domenica 22 gennaio 2012

Intervista a Giuseppa Davi Seranella

Giuseppa Davi Seranella


Nell'immaginario collettivo, le auto blu sono considerate forse il più odioso tra i privilegi della politica, e hanno fatto scalpore i recenti provvedimenti adottati dal Governo Monti, in continuità con le azioni legislative del precedente esecutivo, volti a limitare l'utilizzo delle auto di servizio.
Abbiamo il piacere di poter intervistare Giuseppa Davi Seranella, Segretario Generale del SIAR (Sindacato Italiano Autisti di Rappresentanza), per offrire una percezione inedita sul tema e probabilmente complementare a quanto generalmente percepito dal senso comune.

Segretario, come prima domanda le chiederei se si ritrova nei dati raccolti della Formez PA e diffusi dal Governo, che vedono un totale di circa 72.000 vetture di rappresentanza presenti nel Paese a fine 2010, suddivise in circa 12.000 auto “blu” e “blu-blu”, dotate di autista, e 60.000 auto “grigie”, senza autista.
È necessario distinguere, cʼè molta confusione sullʼargomento nellʼopinione pubblica. Una cosa sono le cosiddette auto blu, guidate dalle forze dellʼordine, quelle percepite nellʼimmaginario collettivo come status symbol dei potenti, mezzi potenti dotati di lampeggiante e paletta, in cui cʼè un “servizio” h 24 con costi altissimi, parliamo di circa 1.000 unità.
Altra cosa sono i mezzi di rappresentanza degli organi istituzionali, non dei politici, in cui cʼè un uso legato allʼorario comune di lavoro (composto da circa 3.000), ed altro ancora sono i mezzi a disposizione delle pubbliche amministrazioni per il settore della logistica, che sono la stragrande maggioranza, circa 40.000 unità.

In particolare, trova corretto confrontare questo numero con quello delle auto di rappresentanza degli altri Paesi, che vede l'Italia ai vertici di questa peculiare classifica, oppure vi sono altri elementi da tenere in considerazione?
Guardi, i nostri legali hanno provveduto a fare una diffida nei confronti dellʼAssociazione “Contribuenti.it”, la fonte che ha diramato in questi anni dei dati completamente falsi e mai confermati sul numero delle auto blu, numeri folli che parlavano di 600.000 e più auto blu in Italia; in pratica è stato uno stratagemma per farsi pubblicità, comportamento alquanto discutibile, ma che ha trovato nei mass media una sponda in assenza di dati ufficiali, che adesso – speriamo – a causa della presenza dei dati del ministero della funzione pubblica, sia trattata da quello che è: una menzogna. Purtroppo nella gente è ormai radicata la notizia, lo hanno sentito in tutti i telegiornali e sulla stampa per anni, sarà difficile far cambiare opinione.

Nel comunicato da voi diramato avete espresso alcune perplessità riguardanti l'azione legislativa intrapresa prima da Berlusconi e poi da Monti nel tentare di limitare la spesa per le auto di rappresentanza, pur condividendo la necessità di un intento collaborativo che veda ciascuna categoria prendersi la propria parte di sacrifici nell'attuale periodo di crisi. Precisamente, quali sono le proposte del SIAR in tal senso?
Le perplessità che abbiamo espresso riguardano, in estrema sintesi, due aspetti.
Il primo si riferisce ai destinatari di tali provvedimenti: come spiegato in precedenza, riguardano le auto di rappresentanza e di servizio e non le auto blu, intese come quei veicoli messi a disposizione di chi, per carica o per esigenze di tutela, ha una scorta, che per legge può essere svolta solo dalle forze dellʼordine. Ebbene il settore della sicurezza pubblica è escluso dai provvedimenti normativi, non serve che aggiunga altro. Ma va a colpire i mezzi usati dalle amministrazioni pubbliche nei servizi ai cittadini e in alcuni casi quando i rappresentanti degli enti si spostano per presenziare alle riunioni.
Secondariamente abbiamo collaborato alla presentazione di disegni di legge, presentati da quasi tutte le forze politiche, sia di maggioranza che opposizione, nei quali si prevedesse la regolamentazione della figura dellʼautista di rappresentanza, uno strumento per evitare che i politici si facciano assegnare delle scorte, oppure si portino degli “amici”, dato che è previsto uno specifico esame di abilitazione, il che, ovviamente, non consentirebbe l'accesso a coloro i quali, per amicizia, avrebbero tutto lʼinteresse a restare in silenzio nel caso in cui gli venissero chiesti servizi non legittimi, per esempio un uso personale del mezzo. Lʼistituzione di questa figura riempirebbe le questure e i comandi delle forze dellʼordine, lasciando la possibilità ai poliziotti di fare il loro lavoro, e non quello nostro, in più limiterebbe la possibilità di soprusi: in questo momento chiunque, nella pubblica amministrazione, può fare lʼautista; il poliziotto, il commesso, il bidello, lʼimpiegato, basta che abbia la patente e delle amicizie!
Si parla sempre di auto ma mai di chi le guida. Rovesciamo il problema, per risolverlo: se sappiamo chi le guida, sappiamo anche quante sono. La trasparenza, oggi, dov'è?

Tra le criticità segnalate dal SIAR vi sono le potenziali ripercussioni sull'industria automobilistica, in effetti inevitabili in caso di contrazione del mercato delle auto blu e di immissione sul mercato di un grosso quantitativo di automobili in grado di aumentare sensibilmente lʼofferta. Le rassicurazioni offerte dal premier Monti relative all'acquisto di marche italiane non vi paiono sufficienti, almeno nell'ottica di limitare i danni al settore manufatturiero?
Con le strette determinate dal DPCM del 3 agosto e, ancor di più, con, se sarà confermato, lʼattuale rielaborato dal Governo Monti, lʼuso del mezzo di servizio sarà – in pratica – non più possibile.
Le ovvie conseguenze saranno che le pubbliche amministrazioni non acquisteranno/ noleggeranno più nuove autovetture, e saranno “costrette” a mettere allʼasta gli attuali autoveicoli se in proprietà, oppure restituire i mezzi presi a noleggio, pagando le relative penali alle società di noleggio.
Parliamo di marche italiane? Ma quali! La FIAT ha già un piede fuori dallʼItalia… Maserati o Ferrari? Abbiamo visto recentemente le reazioni, giuste a nostro avviso, sullʼacquisto di 19 Maserati fatte dal Ministero della Difesa. Al di là di questo condividiamo lʼidea di circolare con mezzi del nostro paese, anche per dare una mano a tutto l'indotto relativo, sia il settore manifatturiero che, non dimentichiamo, tutti i settori che direttamente o indirettamente vivono con il settore dell'auto, già in fortissima difficoltà, saranno penalizzati.

Sempre sul tema del mercato automobilistico, il problema del costo dello Stato in termini di penali è indubbiamente rilevante, ma circoscritto nel tempo. Soluzioni alternative come mantenere le auto fino al termine della durata dei contratti, pagando quindi per il loro mantenimento, costituirebbero veramente un risparmio per le casse dello Stato rispetto alla linea adottata dal Governo?
La questione è complessa: sicuramente usare i mezzi pubblici vuol dire risparmiare, e di questi tempi crediamo sia indispensabile farlo, non condividiamo, però, lʼaccanimento nei nostri confronti, sia dei giornalisti che nellʼopinione pubblica. In fin dei conti la spesa destinata al nostro settore equivale allo 0,01% della spesa pubblica, attualmente di circa 800 miliardi di euro. Si informi su quanto spende la PA in carta, per esempio, oppure nei risarcimenti ai cittadini per inefficienza, vedi i rimborsi per i processi “lenti”, milioni di euro buttati al vento, oppure opere nel settore dell'edilizia mai finite. Si convincerà che è ormai una questione che si è sclerotizzata.

Il tema forse più spinoso sollevato dal comunicato SIAR riguarda la ricollocazione del personale. I dati della Formez PA, tuttavia, evidenziano come le auto di servizio dotate di autista siano meno del 20% del totale. Dai dati in vostro possesso, è già possibile capire quanto incideranno le nuove norme sulle auto dotate di autista, in modo da quantificare correttamente il fenomeno e valutarne i costi rispetto al mantenimento dell'attuale situazione?
Una stima precisa è difficile farla, le stime della funzione pubblica parlano di circa 13.000 autisti nella pubblica amministrazione, aspettiamo il 20 gennaio per i dati definitivi, considerato il fatto che i corsi hanno un costo che va da 500 a 5.000 euro circa, parliamo di una spesa stimabile di 30 milioni di euro.

Anche confrontando la situazione degli autisti con quella di altre categorie oggi a forte rischio disoccupazione, non vede la possibilità di formazione e ricollocazione offerta dallo Stato comunque come una forma di garanzia dei lavoratori?
Sì, tra l'altro è un obbligo di tutti i dipendenti pubblici, e in considerazione del fatto che la situazione odierna del mercato del lavoro sia drammatica, ci siamo sempre astenuti dal fare azioni di protesta in piazza o scioperi, azioni tra l'altro assolutamente non condannabili. Le nostre richieste sono legittime, ma portiamo rispetto nei confronti di chi non trova o perde il lavoro, ci sembra giusto dare un contributo, anche piccolo, al miglioramento dell'Italia e delle condizioni lavorative degli autisti che sono, comunque, lavoratori.

Una sensazione molto diffusa nell'opinione pubblica vede il mondo delle auto blu come un mercato artificialmente drogato, protetto da un ceto politico intenzionato a dispensarsi privilegi senza reale necessità di utilizzo; per questa ragione accoglie il taglio delle auto blu come un doveroso ritorno alla normalità. Come cambia, se cambia, questa interpretazione del fenomeno, vista dagli autisti?
Analizzando le risposte date in precedenza credo di aver già risposto, comunque siamo i primi, sembrerà strano ma è così, che vogliono che una normale necessità di spostamento non diventi uno strumento di arroganza dei politici senza scrupoli; che sia regolamentata meglio, non consentendo più a quattro raccomandati “amici” dei politici di rovinare la categoria, a cui basta avere un lampeggiante sulla macchina per credere di poter fare gli sceriffi sulle strade.

Ringraziamo e salutiamo il segretario Seranella per la cortese disponibilità, e auguriamo alle parti coinvolte di giungere ad una soluzione che costituisca il giusto punto di incontro tra le differenti esigenze.

L'intervista a Giuseppa Davi Seranella è disponibile anche in formato .pdf a questo link.

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