martedì 30 luglio 2013

Nasce il comitato bolognese per Civati

Giuseppe Civati (PD)

Il 24 luglio 2013 al Circolo PD Murri di Bologna si è tenuto un incontro di sostegno alla candidatura alla segreteria del partito di Giuseppe Civati; malgrado i tempi piuttosto stretti - le mail di invito sono state spedite solo pochi giorni prima - e la data prettamente estiva l'incontro ha avuto un notevole successo in termini di partecipazione, con la saletta del circolo stracolma di persone costrette anche a stare in piedi, relegate ai margini della stanza se non addirittura nei corridoi antistanti.

L'incontro si è strutturato attraverso una presentazione della candidatura di Civati, tenuta da alcuni esponenti delle istituzioni tra cui il consigliere regionale Antonio Mumolo, autore di un applauditissimo intervento, e personalità particolarmente in vista della politica locale come Salvo Tesoriero, da anni collaboratore di Civati, o come Elly Schlein di OccupyPD; dopo gli interventi degli organizzatori è seguito un dibattito in cui i partecipanti hanno potuto prendere la parola ed esporre alla platea, organizzatori compresi, le loro considerazioni.

La composizione del pubblico è stata piuttosto eterogenea, anche se era predominante la componente di coloro che al Congresso del 2009 appoggiarono la Mozione Marino; non mancavano tuttavia persone che in quella stessa occasione espressero la propria preferenza per Bersani o addirittura che si sono avvicinate - o riavvicinate - al PD proprio in virtù della candidatura di Civati.
Il denominatore comune tra i partecipanti, naturalmente, è la profonda insofferenza per le attuali politiche tenute dal PD, sia in riferimento agli eventi che portarono alla rielezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica, sia al modo in cui il PD subisce quotidianamente l'agenda politica del PdL, mostrandosi incapace, malgrado la maggioranza numerica di cui in teoria dispone, di imporsi dal punto di vista propositivo e di programma.

L'incontro, naturalmente, era finalizzato a costituire una sorta di primo contatto di un futuro comitato, o per meglio dire di una futura task force che nel territorio bolognese dovrebbe svolgere attività di propaganda elettorale a favore di Civati al momento della definizione delle regole del congresso.
Per questa ragione non vi è stata una vera e propria presentazione della figura di Pippo Civati, data per scontata dalla maggior parte degli organizzatori e dei presenti ma che forse ha penalizzato coloro che si sono recati all'incontro mossi da semplice curiosità ma senza avere un'idea chiara del candidato in sé.

Per la stessa ragione, nell'incontro non si è parlato in dettaglio né della visione politica di Civati - che costituirà l'ossatura della sua mozione - né di ruoli, modi e tempi in cui dovrebbe costituirsi e muoversi il comitato in suo appoggio, né, infine, di quali tecniche adottare nell'approccio al potenziale elettorato delle primarie; non essendo in effetti ancora definite con precisione le regole del congresso, sarebbe stato impossibile muoversi in tal senso, ma questa limitazione ha giocoforza ridotto gli argomenti di discussione, che in massima parte si sono limitati a valutazioni della figura di Civati in relazione all'attuale situazione politica generale e agli altri candidati, in particolare all'ovvia e ingombrante figura di Matteo Renzi.
Il Sindaco di Firenze, infatti, è l'unico possibile candidato le cui proposte si andrebbero parzialmente a sovrapporre a quelle di Civati, in special modo in termini di rinnovamento interno del partito, ed è innegabile che la sua eventuale candidatura alla segreteria del partito avrebbe impatti dirimenti sull'esito dell'elezione a tale ruolo.
Proprio in rapporto a Renzi è stata fermamente espressa la volontà di Civati di non trasformarsi in un brand, di non intendere cioè la politica nel senso leaderistico che ha contraddistinto la Seconda Repubblica, quanto piuttosto, in una visione più simile a quella del M5S delle origini, di farsi portavoce delle istanze del popolo del centrosinistra, attraverso ad esempio la piena attuazione di quelle forme di consultazione interna che già lo statuto del PD prevede.

Altro tema caldo dell'incontro è stata la legittimazione della candidatura di Civati a segretario del Partito Democratico rispetto non tanto alle sue posizioni quanto al suo comportamento: pur essendo infatti largamente condivise dalla platea, le idee di Civati ed i suoi voti in aula sono spesso andati in direzione contraria rispetto a quanto richiesto dal gruppo del PD in Parlamento.
Se, infatti, costituzionalmente il mandato parlamentare non deve essere soggetto a vincoli, men che meno di partito, è però vero che la reale percezione della compagine PD in aula è quella di un immenso gruppo misto, dove coesistono sotto la stessa bandiera gruppi politici di natura ed estrazione profondamente diversa. Proprio questa eterogeneità risulta attualmente essere la principale debolezza del gruppo PD in Parlamento, e Civati, con le proprie scelte di voto, contribuisce anch'egli a questa anarchia.
Se non è in grado di accettare una decisione presa dalla maggioranza del suo gruppo parlamentare, con quale credibilità può proporsi a segretario? Con che legittimità potrà pretendere ascolto e disciplina come segretario se lui stesso è stato il primo a non offrirla?
Contrariamente a quanto si può pensare, il tema ha suscitato notevole interesse all'incontro, segno evidente di come l'elettorato democratico non abbia assolutamente il mito dell'uomo solo al comando nel proprio DNA, e creda piuttosto fermamente al dogma della legge al di sopra dell'uomo.
Ma da questa impasse, almeno nell'opinione dei promotori dell'incontro, la candidatura di Civati esce in realtà rafforzata più che indebolita, in virtù dell'obbedienza ad un patto più alto e più importante del vincolo di partito, ovvero il patto stretto con l'elettorato a momento delle primarie: il gruppo parlamentare PD, infatti, non è - per la maggior parte - un insieme di nominati, quanto piuttosto un insieme di eletti dal popolo di centrosinistra. E proprio in virtù di questo Civati sente il dovere di rispondere agli elettori prima ancora che agli organi dirigenti del PD, in special modo in un momento in cui il partito pare impegnato più che altro a distruggere uno ad uno, con ferrea determinazione, tutti i patti stretti con gli elettori durante la campagna elettorale.

Proprio da queste basi ripartiranno i successivi incontri, in cui il programma di Civati verrà raccontato, analizzato e magari anche criticato ed emendato in alcuni passaggi, in cui si decideranno le strategie comunicative e le fasce di elettorato verso cui orientare i propri sforzi: la ricerca di un PD migliore, leale ed inclusivo verso il proprio popolo.
A ben pensarci, una rivoluzione non da poco.

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