Stefano Ceccanti (PD) |
Da parte di molti schieramenti politici si parla - in maniera più o meno disinteressata - della riforma della Legge 270/2005 in materia elettorale, il cosiddetto "Porcellum".
Di una di queste, l'Atto 3 del Senato della Repubblica, Città Democratica offre aggiornamenti mensili (Puntata I - II - III); tuttavia, al 25 novembre 2010, sono presenti ventotto atti in materia elettorale, che possono fornire diversi spunti sulle opinioni e sulle strategie dei partiti e dei singoli parlamentari in questo ambito.
Ad un primo, grezzo, esame, risultano due macrocategorie di interventi: una sulla composizione delle liste, ed una sugli effettivi meccanismi elettorali. A sua volta, in questa seconda macrocategoria si può tracciare una linea di divisione tra le proposte volte a fornire correttivi alla legge elettorale vigente e quelle che invece costituiscono leggi elettorali alternative vere e proprie.
Naturalmente alcuni ddl, i più complessi ed articolati, sono del tutto trasversali a questa suddivisione, avendo articoli che possono ricadere in più rami della scarna classificazione qui effettuata.
Sono espressamente mirati a gestire la composizione delle liste l'Atto 2, di iniziativa popolare, l'Atto 17, di Laura Bianconi (PdL), l'Atto 93, di Vittoria Franco (PD), l'Atto 104, di Helga Thaler Ausserhofer (UDC-SVP-Aut), l'Atto 257, di Silvana Amati (PD), e l'Atto 708, di Stefano Ceccanti (PD).
Tutti questi atti sostanzialmente gestiscono la composizione delle liste proporzionali imponendo un ordine alternato uomo-donna ed i collegi uninominali imponendo un totale equamente ripartito per sesso allo scopo di garantire l'eguaglianza di accesso dei due sessi alla carica elettiva ed evitando che, almeno nel proporzionale, le donne siano inserite al fondo delle liste.
L'Atto 708 in realtà si colloca in un più ampio disegno volto a contrastare le discriminazioni di genere, che esula, salvo la conformazione delle liste, dall'ambito prettamente elettorale.
Si propongono come modifiche al sistema elettorale vigente invece l'Atto 28, di Oskar Peterlini (UDC-SVP-Aut), che di fatto omologa il trattamento elettorale del Trentino Alto-Adige a quello della Valle d'Aosta, o l'Atto 29, ancora di Oskar Peterlini (UDC-SVP-Aut), che prevede la reintroduzione delle preferenze e l'abolizione delle candidature multicollegio.
Incentrati sulla reintroduzione delle preferenze sono anche l'Atto 111 di Mauro Cutrufo (PdL) e l'Atto 871 di Salvatore Cuffaro (UDC-SVP-Aut), mentre l'Atto 748, di Claudio Molinari (PD), è sostanzialmente una copia del 29.
La questione del premio di maggioranza e delle soglie di eleggibilità vengono invece affrontate nell'Atto 1566 di Vannino Chiti (PD), che chiede di fatto l'innalzamento delle soglie per l'accesso al Parlamento e l'abolizione del premio di maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Estremamente legato alle vicende attuali della politica è invece l'Atto 2356 di Gaetano Quagliariello (PdL): esso prevede infatti l'introduzione di un premio di maggioranza al Senato su base nazionale in aggiunta a quelli regionali tale che alla coalizione vincente vengono assegnati dei senatori supplementari fino al raggiungimento di quota 170 senatori o della quota di 45 senatori di premio.
Le proposte di completo rinnovo della legge elettorale sono poi estremamente variegate: si passa dal ritorno al "Mattarellum" (Legge 276/1993 e Legge 277/1993) o sistemi analoghi con gli atti 1549 e 2327 di Stefano Ceccanti (PD) e 1550 di Antonello Cabras (PD), a sistemi misti con quota proporzionale al 50% con gli atti 110 di Mauro Cutrufo (PdL), 696 di Giuseppe Saro (PdL) e 2293 e 2294 di Francesco Rutelli (Misto, Alleanza per l'Italia), che prevedono inoltre l'aggiunta di una soglia di sbarramento. Vi sono poi proposte per un sistema maggioritario a turno unico, con l'Atto 27 di Oskar Peterlini (UDC-SVP-Aut), o a doppio turno, con l'Atto 1105 di Marco Perduca (PD) e l'Atto 2098 di Stefano Ceccanti (PD); infine, alcune proposte di legge contemplano un sistema maggioritario con voto trasferibile, come l'Atto 2315 di ancora di Stefano Ceccanti (PD).
Sono degni di nota poi gli atti Atto 1807 di Giuseppe Esposito (PdL), che prevede il limite massimo di dimensioni delle coalizioni a due liste, l'Atto 3 di iniziativa popolare ("Parlamento Pulito"), che prevede il lmite massimo di due mandati, l'ineleggibilità e la decadenza dei condannati anche in primo grado e l'introduzione del voto di preferenza, l'Atto 2357 di Enrico Musso (PdL), che definisce i criteri di presentazione delle candidature allo scopo di combattere i doppi incarichi, e infine l'Atto 2387 di Stefano Ceccanti (PD) che prevede l'indizione di un nuovo referendum elettorale ed il contestuale ritorno al "Mattarellum".
Come si può osservare da questa lunga carrellata, sono soprattutto le forze di opposizione a richiedere modifiche radicali alla legge elettorale, ed in particolar modo il Partito Democratico grazie al prolifico Ceccanti. D'altra parte non è possibile cogliere alcuna strategia nel cumulo di atti depositati dai parlamentari del PD, se non la volontà di tenersi il maggior numero possibile di porte aperte nel momento in cui la situazione politica fosse favorevole ad una piuttosto che ad un'altra proposta.
Colpisce inoltre l'assenza di proposte da parte di esponenti dell'Italia dei Valori, da sempre strenua oppositrice del "Porcellum": probabilmente anche questa formazione politica ha deciso per una strategia attendista, che le consenta di non impegnarsi direttamente in proposte concrete e le lasci le mani libere per appoggiare quella che si rivelerà più opportuna.
Di ben altro tenore le proposte giunte dai banchi della maggioranza parlamentare, generalmente riguardanti modifiche limitate alla legge vigente: in particolar modo sono due gli atti potenzialmente devastanti a livello politico.
La riduzione a due del numero massimo di liste presenti in una coalizione penalizza infatti fortemente il centrosinistra, che storicamente trova la sua forza nelle piccole liste che circondano, a destra e a sinistra, i partiti principali; inoltre una simile proposta, se approvata, spezzerebbe le reni sul nascere a quella che pare essere la formazione più probabile dell'alleanza di centrosinistra in caso di elezioni anticipate a tre poli, ovvero PD-IdV-SEL.
Il premio di maggioranza su base nazionale al Senato è, se possibile, ancora più insidioso: in una situazione in cui la presenza di tre poli mette seriamente a rischio la possibilità di una maggioranza stabile al Senato, questa legge distorce ulteriormente la corrispondenza tra voti e seggi allo scopo di blindare la vittoria per la coalizione in grado di portare più voti, che, in caso di voto nella primavera 2011, probabilmente sarà ancora una volta quella guidata da Silvio Berlusconi.
La variegata galassia delle proposte di legge in materia elettorale altro non è, in fondo, che lo specchio generale della politica: un PD che tiene il piede in più scarpe, che sacrifica la chiarezza nel nome del mero calcolo politico, un'IdV che non propone per avere la libertà di bacchettare le proposte altrui, ed un PdL che tenta di sfruttare la possibilità di legiferare per agire a proprio vantaggio anziché pensare al buon funzionamento della macchina statale.
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