giovedì 1 settembre 2011

Dietrologie sulla lettera di Penati al PD

Filippo Luigi Penati (PD)

Il terremoto scatenato dalla vicenda Penati rischia di essere - molto più che il caso Tedesco, addirittura più dell'ormai storico "abbiamo una banca" di Fassino nel 2005 - una ferita mortale ad uno dei capisaldi della politica identitaria del Partito Democratico, la pretesa di diversità morale rispetto al Popolo della Libertà dei Milanese, dei Dell'Utri e dei Previti.
Filippo Luigi Penati non è solo una delle figure più in vista del PD - ex sindaco di Sesto San Giovanni, ex Presidente della Provincia di Milano - ma occupa ruoli di rilievo nell'organigramma del partito, essendo stato, come si legge nel suo sito, coordinatore della mozione Bersani in occasione delle elezioni primarie 2009 e successivamente responsabile della segreteria politica del nuovo segretario. Proprio la vicinanza a Pierluigi Bersani è un altro fattore di allarme ed inquietudine: se i reati contestati a Penati fossero confermati da un processo e da una sentenza di colpevolezza, sarebbe infatti estremamente difficile pensare che il segretario nazionale del partito possa essere a sua volta così estraneo ai fatti.

La lettera che Penati ha scritto alla direzione provinciale di Milano del PD, in cui il politico lombardo afferma di non volersi avvalere della prescrizione in caso di rinvio a giudizio, è quindi da considerarsi una vera e propria boccata d'ossigeno per l'immagine del partito; lo stesso Bersani ha già applaudito alla scelta di Penati, come riporta l'agenzia di stampa TMNews: [Penati] ha fatto tutti i passi indietro che poteva fare, si legge infatti nelle dichiarazioni del segretario PD, che approfitta dell'occasione anche per ribattere sul tema della diversità tra destra e sinistra sul tema della questione morale: Spero che prima o poi quanlcuno di questi commentatori che seguano la vicenda chiedano anche a Berlusconi, Verdini, Scajola, Milanese... come si stanno comportando? Stanno facendo dei passi indietro? Credo che noi abbiamo un altro modo.

La lettera di Penati assolve dunque allo scopo di vetrina per il rilancio del tema della questione morale da parte del Partito Democratico, in un momento in cui il caso dell'ex presidente della provincia di Milano aveva letteralmente oscurato - dal punto di vista mediatico - analoghe vicende giudiziarie in campo pidiellino, vedi i casi Scajola e Milanese; in seconda battuta, la concomitanza temporale delle indagini su Penati con quelle degli esponenti del PdL consente di mettere in evidenza e comparazione le differenti reazioni dei politici indagati, e in questo contesto la lettera costituisce quasi una sfida a tutti gli indagati del PdL a fare lo stesso; infine le dichiarazioni rese da Penati placano almeno in parte i malumori di una base sempre più scoraggiata e tacitano i commenti dell'area più intransigente del panorama politico del Paese ascrivibile al MoVimento 5 Stelle o a Il Fatto Quotidiano relativi al classico mantra del "pidimenoelle". Un colpo mediatico non indifferente, quindi, anche se poi dovrà essere messo alla prova dei fatti.

Tuttavia, la lettera di Penati non è un semplice pro-forma, e non assolve al solo scopo di togliere il PD dalle strette in cui si trovava e ridare linfa alle sue argomentazioni sul tema della questione morale. L'ex presidente della provincia di Milano nel suo intervento racconta infatti anche la propria verità, e fa emergere alcuni aspetti che fanno pensare, se non all'usurato concetto di giustizia ad orologeria, quantomeno ad angoli ancora oscuri nella vicenda.

Tag cloud della lettera di Penati

Il tag cloud della lettera mette in evidenza i termini maggiormente utilizzati da Penati, e se è vero che la retorica - gli "anni" passati da amministratore, il richiamo alla "politica" e ai "fatti" - pare dominare il messaggio, le parole legate alla sua avventura giudiziaria non sono certo assenti dall'immagine: "Sesto", "Pasini", "indagine", "sindaco", "Falck" e "processo" evidenziamo come il testo di Penati non possa essere liquidato come mera retorica e meriti invece un'analisi dal punto di vista del contenuto.

La prima metà della lettera consiste in una dichiarazione di valori da parte dell'esponente PD ed in una breve cronistoria della sua carriera politica e amministrativa; da un lato c'è naturalmente l'escamotage psicologico di generare fiducia nel lettore, dall'altro si tratta invece di una contestualizzazione necessaria per affrontare il tema giudiziario, relativo agli anni in cui Penati era sindaco di Sesto San Giovanni.
Nella seconda parte della lettera Penati si dedica invece ad una sorta di difesa nel merito dalle accuse che gli sono state rivolte, evidenziando di fatto quali saranno, nel caso si arrivasse a processo, le proprie linee-guida, ovvero le incongruenze temporali dei fatti su cui sarebbero state pagate le tangenti.
Ma la lettera contiene anche una serie di dettagli che, magari irrilevanti in un'aula di tribunale, non possono non suscitare interrogativi: perché Pasini ha aspettato oltre dieci anni a denunciare l'illecito di cui sarebbe stato vittima? È un caso che lo abbia fatto proprio ai limiti della prescrizione (prescrizione che, anche per il reato originale di concussione, non sarebbe stata comunque lontana)? È un caso che lo stesso Pasini sia stato candidato sindaco a Sesto San Giovanni per il centrodestra?
Infine, Penati risponde alle pesanti critiche di lo vede come un altro prescritto eccellente, facendo passare quello che è il messaggio più forte della lettera: il rifiuto della prescrizione, se mai si arriverà ad un processo. A tale proposito riporta un precedente processo alla fine degli anni '90 in cui venne assolto, ma l'esempio, pur lodevole, non è corretto in quanto non era ipotizzabile in quel caso l'utilizzo della prescrizione.

La lettera di Penati è olio sul mare in tempesta in cui si agitava il PD negli ultimi giorni, e di fatto ha avuto il potere di placare e sedare le polemiche più vigorose; ma l'elettorato di sinistra non dimentica facilmente, e le nuove tecnologie di comunicazione sempre più spesso sono in grado di mettere i politici dinanzi alle loro affermazioni: se Filippo Penati, anche a distanza di anni, si nasconderà dietro alla prescrizione è molto facile che quell'olio che oggi calma le acque si trasformi in un incendio...

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