sabato 9 aprile 2011

Caso Tedesco: qualcosa sta cambiando?

Alberto Tedesco (Misto)

Qualcosa sta cambiando nella classe politica italiana?
Nella tarda serata del 5 aprile la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato della Repubblica ha votato a maggioranza per l'arresto del senatore pugliese Alberto Tedesco (Misto, autosospesosi dal PD). I giochi non sono ancora fatti, la parola passa ora all'Aula, ma la notizia ha comunque un certo peso: dopo essere stati abituati dalle varie votazioni sui casi Cosentino, Caliendo o Berlusconi a vedere i politici approfittare dei privilegi derivanti dallo status di parlamentari, il rifiuto di negare l'arresto al senatore Tedesco spicca in maniera positiva, non per mero giustizialismo ma perché finalmente un membro della cosiddetta Casta verrà - se il voto sarà confermato dall'Assemblea - messo alla pari ad un cittadino comune nel suo rapporto con la legge.

Esaminando la composizione del voto in Giunta, tuttavia, si aprono ampi margini di considerazione e riflessione per come il voto è stato raggiunto.
Nella tabella che segue vengono riportati i dettagli della votazione della giunta; poiché la mozione - relatore Balboni (PdL) - riguardava il rifiuto all'arresto ed i voti sono riferiti al parere dei membri della giunta rispetto alla mozione stessa, i voti indicati come "favorevoli" sono da intendersi come contrari all'arresto di Tedesco e viceversa.


ContrariFavorevoliAstenutiAssenti
Adamo (PD)Balboni (PdL)Follini (PD)Izzo (PdL)
Casson (PD)Fazzone (PdL)Mazzatorta (LN)
D'Alia (UdC)Malan (PdL)Torri (LN)
Leddi (PD)Mugnai (PdL)
Legnini (PD)Orsi (PdL)
Li Gotti (IdV)Piscitelli (CN)
Lusi (PD)Saro (PdL)
Marinaro (PD)Sarro (PdL)
Mercatali (PD)Tancredi (PdL)
Sanna (PD)


Come si vede la vittoria del fronte dei contrari alla mozione è stata risicata, per 10 a 9, ed è stata possibile solo per la concomitanza di alcuni fattori fondamentali.
Da un lato l'opposizione ha dimostrato straordinaria compattezza: a parte Follini, presidente della giunta, tutto il PD ha votato compatto contro la mozione, e ai voti democratici si sono aggiunti quelli di tutta l'opposizione, IdV e UdC. Dall'altro lato la maggioranza si è spaccata tra un PdL che - a parte l'assente Izzo - ha votato a favore della mozione e una Lega Nord che al momento del voto ha abbandonato l'aula.

In realtà ogni gruppo parlamentare era pienamente consapevole del fatto che il voto sarebbe stato, proprio per le sue caratteristiche, un osservato speciale tra i più attenti analisti politici italiani, e aveva messo in atto strategie volte a capitalizzare il massimo consenso mediatico in una gara in cui il senatore Tedesco aveva ormai ben poco a che vedere.
L'attesa per la votazione era tutta per il Partito Democratico, chiamato ad una prova di coerenza verso il proprio elettorato e soprattutto verso i tanti delusi persi per strada: dopo essersi presentato come una formazione attenta ai temi della legalità nei casi Cosentino o Caliendo, era alta l'attenzione sull'atteggiamento che avrebbe tenuto il PD quando l'arresto era richiesto per un proprio rappresentante.

Proprio sulle indecisioni e sulle lacerazioni che i democratici avevano mostrato di avere nei giorni precedenti alle votazioni, presentando richieste di rinvii e audizioni di Tedesco, aveva puntato tutto il PdL: votando in maniera compatta a favore della mozione, sarebbero bastati pochi SI tra i democratici affinché la richiesta di arresto venisse respinta. In quella situazione, con un po' di enfasi mediatica, sarebbe stato facile mettere in evidenza le contraddizioni del Partito Democratico ed accusarlo di doppiogiochismo e moralismo a comando.

L'uscita dall'aula degli esponenti della Lega Nord - assieme ad Izzo - è stata forse la tattica migliore per gli esponenti del partito di Umberto Bossi. Come si vede dalla composizione della giunta, PdL, Lega e CN sono in grado di mettere assieme la maggioranza assoluta dei voti della commissione. Un voto coeso della maggioranza parlamentare sarebbe quindi in grado di far passare qualsiasi mozione, ma se la Lega avesse votato assieme al PdL contro l'arresto di Tedesco non sarebbe stato possibile per la maggioranza far ricadere alcuna responsabilità sui democratici, vanificando quindi la strategia messa a punto. Per i leghisti, alle prese con crescenti mal di pancia nella propria base elettorale a causa dell'appoggio alle leggi a favore della Casta se non smaccatamente ad personam del PdL, il non partecipare alla votazione è stato un modo per non avallare direttamente il salvataggio dell'ennesimo esponente della Casta e al tempo stesso partecipare alla trappola ordita dalla maggioranza.

La maggioranza si era quindi messa nella condizione di poter essere battuta - condizione necessaria per accusare l'opposizione di incoerenza - ma soltanto nel caso in cui la minoranza avesse dimostrato compattezza totale. Con una sola defezione la mozione sarebbe stata approvata e sarebbe stato espresso parere negativo sull'arresto di Tedesco.
Le tre forze di opposizione invece si sono dimostrate invece straordinariamente compatte: con l'eccezione del presidente della giunta Marco Follini (PD), astenuto come da prassi, tutti gli esponenti di PD, UdC e IdV hanno espresso parere contrario alla mozione, riuscendo a centrare quindi l'unico risultato utile per bocciarla e ritorcendo contro la maggioranza la trappola da questa ordita.

Naturalmente i giochi non sono ancora chiusi: la parola passa infatti adesso all'Aula del Senato, dove, almeno dalle prime dichiarazioni di Cicchitto, il PdL pare intenzionato a ripetere il gioco visto in giunta, probabilmente sperando che su numeri maggiori di persone coinvolte nel voto sia più facile trovare dei dissidenti nelle file democratiche.
Resta però dopo il risultato della votazione in giunta l'impressione che PD e PdL siano da oggi un po' meno uguali, e che il tema della legalità e dell'eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge possa aver attecchito anche nei fatti - e non solo negli slogan - nel DNA del Partito Democratico.

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