione dei quarantun seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Roma --> Fassina Stefano
  • Roma --> Tidei Marietta
  • Roma --> Astorre Bruno
  • Roma --> Parente Anna Maria
  • Roma --> Marroni Umberto
  • Roma --> Argentin Ileana
  • Roma --> Orfini Matteo
  • Latina --> Moscardelli Claudio
  • Roma --> Campana Micaela
  • Frosinone --> Scalia Francesco
  • Roma --> Carella Renzo
  • Roma --> Madia Marianna
  • Roma --> Morassut Roberto
  • Roma --> Cirinnà Monica
  • Viterbo --> Mazzoli Alessandro
  • Roma --> Giachetti Roberto
  • Roma --> Gregori Monica
  • Latina --> Amici Maria Teresa
  • Roma --> Lucherini Carlo
  • Roma --> Coscia Maria
  • Frosinone --> Spillabotte Maria
  • Roma --> Ferro Andrea
  • Roma --> Bonaccorsi Lorenza
  • Roma --> Miccoli Marco
  • Roma --> Maturani Giuseppina
  • Roma --> Minnucci Emiliano
  • Roma --> Giardiello Carla
  • Latina --> La Penna Salvatore
  • Roma --> Tocci Walter
  • Roma --> Belletti Elena
  • Frosinone --> Di Nota Antonio
  • Roma --> Lo Fazio Aurelio
  • Viterbo --> Terrosi Alessandra
  • Rieti --> Melilli Fabio
  • Roma --> Valentini Daniela
  • Roma --> Di Stefano Marco
  • Roma --> Della Portella Ivana
  • Roma --> Dolce Massimiliano
  • Latina --> Rosato Giuseppina
  • Roma --> Laurelli Luisa
  • Roma --> Quinto Paolo
L'alternanza uomo-donna penalizza tre volte il gentil sesso in Lazio: devono infatti cedere il posto Donatella Crescenzi e Francesca Gatta a Frosinone e Maria Teresa Petrucci a Roma.

I primi tre esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero proprio Crescenzi e Petrucci, assieme al romano Vincenzo Maria Vita, forse l'escluso più eclatante in quanto senatore in carica.

I vincenti sono ventidue uomini e diciannove donna, da dividere in tre liste; i parlamentari uscenti sono sette, mentre non vi sono vere new entry della politica: tutti i candidati più votati e che possono ragionevolmente sperare in un posto in Parlamento, infatti, hanno già avuto o hanno esperienze politiche e amministrative a livello locale. L'età media è 49 anni, che spazia tra i 32 di Marianna Madia e Salvatore La Penna e i 65 di Maria Coscia.

Il risultato del Lazio è passato alla ribalta naturalmente per la vittoria netta e indiscutibile di Fassina, responsabile economico del PD e principale esponente dell'ala socialdemocratica del PD, una vittoria impreziosita dall'ottimo risultato ottenuto da Matteo Orfini. Si tratta di una vera e propria prova di forza dei Giovani Turchi, che naturalmente non si limita ai risultati romani ma ottiene ottime prestazioni in tutto lo stivale, mostrando un apprezzamento alle primarie paragonabile all'area renziana e lasciando quindi intendere, in nuce, il leit-motiv della battaglia per la segreteria del partito una volta scaduto il mandato di Bersani.

L'età media dei candidati del Lazio è piuttosto bassa, e i giovani ragionevolmente sicuri di un posto in Parlamento sono undici, circa un quarto del totale. In realtà si tratta in massima parte di nomi noti, uno su tutti quello della pupilla di Veltroni Marianna Madia, quindi giovani arrivati al soglio parlamentare più per cooptazione che per fenomeni di rottura rispetto ai rapporti di potere in corso.

Liguria

La Liguria elegge 16 deputati e 8 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 9 deputati e 5 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 7 deputati e 4 senatori, quindi undici posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Liguria

La ripartizione degli undici seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Genova --> Tullo Mauro
  • Genova --> Pinotti Roberta
  • Savona --> Giacobbe Anna
  • Genova --> Basso Lorenzo
  • La Spezia --> Orlando Andrea
  • Genova --> Carocci Mara
  • Imperia --> Albano Donatella
  • Genova --> Pastorino Luca
  • Genova --> Costa Marina
  • Savona --> Vazio Franco
  • Genova --> Vattuone Vito
Come si può vedere, in provincia di Genova Sara Di Paolo si ritrova penalizzata nei confronti di Vattuone per la regola dell'alternanza di genere.

Il primo escluso, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbe Michela Marcone di La Spezia, che in qualche modo per contrappasso rispetto al caso precedente ruberebbe il posto al sindaco di Sarzana Caleo.

Gli undici vincenti sono sei uomini e cinque donne, da dividere in due liste; di questi appena due sono i parlamentari uscenti, tra cui spicca il nome di Roberta Pinotti, che recentemente concorse alle primarie per il posto di sindaco di Genova, arrivando terza; solo Anna Giacobbe, vincitrice a Savona, può considerarsi invece un'autentica outsider della politica. L'età media è 50 anni, che spazia tra i 37 di Lorenzo Basso e i 59 di Mara Carocci.

Non spicca per vicinanza ai giovani la Liguria: solo una persona tra coloro che ragionevolmente possono sperare in un posto in Parlamento ha meno di quarant'anni. Spicca tra i vincenti il nome di Andrea Orlando, responsabile giustizia del PD e volto noto dei Giovani Turchi assieme a Fassina e Orfini.

Lombardia

La Lombardia elegge 101 deputati e 49 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 56 deputati e 27 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i quattro capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di quattro deputati e due senatori da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 49 deputati e 25 senatori, quindi settantaquattro posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Lombardia

La ripartizione dei settantaquattro seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Milano --> Pollastrini Barbara
  • Milano --> Mauri Matteo
  • Brescia --> Cominelli Miriam
  • Bergamo --> Carnevali Elena
  • Milano --> Quartapelle Lia
  • Varese --> Marantelli Daniele
  • Monza-Brianza --> Civati Giuseppe
  • Milano --> Mirabelli Franco
  • Brescia --> Corsini Paolo
  • Milano --> Cimbro Eleonora
  • Como --> Braga Chiara
  • Bergamo --> Sanga Giovanni
  • Pavia --> Ferrari Alan
  • Milano --> Fiano Emanuele
  • Milano --> De Biasi Emilia Grazia
  • Varese --> Gadda Maria Chiara
  • Monza-Brianza --> Ricchiuti Lucrezia
  • Brescia --> Berlinghieri Marina
  • Mantova --> Carra Marco
  • Milano --> Laforgia Francesco
  • Bergamo --> Rocca Carla
  • Cremona --> Fontana Cinzia Maria
  • Milano --> D'Amico Marilisa
  • Lecco --> Tentori Veronica
  • Brescia --> Bazoli Alfredo
  • Milano --> Peluffo Vinicio
  • Como --> Guerra Mauro
  • Varese --> Senaldi Angelo
  • Monza-Brianza --> Rampi Roberto
  • Milano --> Bassoli Fiorenza
  • Bergamo --> Guerini Giuseppe
  • Pavia --> Scuvera Chiara
  • Milano --> Cova Paolo
  • Brescia --> Benini Giovanna
  • Milano --> Gasparini Daniela
  • Lodi --> Guerini Lorenzo
  • Milano --> Casati Ezio
  • Varese --> D'Adda Enrica
  • Bergamo --> Servidati Mirosa
  • Monza-Brianza --> Mosca Alessia Maria
  • Brescia --> Tosa Alberto
  • Milano --> Brembilla Bruna
  • Mantova --> Brioni Fiorenza
  • Como --> Tagliabue Mariapia
  • Milano --> Prina Francesco
  • Bergamo --> Gori Giorgio
  • Sondrio --> Del Barba Mauro
  • Milano --> Puccio Anna
  • Pavia --> Zucchi Angelo
  • Cremona --> Pizzetti Luciano
  • Brescia --> Galperti Guido
  • Varese --> Rossi Paolo
  • Milano --> Messina Gabriele
  • Lecco --> Fragomelli Gian Mario
  • Monza-Brianza --> Farinone Enrico
  • Milano --> Malpezzi Simona
  • Bergamo --> via listino nazionale
  • Brescia --> via listino nazionale
  • Milano --> Martinelli Ettore
  • Como --> Furgoni Paolo
  • Milano --> Cova Ilaria
  • Varese --> Battistini Sara
  • Monza-Brianza --> Buraschi Simona
  • Milano --> Vimercati Luigi
La Lombardia è una regione talmente grande e che elegge talmente tanti parlamentari da rendere impossibile un'analisi dettagliata, rendendo gestibile soltanto un'escursione statistica sui risultati generali, approfondendo solo sui dettagli di particolare interesse.

Sicuramente di grande interesse vi sono i nomi di alcuni vincitori, che alternano, a seconda delle province, conservazione e rinnovamento. Così l'ex-ministro del Governo Prodi Barbara Pollastrini trionfa a Milano mentre Pippo Civati si impone di gran Lunga in Monza-Brianza, l'esperto onorevole Marantelli vince a Varese e le giovani promesse Tentori e Cominelli vincono rispettivamente a Lecco e Brescia.
L'età media si attesta a 47 anni, con estremi che vanno da 28 (Tentori) a 65 (Pollastrini).

I giovani sono una pattuglia molto numerosa: tra quelli con speranze di essere eletti in caso di vittoria di IBC nella regione se ne contano infatti 18, poco sotto il 25%.

Piuttosto interessante infine la distribuzione delle vittorie in relazione all'area politica: i renzianin vincono nel nord e nell'est della regione, laddove la componente bersaniana ottiene le sue migliori prestazioni nell'area meridionale della regione e nel milanese.

La Lombardia sarà la regione chiave per determinare l'esito delle elezioni politiche 2013, soprattutto al Senato. Se infatti in uno schema a due coalizioni la differenza tra vincitore e perdente si attesta ad appena cinque seggi, la situazione cambia radicalmente se la coalizione seconda classificata deve spartire i propri 22 seggi con le forze politiche minori in grado di superare la soglia di sbarramento, rendendo la differenza tra vincitore e secondo classificato stimabile intorno alla quindicina di seggi, una vera e propria enormità.

Marche

Le Marche eleggono 16 deputati e 8 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 8 deputati e 5 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 6 deputati e 4 senatori, quindi dieci posti.

Risultati delle parlamentarie PD nelle Marche

La ripartizione dei dieci seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Ancona --> Lodolini Emanuele
  • Pesaro-Urbino --> Marchetti Marco
  • Macerata --> Manzi Irene
  • Ancona --> Amati Silvana
  • Ascoli Piceno --> Agostini Luciano
  • Pesaro-Urbino --> Fabbri Camilla
  • Fermo --> Petrini Paolo
  • Macerata --> Marinelli Andrea
  • Ancona --> Carrescia Piergiorgio
  • Pesaro-Urbino --> Giovanelli Oriano
Il primo escluso, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbe Beatrice Brignone, di Ancona.
Non vi sono particolari sorprese in queste primarie marchigiane, se non, forse, il pessimo risultato conseguito dal deputato uscente Mario Cavallaro a Macerata, che sicuramente non sarà riconfermato.

Nessun problema invece per gli altri uscenti, Agostini e Giovanelli, anche se quest'ultimo si ritrova in una posizione molto border-line.

Le Marche si distinguono per essere una regione decisamente poco rosa, con appena tre donne nei primi dieci posti.
L'età media è 47 anni, che spazia dai 35 della Manzi e di Lodolini ai 65 della Amati.
I giovani sono 4 su 10, un'ottima percentuale, ed in particolare hanno conseguito notevole successo nella provincia di Macerata, dove anche tra gli esclusi i candidati più giovani hanno ottenuto ottimi risultati.

Per quanto riguarda le espressioni delle correnti, le Marche sono una regione dove i renziani hanno ottenuto i loro migliori risultati, in linea con i dati delle primarie per la premiership, che avevano visto il sindaco di Firenze vincere al primo turno e ottenere comunque valori di consenso elevati anche al ballottaggio.

giovedì 3 gennaio 2013

Analisi delle parlamentarie PD (Parte I)

Logo delle parlamentarie PD

Si sono concluse da pochi giorni le primarie tenute dal Partito Democratico per la scelta dei parlamentari che comporranno le liste elettorali del partito alle prossime elezioni politiche, consultazioni nate dall'esigenza di superare una legge elettorale che toglieva ai cittadini la posssibilità di esprimere preferenze diretta sulla scelta dei candidati relegando la formazione delle liste nelle mani delle segreterie dei partiti e tenutesi il 29 e il 30 dicembre, date molto infelici, a causa della crisi dell'esecutivo Monti generata dal rifiuto del PdL di proseguire l'esperienza di governo fino alla scadenza naturale della legislatura.

Il PD si proponeva di scegliere attraverso le primarie il 90% dei propri candidati, lasciando nelle mani del segretario Bersani il restante 10%. Nella quota riservata, tuttavia, sono compresi tutti i capilista nelle singole circoscrizioni, quindi posti ad elezione sicura.
Come già nel caso delle primarie per l'elezione del candidato premier, le regole hanno causato e stanno tuttora causando alcuni attriti tra i candidati, in particolare per quanto riguarda l'alternanza di genere. Secondo quanto previsto dal regolamento, infatti, era consentito per ciascun elettore una o due preferenze, con l'obbligo, nel secondo caso, di indicare un candidato di sesso maschile ed uno di sesso femminile. Per di più si è deciso di comporre il reale ordinamento delle liste alternando maschi e femmine a partire dall'esponente più votato, con il risultato che in determinati casi la necessità di inserire un candidato di un determinato sesso prevaleva rispetto al numero di voti effettivamente conseguiti, scatenando polemiche come capitato nella querelle felsinea tra Sandra Zampa e Paolo Bolognesi.
A complicare ulteriormente la questione c'è poi il fatto che le candidature del PD erano espresse su base provinciale - o addirittura territoriale, come in Emilia Romagna - laddove le circoscrizioni elettorale hanno confini più vasti, comprendendo più province quando non addirittura un'intera regione, e che le candidature non prevedevano alcuna distinzione tra Camera e Senato.
Con un simile scenario azzardare ipotesi sulla composizione delle liste, senza sapere come i candidati verranno ripartiti tra le due aule del Parlamento e senza poter sapere in che modo verranno ordinati i candidati delle varie province appartenenti alla medesima circoscrizione, diventa oggettivamente impossibile.

Ciò che si può fare, tuttavia, è capire per ciascuna regione chi occupa i "posti sicuri", quelli che danno garanzia di un posto a Roma, e cercare tramite questi di fotografare il partito uscito da queste primarie, forse sottotono rispetto ai grandi appuntamenti dei mesi precedenti ma dagli effetti nettamente più dirompenti grazie alla loro capacità di pesare le varie anime - o per meglio dire correnti - del PD nel futuro Parlamento.

In una serie di articoli verranno quindi esaminati i dati a livello regionale, prendendo l'ipotesi di una vittoria di IBC a livello nazionale e regionale.

Abruzzo

L'Abruzzo elegge 14 deputati e 7 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 7 deputati e 4 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato ed un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 5 deputati e 2 senatori, quindi sette posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Abruzzo

La ripartizione dei sette seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Chieti --> Legnini Giovanni
  • Pescara --> Castricone Antonio
  • Teramo --> Ginoble Tommaso
  • L'Aquila --> Pezzopane Stefania
  • Chieti --> Amato Maria
  • Pescara --> D'Incecco Vittoria
  • Teramo --> Di Sabatino Domenico
I primi esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero Giovanni Lolli e Angelo Pollutri.
Tra gli altri sconfitti illustri, spicca il nome di Marco Verticelli, terzo maschio e sesto totale a Teramo, il cui potentato locale non è indubbiamente bastato a dissipare le ombre della sua gestione amministrativa ai tempi di Del Turco.

I sette vincenti sono quattro uomini e tre donne, da dividere in due liste; tra queste persone vi sono tre parlamentari uscenti, altri tre esponenti di istituzioni locali e uno con incarichi di partito. L'età media è 52 anni, che spazia tra i 38 di Castricone e i 60 del fioroniano di ferro Ginoble.

Tra i giovani, Castricone è il solo che abbia il posto sicuro in Parlamento, mentre per gli altri non vi sono praticamente speranze: Gianna Di Crescenzo è arrivata seconda tra le donne a Chieti, ma questo la pone quarta (anche se quinta in termini di voti) nella lista provinciale, quindi lontana da speranze di elezione. Quinta e sesto a L'Aquila Eleonora Mesiano e Michele Fina; a Teramo Ilaria De Sanctis è la terza donna in classifica (quinta totale) mentre Alberto Melarangelo naviga nelle parti basse della classifica. A Pescara, infine, dove il numero di giovani era particolarmente alto, Francesca Ciafardini si trova in una posizione analoga a quella di Gianna Di Crescenzo di Chieti, mentre ancora più lontani si sono piazzati Alexandra Coppola, Valeria Scotucci, Stefano Casciano e Emanuale Graziano Pavone.

Soprattutto dalla provincia di Pescara è emersa comunque una certa ventata di rinnovamento, con molti - forse anche troppi per evitare una certa dispersione del voto - giovani in corsa che indubbiamente potranno ancora dire la loro alle politiche successive e nel frattempo maturare esperienze amministrative in ambito locale.
Maggiore immobilismo invece dalle altre province, dove i candidati più giovani appaiono solo in posizioni di rincalzo.

Basilicata

La Basilicata elegge 6 deputati e 7 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 3 deputati e 4 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 1 deputato e 2 senatori, quindi tre posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Basilicata

La ripartizione dei tre seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Potenza --> Folino Vincenzo
  • Matera --> Bubbico Filippo
  • Potenza --> Latorraca Angela
Si vede qui l'effetto delle regole del PD sull'alternanza uomo-donna, che spingono Angela Latorraca, consigliere provinciale, malgrado questa abbia preso meno voti di Luongo e Margiotta.

Il primo escluso, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbe proprio Antonio Luongo.
Tra gli altri sconfitti illustri, spiccano i nome di Carlo Chiurazzi e Maria Antezza, senatori che mancano la riconferma, oltre al già citato Margiotta.

I tre vincenti sono due uomini e una donna, da dividere in due liste; tra queste persone vi è un parlamentare uscente e un esponente di istituzioni locali. L'età media è 53 anni, che spazia tra i 45 di Latorraca e i 59 di Bubbico.

La Basilicata si dimostra una regione poco aperta al rinnovamento, e che vede i giovani solo nelle posizioni più basse della classifica. La migliore a Matera risulta essere l'esponente della società civile Vittoria Purtusiello (quarta, seconda donna), mentre a Potenza bisogna arrivare al sesto posto (terza donna) per trovare Lucia Sileo.

Calabria

La Calabria elegge 20 deputati e 10 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 11 deputati e 6 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di un deputato da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 9 deputati e 5 senatori, quindi quattordici posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Calabria

La ripartizione dei quattordici seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Cosenza --> Bruno Bossio Vincenza
  • Reggio Calabria --> Battaglia Demetrio
  • Catanzaro --> D'Attorre Alfredo
  • Cosenza --> Magorno Ernesto
  • Reggio Calabria --> Bindi Maria Rosaria
  • Cosenza --> Covello Stefania
  • Reggio Calabria --> Morabito Giuseppe
  • Catanzaro --> Lo Moro Doris
  • Cosenza --> Villella Bruno
  • Crotone --> Oliverio Nicodemo Nazzareno
  • Vibo Valentia --> Censore Bruno
  • Cosenza --> Capalbo Valeria
  • Reggio Calabria --> Nava Consuelo
  • Catanzaro --> Bova Arturo
Vi sono qui diversi effetti dell'alternanza uomo-donna a livello provinciale: Arturo Bova prevale su Chiara Macrì, Valeria Capalbo su Francesco Laratta, Giuseppe Morabito su Consuelo Nava (comunque in lista in posti sicuri) e Cristina Commisso.

Il primo escluso, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbe proprio Francesco Laratta di Cosenza.

I quattordici vincenti sono otto uomini e sei donne, da dividere in due liste; sono solo tre i parlamentari uscenti, tra cui spicca naturalmente il pezzo da novanta Rosy Bindi; sei persone hanno ruoli amministrativi locali, due hanno incarichi di partito, tre sono degli ex della politica, e una, Valeria Capalbo, è un vero e proprio volto nuovo della politica sebbene figlia di un ex senatore. L'età media è 52 anni, che spazia tra i 36 di Valeria Capalbo e i 74 di Giuseppe Morabito.

Sono tre su quattordici (21%) i giovani che la Calabria porta in Parlamento: D'Attorre a Catanzaro, Covello e Capalbo a Cosenza. Bruciano particolarmente le sconfitta di Chiara Macrì e Cristina Commisso, fuori da un posto certo solo per via delle regole sull'alternanza dei sessi, mentre gli altri giovani appaiono tutti più lontani dalle posizioni che contano.

Malgrado la Calabria sia stata un feudo bersaniano alle primarie per la scelta del candidato premier, spiccano già dalle prime posizioni alcuni renziani, come Battaglia o Magorno.

Campania

La Campania elegge 60 deputati e 29 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 33 deputati e 16 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di tre deputati e due senatori da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 28 deputati e 13 senatori, quindi quarantun posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Campania

La ripartizione dei quarantun seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Napoli --> Tartaglione Assunta
  • Napoli --> Cuomo Vincenzo
  • Salerno --> Bonavitacola Fulvio
  • Napoli --> Valente Valeria
  • Caserta --> Caputo Nicola
  • Napoli --> Piccolo Salvatore
  • Napoli --> Rostan Michela
  • Salerno --> Saggese Angelica
  • Napoli --> Sollo Pasquale
  • Caserta --> Esposito Lucia
  • Napoli --> Armato Teresa
  • Avellino --> De Luca Vincenzo
  • Napoli --> Amato Antonio
  • Salerno --> Valiante Simone
  • Napoli --> Bassa Luisa
  • Napoli --> Impegno Leonardo
  • Caserta --> Abbate Dario
  • Benevento --> Del Basso De Caro Umberto
  • Napoli --> Palma Giovanna
  • Salerno --> Lamberti Rossana
  • Napoli --> Manfredi Massimiliano
  • Napoli --> Gambardella Elisabetta
  • Caserta --> Picierno Giuseppina
  • Napoli --> Paolucci Massimo
  • Salerno --> Iannuzzi Tino
  • Avellino --> Paris Valentina
  • Napoli --> Carloni Annamaria
  • Napoli --> Piccolo Giorgio
  • Salerno --> Capozzolo Sabrina
  • Caserta --> Graziano Stefano
  • Napoli --> Mazzei Alfredo
  • Napoli --> Milo Regina
  • Napoli --> Russo Giuseppe
  • Salerno --> Cuomo Antonio
  • Napoli --> D'Angelo Angela
  • Caserta --> Sgambato Camilla
  • Napoli --> Caiazzo Michele
  • Avellino --> Famiglietti Luigi
  • Benevento --> Renzi Ada
  • Napoli --> Fiore Anna
  • Salerno --> Fusco Serafina
Sono molti i casi di spostamenti di lista legati all'alternanza uomo/donna a livello provinciale, spostamenti che si trasformano in uscita dalla quota di elezione in caso di vittoria alle elezioni per Antonio Borriello e Mario Iervolino a Napoli e Andria Alfonso a Salerno.

I primi cinque esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero Carlo Marino di Caserta, Andria Alfonso di Salerno e Mario Iervolino, Maria Rosaria Liguori e Antonio Borriello per quanto riguarda Napoli.
Tra gli altri esclusi di rango, da rilevare il deputato Mario Pepe, il già citato senatore Andria Alfonso, l'ex sindaco di Pomigliano Michele Caiazzo e il consigliere comunale Antonio Borriello, questi ultimi due fedelissimi di Bassolino.

I quarantuno vincenti sono ventuno uomini e venti donne, da dividere in tre liste poiché alla Camera la Campania è suddivisa in due circoscrizioni, la prima comprendente la provincia di Napoli e la seconda relativa al resto della regione.
I parlamentari uscenti riconfermati sono Vincenzo De Luca, Giuseppina Picierno, Stefano Graziano, Salvatore Piccolo, Teresa Armato, Luisa Bossa, Annamaria Carloni (moglie di Bassolino, arrivata in una posizione tutt'altro che invidiabile), Fulvio Bonavitacola, Tino Iannuzzi e Antonio Cuomo. La maggior parte dei candidati proviene da esperienze di amministrazione locale, mentre i veri volti nuovi arrivati in politica paiono essere Camilla Sgambato e Anna Fiore.
L'età media è 47 anni, che spazia tra i 26 di Sabrina Capozzolo e i 66 di Giorgio Piccolo.

La Campania offre come percentuale di giovani un eccellente 33%: esattamente un terzo dei vincitori delle primarie è espressione di un ricambio generazionale importante, che vede i giovani non solo conquistarsi un adeguato numero di posti, ma anche in posizioni decisamente elevate nella classifica - e quindi in lista: Paris e Famiglietti si piazzano seconda e terzo ad Avellino, Picierno è terza a Caserta, Valente è terza a Napoli, Saggese e Valiante seconda e terzo a Salerno. Caserta e Benevento si mostrano le aree campane meno aperte al cambiamento, e se per la seconda è possibile trovare una giustificazione nel basso numero di posizioni utili, per la prima si tratta proprio di una precisa scelta politica.

Emilia Romagna

L'Emilia Romagna elegge 45 deputati e 22 senatori. Di questi, nell'ipotesi che non vi siano extra-seggi, 25 deputati e 12 senatori spettano alla coalizione vincente.
Considerando i due capilista scelti da Bersani, e l'ipotesi cautelativa di due deputati e un senatore da dividere con SEL (come nel 2008 avvenne con l'IdV), resterebbero quindi, in caso di vittoria del centrosinistra in questa regione, 22 deputati e 10 senatori, quindi trentadue posti.

Risultati delle parlamentarie PD in Emilia Romagna

La ripartizione dei trentadue seggi, se si tenesse conto della popolazione residente al censimento, dovrebbe essere:
  • Bologna --> De Maria Andrea
  • Modena --> Richetti Matteo
  • Reggio Emilia --> Incerti Antonella
  • Bologna --> Fabbri Marilena
  • Parma --> Maestri Patrizia
  • Forlì-Cesena --> Di Maio Marco
  • Ravenna --> Idem Josefa
  • Ferrara --> Bratti Alessandro
  • Modena --> Guerra Maria Cecilia
  • Bologna --> Broglia Claudio
  • Rimini --> Petiti Emma
  • Piacenza --> De Micheli Paola
  • Reggio Emilia --> Marchi Maino
  • Bologna --> Ghedini Rita
  • Modena --> Vaccari Stefano
  • Parma --> Pagliari Giorgio
  • Bologna --> Lo Giudice Sergio
  • Forlì-Cesena --> Lattuca Enzo
  • Ravenna --> Pagani Alberto
  • Ferrara --> Bertuzzi Maria Teresa
  • Reggio Emilia --> Pignedoli Leana
  • Modena --> Pini Giuditta
  • Bologna --> Lenzi Donata
  • Rimini --> Arlotti Tiziano
  • Parma --> Morini Mara
  • Piacenza --> Bergonzi Marco
  • Bologna --> Montroni Daniele
  • Modena --> Baruffi Davide
  • Forlì-Cesena --> Zanetti Veronica
  • Reggio Emilia --> Gandolfi Paolo
  • Ravenna --> Mara Roncuzzi
  • Bologna --> Bolognesi Paolo
La peculiarità delle primarie emiliane, che ha riguardato le province di Bologne e Forlì-Cesena, riguarda il fatto che sul territorio provinciale sono state create più circoscrizioni per favorire la rappresentanza territoriale, complicando ulteriormente i calcoli necessari per capire la determinazione delle classifiche.

I primi tre esclusi, da ripescare in caso di extra-seggi o pessimi risultati di SEL, sarebbero Sandra Zampa di Bologna, Giancarlo Malacarne di Ferrara e Manuela Ghizzoni di Modena.
Tra gli altri esclusi di rango spicca il deputato renziano Salvatore Vassallo e il senatore della CGIL Paolo Nerozzi, il consigliere comunale di Bologna Zacchiroli e la deputata modenese Mariangela Bastico, oltre alla deputata riminese Elisa Marchioni.

I trentadue vincenti sono diciassette uomini e quindici donne, da dividere in due liste.
Sono molti i parlamentari uscenti riconfermati: Rita Ghedini, Donata Lenzi, Alessandro Bratti, Maria Teresa Bertuzzi e Maino Marchi. Ancora di più, naturalmente, sono gli eletti con responsabilità amministrative a livello locale o di partito, mentre i veri volti nuovi della politica sono tutto sommato pochi: Paolo Bolognesi, Enzo Lattuca e Patrizia Maestri.
L'età media è 46 anni, che spazia tra i 25 di Enzo Lattuca e i 68 di Paolo Bolognesi.

L'Emilia Romagna offre una percentuale di giovani piuttosto bassa, appena nove su trentadue. Sono evidenti le discrepanze tra le province della regione: infatti ve ne sono tre (su tre) a Forlì-Cesena, tre a Modena, uno a Parma, uno a Piacenza e uno a Ravenna, mentre le altre province, tra cui spicca in negativo il capoluogo regionale, puntano decisamente su parlamentari di età più alta.

Per quanto riguarda le espressioni delle correnti, particolarmente penalizzati appaiono i popolari e i cattolici, mentre stravince l'area bersaniana. Da segnalare l'ottimo risultato di Richetti, uno dei principali sostenitori di Matteo Renzi.
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