La manifestazione dell'Onda a Torino |
L'8 ottobre 2010, le vie e le piazze delle principali città italiane sono state attraversate dai cortei dell'Onda, il movimento studentesco apartitico mobilitato contro la riforma scolastica targata Mariastella Gelmini.
Impossibilitato a partecipare personalmente, ospito volentieri in Città Democratica un feroce resoconto redatto da Matteo Suppo, che ha seguito lo sviluppo del corteo a Torino.
La mattina dell’8 ottobre 2010 il popolo studentesco si riunisce per le strade di Torino per porre l’accento sulle gravissime problematiche connesse alla riforma scolastica, denominata "Riforma Gelmini", per sensibilizzare la popolazione sull’argomento ed esprimere il proprio dissenso in maniera efficace.
Fallendo miseramente.
Verso le 9:30 raggiungo il corteo e mi faccio subito un'idea di cosa mi aspetta: la folla è un blob umano informe e urlante di sedicenni con bandiere e striscioni a pennarello. Da un paio di camionette musica ad altissimo volume che copre efficacemente le voci dei pochi col megafono che cercano di dire qualcosa di forse intelligente.
Periodicamente e completamente a caso partono slogan innovativi partoriti dalle fertili e geniali menti dei nostri studenti. "Gelmini, Gelmini, vaffanculo." "Chi non salta la Gelmini è, è." Qualcuno azzarda addirittura un "Giù le mani dalla scuola." Sono davvero colpito.
Mi ritrovo travolto e circondato da ragazzini sorridenti, gente che balla, bottiglie di birra e anche un bong di mezzo metro. Mi chiedo ad un certo punto se per caso non sono finito nella festa di compleanno di qualcuno, ma poi vedo i poliziotti in tenuta antisommossa e mi rassicuro.
Raggiungo senza grossi problemi la testa del corteo, dove mi ritrovo ad osservare scena surreale: da una parte c’è una fila di caschi blu con scudi e manganelli pronti a non si sa bene cosa, dall’altra parte un gruppo di studenti dietro ad uno striscione che urlano e si preparano a caricare. In mezzo una decina di clown che ballano.
Sì. Clown. Che ballano. Che corrono da una parte all’altra, che fanno tiro alla fune con gli striscioni, che giocolano. Sono perplesso ancora adesso.
Mentre mi faccio largo tra la folla per tornare verso la coda del corteo comincio a fumare di rabbia. Avrei potuto stare a casa. Avrei potuto tranquillamente scrivere questo articolo senza aver visto la manifestazione.
Ma tutti avrebbero potuto farlo. L’abbiamo già vista. Sono anni che il format standard delle manifestazioni è così. Mi immagino lo sforzo creativo degli organizzatori:
"Dai, è anche ora di fare una manifestazione, no?"
"Certo dai, contro cosa la facciamo?"
"Contro la Gelmini che va di moda."
"Va bene, io avviso i centri sociali."
"Io i NO TAV."
"Io chiamo la gente per mettere musica, dai che ci divertiamo."
E il risultato è questo: una festa, una scusa per saltare scuola, un raduno di giovani alternativi, talmente alternativi da risultare alla fine tutti uguali.
Dov’è la protesta? "Gelmini vaffanculo" non è una protesta. È un insulto. Un insulto a tutto il mondo studentesco. Un insulto a chi lotta per davvero. Un insulto alla famosa creatività giovanile.
Dove sono le fervide menti dei nostri ragazzi? Dove sono le idee? Era una manifestazione talmente vecchia che era la parodia di sé stessa.
Davvero non si riesce a pensare a qualcosa di diverso dal cliché "tanta gente per le strade, musica a palla e buffi individui che bloccano il traffico"?
Davvero non si riesce a fare nulla di innovativo e originale e ci si riduce a riciclare le idee vecchie e stantie che servivano a protestare contro cose completamente diverse?
Davvero hanno mandato a tutto volume la canzone CONTESSA?
Davvero. Lo hanno fatto davvero.
Sono rimasto agghiacciato. Se la scuola italiana produce queste menti allora ha bisogno di una riforma alla svelta. Ma una riforma vera.
Qualche cosa un po’ diversa qua e là si trovava, cercando con attenzione.
Un gruppo di ricercatori andava in giro in camice e con un foglio attaccato al petto col tasto di stand-by del computer.
Sforzandosi moltissimo e con molta buona fede si riusciva a trovare un senso addirittura ai clown, facendo finta che fossero "i pagliacci al governo". Ma bisogna tirare a indovinare e non è neanche detto che fosse così.
Insomma, un paio di idee vagamente interessanti e mal sfruttate nascoste per bene nella solita bolgia pseudocomunista, quelli convinti che la rivoluzione si faccia con le canne. Cosa riporteranno i media? Potrebbero addirittura mandare i filmati delle manifestazioni precedenti. Non se ne accorgerebbe nessuno.
Prendiamo invece un'iniziativa differente. Prendiamo spunto dai ricercatori e diamo a tutti i partecipanti alla manifestazione il loro foglio col tasto di stand-by. Li facciamo camminare in silenzio, mentre agli altoparlanti vengono citate le cifre dei tagli e dei licenziamenti a ruota continua. Niente carretti con la musica, niente gente che si ubriaca.
"Cazzo ti ridi? È il funerale della scuola. Non è affatto divertente."
Funzionerà? Non funzionerà? Servirà? Non importa. È un'idea nuova. Va sperimentata.
Sono anni che si fanno manifestazioni e non sono mai servite a niente. Direi che è ora di cambiare, no? Quindi ora occorre licenziare i mentecatti che organizzano queste buffonate chiamate manifestazioni e metterci qualcuno che sappia quello fa.
Sempre se la voglia è davvero di protestare.
Perché se la voglia è solo quella di fare casino in una festa per le strade, allora la scuola italiana è morta con o senza tagli.
Quando ho letto questo articolo mi sono spaventato. L'Onda è veramente solo questo? Dove sono finite le proposte, le ottanta pagine di proposte sulla scuola promosse dal comitato organizzatore sotto il nome di AltraRiforma? Dove è finita la sensibilizzazione, dove sono le lezioni all'aperto?
Forse Torino è stata solo una nota stonata, spulcio i quotidiani per avere qualche informazione sommaria sulle altre città. A Trieste, scopro, si è tenuto un dibattito pubblico su AltraRiforma. A Bologna c'è stata una lectio magistralis in Piazza Santo Stefano tenuta dal costituzionalista Morroni.
Ma poi? Atti simbolici qua e là. Chiavi di una scuola consegnati alla Gelmini a Roma. A Trieste, prima del dibattito pubblico, un processo alla Gelmini. Per il resto, Milano, Napoli, Bari... solo cortei.
E allora non è stata Torino la nota stonata. Sono state piuttosto Trieste e Bologna le eccezioni in positivo di un piattume generalizzato.
Un corteo è importante, senza dubbio. Nelle manifestazioni occorre in fondo fare numero, e lo scopo principale è cercare risalto mediatico. Tuttavia, e la critica di Suppo coglie bene nel segno, la qualità della manifestazione incide pesantemente sulla visibilità.
Che immagine hanno fornito i giovani torinesi? Che cosa hanno proposto di meglio rispetto alla Gelmini? L'articolo utilizza l'Onda per muovere una critica pesante al modo stesso di manifestare.
Sfilare in corteo, nel bene o nel male, non basta più. Da parte di chi fonda buona parte della propria protesta sul non essere genericamente "contro" e sul saper fornire un'alternativa migliore è lecito pretendere che una manifestazione diventi un cantiere di idee, come a Bologna e Trieste, oppure un luogo di vera informazione, come nel suggerimento "funerario" presentato nel resoconto.
L'anno scolastico è ancora lungo, e ci sarà certamente il tempo per rimediare a questo mezzo passo falso. Tuttavia, per il momento e malgrado il grande successo numerico, l'Onda è rimandata.
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