giovedì 13 settembre 2012

Dati Terna 2011

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È uno scenario a luci ed ombre quello che emerge dal nuovo rapporto Terna sul dettaglio dell'energia elettrica prodotta e consumata dal Paese nel corso del 2011, pubblicato nella sezione dei dati statistici.

Tali dati consentono di individuare e valutare il comportamento a livello regionale sul delicatissimo tema energetico, soprattutto in termini di autosufficienza - quindi aspetto economico - e di diffusione e utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili - quindi tema ecologico.
A questo link è disponibile la serie storica dei dati a partire dall'anno 1997, il primo per cui Terna ha pubblicato questa tipologia di report.

Fabbisogno energetico percentuale 1997 - 2012
(Italia e macroregioni)

Come emerge in maniera piuttosto chiara dal grafico, l'Italia è un Paese importatore di energia, con un consumo che eccede di circa il 15% la produzione, un dato sostanzialmente in linea con la serie storica.
È tuttavia evidente come il valore nazionale sia ottenuto attraverso la fusione si situazioni regionali - e macroregionali - estremamente diverse tra loro e soprattutto con tratti evolutivi decisamente marcati, che mostrano andamenti piuttosto variabili nel tempo.
  • Il nord-ovest negli anni '90 era di gran lunga l'area con il passivo peggiore, conun fabbisogno energetico di una volta e mezza la produzione. A partire dal 2004 la situazione è tuttavia mutata radicalmente avviando un processo di drastico calo del deficit energetico che ha portato la zona ad assestarsi intorno ad un debito energetico del 22%. Il risultato del 2011, pur in miglioramento rispetto all'anno precedente, non è tuttavia tra i migliori degli ultimi anni.
  • Il nord-est del Paese, pur non essendo l'area a con il peggiore deficit, è comunque l'area più critica, in quanto mostra un trend di costante e sensibile peggioramento solo confermato dal pessimo valore del 2011, il peggiore della serie storica.
  • Il centro, fino al 2003 una zona in sostanziale pareggio energetico, a partire dal 2004 ha visto una rapidissima degenerazione del proprio bilancio energetico che lo ha portato a toccare un picco negativo nel 2009, con inversione di tendenza nel 2010. Il dato 2011 prosegue sulla falsariga dell'anno precedente, lasciando intendere un trend positivo che dovrà tuttavia essere confermato dalle rilevazioni dei prossimi anni.
  • Il sud, negli anni '90 con un bilancio energetico fortemente negativo, ha avviato politiche energetiche in grado di renderlo la vera riserva di energia elettrica del Paese; nel 2011 per la prima volta il trend positivo pare tuttavia arrestarsi, e sarà interessante capire se si tratta di un'inversione di tendenza oppure di un assestamento temporaneo.
  • Le isole sono l'area sostanzialmente più stabile, in un netto e consolidato attivo dell'ordine dei 5 punti percentuale. Il dato del 2011 non spicca a livello assoluto, ma si situa all'interno di un percorso di progressivo miglioramento che si protrae ormai dal 2008 e si tratta in ogni caso del valore più elevato dal 2005.
Il fatto che un sistema composto da elementi così variabili nel tempo arrivi a fornire un totale sostanzialmente così stabile nel tempo è un chiaro segnale di volontà politica: è quindi per precisa scelta che l'Italia mantenga il proprio livello produttivo intorno all'85% del fabbisogno, aumentando o calando la produzione in diverse zone geografiche di anno in anno - anche per un normale fattore di manutenzione - senza che mai avvenga che tutti gli impianti produttivi siano spinti al massimo. Considerando, in maniera puramente ipotetica, i massimi produttivi della serie storica per ciascuna macrozona si arriverebbe ad una produzione di energia elettrica pari al 97% dei consumi.

Cartogramma del bilancio energetico 2011
a livello regionale

Il cartogramma riportato mostra in maniera visivamente molto chiara come le regioni con il maggior surplus energetico percentuale siano quelle prettamente montuose come Liguria, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige ed il sud Italia; al contrario le regioni peggiori sono Veneto, Marche e Campania.
In termini assoluti è però la Lombardia ad avere il deficit maggiore, seguita dal Veneto, mentre la regione maggiormente produttiva diventa invece la Puglia, seguita dalla Calabria. Il sud del Paese si rivela quindi il vero motore energetico dell'Italia, laddove il nord ed il centro costituiscono invece la parte energivora che porta in rosso la bilancia energetica.

Composizione della produzione energetica 2011
(Italia e macroregioni)

L'istogramma che evidenzia, a livello nazionale e macroregionale, la suddivisione della produzione energetica, offre alcuni interessanti spunti di riflessione.
In primo luogo emerge come l'Italia sia un Paese ancora ancorato al termoelettrico tradizionale, stragrande maggioranza dell'energia prodotta su tutto il territorio con i maggiori picchi nelle regioni meridionali, dove viene a mancare il contributo dell'energia idroelettrica nelle modalità e quantità che solo l'arco alpino può - per il momento - garantire.
Il secondo dato rilevante è la crescita continua dell'energia elettrica prodotta da eolico e fotovoltaico, sia pure con andamenti differenti: il primo, infatti, dopo il boom degli anni precedenti, ha vissuto nel 2011 una fase di stallo, con un aumento intorno all'8% contro le ripide salite a due cifre degli anni precedenti. Al contrario il fotovoltaico ha avuto proprio nel 2011 il suo anno d'oro, quintuplicando la produzione energetica e superando proprio l'eolico come terza fonte di approvigionamento del Paese. Sommando anche il geotermico emerge come le rinnovabili siano ormai quasi il 9% della produzione energetica del Paese contro il 5,5% del 2010, un incremento notevole pari a circa 10.000 GWh. L'incremento è diffuso in tutto il Paese, ma con incidenza differente: in termini percentuali si è infatti rivelato minimo al nord-ovest (+1,82%) e massimo al sud (+4,43%). In termini di GWh prodotti invece il miglioramento meno sensibile spetta alle isole (+1.010 GWh) mentre la palma del vincitore spetta ancora al sud (+3.103 GWh).
Se invece si desidera sommare anche l'idroelettrico alle fonti rinnovabili, nel 2011 viene sfondata la soglia psicologica del 25% di energia pulita, ma con un incremento più modesto rispetto al 2010 (+1,04%) e soprattutto caratterizzato da un andamento piuttosto diseguale nelle varie zone del Paese.

Di particolare importanza è il confronto con il 2010 in termini di diversificazione energetica: paragonando i valori percentuali si evince, a livello nazionale, un forte calo dell'utilizzo dell'idroelettrico (-2,26%) ed un calo moderato del termoelettrico (-0,86%), laddove le fonti alternative evidenziano tutte trend ascendenti: +0,09% per il geotermico, +0,25% per l'eolico, +3,02% per il fotovoltaico.

Cartogramma della produzione energetica
Idroelettrica - Termoelettrica - Fotovoltaica - Eolica

Il cartogramma, realizzato con Scape Toad, mostra in maniera evidente la distribuzione geografica dell'energia elettrica nelle regioni italiane.
Se la produzione di energia da fonti termoelettriche è in massima parte indipendente dal territorio e soggetta al più a ragioni economiche di trasporto della materia prima e dispacciamento dell'energia, per quanto riguarda invece l'idroelettrico, il fotovoltaico e l'eolico è possibile, da un'analisi comparata tra l'attuale produzione e la geografia del Paese, capire quali possono essere eventuali margini di miglioramento.

La produzione di energia idroelettrica è una tecnologia matura, e altrettanto maturo è il suo sfruttamento sul suolo italiano: si nota dalla mappa una netta predominanza delle regioni alpine e in subordine di quelle appenniniche, mentre i territori pianeggianti hanno valori molto bassi. In questi termini è difficile ipotizzare sviluppi degni di nota su questo fronte nei prossimi anni.
Il fotovoltaico, invece, appare maggiormente sviluppato nel nord Italia, con la virtuosa eccezione della Puglia. In questo caso è evidente che vi è un enorme potenziale nel Mezzogiorno ancora non sfruttato: se ad oggi la maggior parte della produzione annuale di energia solare proviene dalle nebbiose regioni padane, una semplice riproposizione del numero e della dimensione degli impianti nel sud del Paese potrebbe condurre ad un rapido e importante incremento dell'energia elettrica originata dal sole.
L'eolico, infine, appare quasi del tutto assente dal centronord; sicuramente a creare una mappa del Paese così distorta hanno contribuito i fondi distribuiti alle regioni del sud, che hanno permesso la realizzazione di vasti parchi eolici a costi sostanzialmente nulli. Anche in questo caso, tuttavia, è evidente come al nord, lungo le dorsali montuose, vi siano ampi spazi di intervento per migliorare la produzione di energia eolica.

Il nostro Paese, quindi, è assolutamente in grado di progredire con sforzi anche contenuti nell'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili; venendo meno gli ostacoli naturali, la scelta si riduce alla politica, e purtroppo in tal senso il taglio degli incentivi voluto dal Ministro Clini si muove nella direzione opposta.
I dati Terna del 2012 saranno particolarmente interessanti, perché forse per la prima volta saranno in grado di fotografare l'andamento della produzione di energia elettrica in un mercato realmente libero o comunque meno drogato, e permetteranno di capire se eolico e fotovoltaico, abbandonati dallo scudo delle politiche ambientali, sono ormai fonti economicamente convenienti oppure se il loro sviluppo in Italia subirà una seria battuta di arresto.

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