lunedì 6 dicembre 2010

Intervista ad Amelia Frascaroli

Amelia Frascaroli

Nata nel 1954, madre di cinque figli, una vita spesa nella difesa e nella tutela degli ultimi, un impressionante curriculum di ruoli chiave nei più importanti enti di sostegno sociale di Bologna e non solo, Amelia Frascaroli ha recentemente deciso di candidarsi alle elezioni primarie del centrosinistra per concorrere alla carica di Sindaco di Bologna.
Siamo onorati dalla disponibilità offertaci nel voler rispondere alla nostre domande.

Amelia Frascaroli, lei è un volto molto noto a Bologna, ma vuole ugualmente presentarsi ai nostri lettori?
Sono una donna di 56 anni e una mamma. Mio marito è pediatra e io sono una pedagogista. Fin da giovane sono sempre stata impegnata nell'associazionismo cattolico. Ho lavorato come educatrice comunale e poi alla Caritas diocesana. Sono stata presidente della Consulta comunale di Bologna contro l'esclusione sociale e membro dell'Opera Pia dei Poveri Vergognosi. Alle elezioni amministrative del 2009, alla mia prima esperienza politica, sono stata eletta consigliere comunale nelle fila del PD, ma anche in quell’occasione ho agito da indipendente.

Cosa l'ha spinta a partecipare alle primarie del centrosinistra?
Ho deciso di candidarmi perché ho creduto di dovermi assumere la responsabilità nei confronti di tutte quelle persone che me lo hanno chiesto e con le quali ho condiviso in questi anni tanto lavoro, mille pensieri, molte gioie ma anche tante fatiche. Sono stata spinta da loro e dal loro desiderio, ma nel tentativo di dire, tutti insieme, alcune cose importanti rispetto ad alcuni temi forti per la città.

Quali sono i tratti che caratterizzano la sua candidatura rispetto a quelli degli altri partecipanti alle primarie?
Sono prima di tutto una donna, una persona che conosce soprattutto le fragilità di Bologna e sono una candidata civica, espressione cioè della società civile. Non ho la tessera di nessun partito e non ho mai fatto politica per professione. Vorrei essere un’incubatrice per suscitare la partecipazione di più persone possibili: ecco l’immagine che rende bene il servizio che vorrei svolgere per Bologna. Nessun patto di potere, quindi, ma dibattiti pubblici sulla città che vogliamo costruire.

Lei si presenta come una cattolica praticante, ma ha recentemente incassato l'appoggio di SEL, una delle formazioni più a sinistra della coalizione. Come interpreta questo fattore? Ritiene che i consueti concetti di destra e sinistra siano da rivedere alla luce dell'evoluzione della società?
Forse perché voglio valorizzare soprattutto il carattere di assoluta laicità della politica. La parola “laico” vuol dire popolare, cioè di tutti e che riguarda tutti in modo condivisibile, al di là di ogni appartenenza. Nessuna strada positiva può essere scartata, anche se viene da oltre frontiera. Le frontiere sono rigide: o stai di qua o stai di là. Io sinceramente ho sempre sconfinato.

Se vincerà le primarie che genere di appoggio si aspetta dagli altri partecipanti? E nel caso non dovesse essere lei a vincere, sosterrà comunque la candidatura scelta dai votanti per la sua coalizione?
Certo. Lo dice anche il regolamento delle primarie, che prevede che il vincitore sia poi sostenuto dagli altri candidati. Io spero che tutti mettano a disposizione del prescelto dai cittadini il proprio bagaglio di conoscenza della città.

Lei non ha mai nascosto la sua fede religiosa. Crede che, nel momento in cui dovesse prendere decisioni su temi eticamente sensibili, risentirebbe di un conflitto di interessi interiore?
Io sono cattolica per scelta, educazione e maturazione personale. Ma a fianco di questo significato che do alla mia vita, e che cerco di trasmettere ai miei figli e di condividere con altri, metto però il fatto che sono chiamata a essere partecipe della sorte e del destino di tutti i cittadini. Se la politica è un servizio, allora deve essere laica, libera e di tutti. E poi non penso che le competenze di un sindaco arrivino a toccare temi etici.

Visti gli ultimi “scandali” personali che hanno colpito alcune personalità del centrosinistra, anche qui a Bologna, ritiene che il suo essere donna possa costituire un vantaggio sia alle primarie che alle eventuali elezioni amministrative?
Gli scandali riguardano le persone, non il fatto di essere uomo o donna. Io ritengo che il mio essere donna possa essere un valore aggiunto per quanto riguarda la capacità di capire veramente che cosa significa dover conciliare famiglia, figli e servizi da una parte e lavoro dall’altra.

Dopo aver parlato di Lei e delle primarie, parliamo di Bologna. Quali sono dal suo punto di vista le principali problematiche della città?
Bologna è una città che ha perso la capacità di dialogare e di connettere tra loro le varie realtà sociali, sindacali, imprenditoriali e culturali. In questi anni ognuno ha lavorato per conto proprio, interrompendo la tradizione della città di creare patti sociali, mentre invece una volta il Comune era pronto a fare da collettore. Questo è il capostipite di tutti i problemi.

Per molte persone di sinistra in Italia, Bologna non è solo il capoluogo dell'Emilia Romagna, ma la capitale di un modello sociale e di vita alternativo e spesso migliore di quello diffuso nel resto del Paese. Ritiene che Bologna possa ancora aspirare a tale ruolo di guida in Italia e, se sì, come rilanciare questa vocazione all'avanguardia e al laboratorio politico?
Bologna è stata per anni un modello perché ha saputo coniugare tra loro le varie forze e le varie realtà in campo. Ora invece incontro gente che costruisce iniziative di aggregazione autonoma, informale e auto-organizzata di tutti i tipi. Queste esperienze sentono da anni di non essere più né viste né interpretate, né valorizzate né trasformate in progetto politico. Bisogna ripartire da lì per rilanciare la città.

Il programma di coalizione, reperibile a questo link sul suo sito, è certamente ambizioso. Data l'attuale congiuntura economica e i massicci tagli agli enti locali introdotti dal Governo, ritiene il programma realisticamente realizzabile nell'arco di due mandati?
Secondo me sì, basta saper scegliere come spendere le risorse disponibili. Anche la politica economica di un Comune è una questione di priorità e di scelte.

Nel caso di una sua elezione a Sindaco, quali saranno i tratti distintivi della sua azione di amministrazione rispetto al programma di coalizione? Quali sono i punti che lei ritiene prioritari?
Io punto su casa e lavoro, inclusione, ecologia, partecipazione e bilancio comunale. Nel concreto significa sostenere le imprese e i disoccupati, sgravi fiscali per chi affitta casa a prezzi equi, migliorare la programmazione socio-sanitaria con una maggiore integrazione tra soggetti pubblici e privati, controllare l’efficacia dei servizi esternalizzati, incentivare la mobilità sostenibile e il risparmio energetico. Ma anche potenziare gli spazi di incontro e i meccanismi di solidarietà e definire una quota di soldi pubblici gestita direttamente dai cittadini per la manutenzione ordinaria delle strade e l’arredo urbano.

Se, nel ruolo di Sindaco, potesse disporre di un finanziamento immediato di cento milioni di euro, quali sarebbero i primi tre interventi concreti che intraprenderebbe?
Per prima cosa rivedrei i servizi sociali ed educativi trovando forme più flessibili e rispondenti ai bisogni delle famiglie; come secondo intervento collegherei il lavoro al tema della sostenibilità ambientale incentivando le imprese che vogliono intraprendere questa strada e, terzo, chiuderei il centro storico al traffico aumentando il trasporto pubblico e l’uso delle biciclette.

La crisi della politica genera sconforto, indifferenza e disaffezione alla cosa pubblica. In che modo ritiene sia possibile far sì che i Bolognesi ritornino ad essere orgogliosi della loro amministrazione e della politica in generale?
Prima di tutto ascoltandoli e poi facendoli partecipare alle scelte del Comune soprattutto per quanto riguarda l’urbanistica e il welfare. Bologna è fatta di mondi diversi: vecchi, bambini, studenti, chi arriva qui per lavoro e chi invece arriva da paesi lontani. Ognuno ha il suo pezzo di città e il suo modo di viverla: tutti vanno ascoltati e capiti.

Per concludere: come procederà ora la campagna elettorale?
L’obiettivo è almeno triplicare i consensi a sostegno della mia candidatura e arrivare oltre i diecimila voti alle primarie (infatti le firme raccolte a mio favore sono state 3.300 in sole tre settimane). Per questo continuerò ad aprire la mia casa ai bolognesi per parlare dei problemi della città. Una specie di laboratorio per Bologna allo scopo di raccogliere idee, critiche, buone prassi, testimonianze ed esperienze per ridisegnare la città con il contributo di tutti.

Ringraziamo ancora Amelia Frascaroli per la cortesia e la pazienza con cui si è sottoposta alle nostre domande, non ci resta che porgerle i nostri migliori auguri per una competizione elettorale avvincente e fortunata, sperando di poterle rivolgere una seconda intervista come candidata ufficiale del centrosinistra alla corsa per Palazzo d'Accursio.

L'intervista è a disposizione in formato .pdf a questo link.

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