Lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov |
DISCLAIMER: nell'articolo che segue sono riportati e commentati passaggi dei racconti EVIDENCE (1946) e THE EVITABLE CONFLICT (1950), di Isaac Asimov
1 - A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm.
2 - A robot must obey any orders given to it by human beings, except where such orders would conflict with the First Law.
3 - A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the First or Second Law.
Pochi artifici letterari sono divenuti famosi nel mondo quanto le Tre Leggi della Robotica ideate da Isaac Asimov, celeberrimo quanto prolifico scrittore di fantascienza - ma sarebbe riduttivo limitare la sua attività di romanziere a tale ambito - di origine russa trapiantato negli Stati Uniti.
Le Leggi della Robotica, nei libri di Asimov, sono motore e spartiacque nelle capacità decisionali dei robot, esseri artificiali costruiti dall'uomo per servizio e compagnia.
Molti dei racconti più famosi di Asimov si basano sul rapporto e l'influenza reciproca tra le Tre Leggi, oppure sulle loro applicazioni più inaspettate. Esplorando i confini del campo di azione delle Leggi Asimov arriva a sondare le contraddizioni intrinseche nella stessa moralità umana, poiché, come cita la robopsicologa Susan Calvin nel racconto EVIDENCE,
Per esprimermi semplicemente dirò che se Byerley segue tutte le Leggi della Robotica può essere un robot, ma può essere anche soltanto un uomo esemplare.
Le Tre Leggi della Robotica sono in effetti modellate sulla morale e sull'etica così come concepite dalla società occidentale del XX secolo. Sono metro di giudizio e azione per gli individui e lo sono per le agglomerazioni di individui: comunità, squadre sportive, club... partiti politici.
Proprio analizzando la situazione italiana alla luce delle Tre Leggi della Robotica è possibile in effetti fornire una spiegazione convincente della progressiva degenerazione dell'offerta politica nel corso della II Repubblica, con la sua riduzione a slogan da stadio e alla lotta - metaforicamente, per fortuna - armata tra fazioni.
Il tema, in effetti, era già stato toccato dallo stesso Asimov nel racconto THE EVITABLE CONFLICT, del 1950. Pubblicato per la prima volta sulla rivista Astounding Science Fiction e successivamente nelle antologie I, ROBOT (1950), THE COMPLETE ROBOT (1982) e ROBOT VISIONS (1990), in questo racconto il mondo è dominato dalle Macchine, evolutissimi robot specializzati nell'ottimizzazione della gestione dell'economia mondiale, dalla produzione agricola all'estrazione di materie prime agli scambi commerciali.
La presenza di alcuni errori di minor conto nell'ordinaria amministrazione del pianeta convince il Coordinatore Mondiale Byerley a richiedere una consulenza alla robopsicologa Susan Calvin, per capire se possano esservi problemi nelle Macchine tali da mettere a repentaglio, vista la responsabilità demandata ai robot, il futuro stesso dell'umanità.
I viaggi di Byerley e i pregnanti ragionamenti della Calvin porteranno infine i due a comprendere come le Macchine stiano essenzialmente interpretando la Prima Legge in senso esteso all'intera umanità - permettendo quindi che il singolo essere umano possa ricevere danno se questo serve a migliorare le prospettive dell'intero genere umano - e che i supposti malfunzionamenti altro non erano che azioni operate dalle Macchine per proteggere sé stesse.
In questo particolare racconto di Asimov si assiste quindi al collasso della Terza Legge all'interno della Prima. Poiché le Macchine sanno cosa sia il meglio per l'umanità, e poiché le Macchine sono gli unici esseri senzienti a poter guidare l'umanità verso tale futuro, allora la sopravvivenza stessa delle Macchine diventa parte imprescindibile della definizione di cosa è bene per l'uomo.
Il legame con la politica italiana di questo primo scorcio di millennio, pur non evidentissimo, è forte e innegabile.
Ogni parte politica si considera da noi l'ultimo baluardo contro la catastrofe, da un lato la deriva populista e autoritaria di Berlusconi per chi non ama il Cavaliere, dall'altro la distruzione dell'iniziativa privata e la "sovietizzazione" dell'economia da parte di chi non ama la sinistra.
Ogni fazione si vede quindi come unica ancora di salvezza per il Paese, e proprio in virtù del meccanismo descritto poc'anzi inizia ad accrescere l'importanza, nel proprio ambito d'azione, della propria sopravvivenza e del proprio mantenimento in essere.
L'esercizio del potere diventa in ultima istanza finalizzato alla pura conservazione dello stesso, o quantomeno ad evitarne la perdita. La politica dei sondaggi, i grandi annunci, le promesse tirate fuori nelle occasioni-simbolo, ma anche le alleanze meramente elettorali vuote di contenuti, i legami con gruppi di potere di dubbia statura ma portatori di voti: la politica italiana è zeppa di esempi che vedono gli eletti di turno, nazionali e locali, più alle prese con la necessità di non cedere il potere all'avversario che con l'effettiva opera di governo.
Perseguire il bene del cittadino e acquisire/mantenere il potere a scapito dell'avversario - cosa che in politica è spesso sinonimo di sopravvivenza come partito - diventano infine due obiettivi coincidenti.
La politica italiana, calata nell'universo fantascientifico del racconto, è lo scontro tra due diverse Macchine, ciascuna delle quali vede la strada proposta dall'altra come negativa, e considera il proprio accesso al potere preferibile all'accesso dell'altra Macchina indipendentemente dal conseguimento degli obiettivi preposti.
Questa è la motivazione di fondo della partigianeria a-logica che ha contraddistinto la storia recente del Paese e della povertà dell'offerta politica presentata ai cittadini: per muovere le masse al voto i partiti si sono progressivamente adagiati sullo sfruttamento della paura del mandare al potere l'avversario piuttosto che nel rinnovare e affinare le frecce al proprio arco.
Cosa contraddistingue quindi le istituzioni umane dalle Macchine di Asimov? Naturalmente la fallibilità.
Le Macchine, grazie al loro cervello positronico - e naturalmente alla fantasia e alla volontà dell'autore - sanno effettivamente cosa sia meglio per l'uomo. I politici no. Offrono proposte, idee, sogni, ma sono tutte cose immanenti, fallibili e sottoposte al giudizio della gente e alla prova empirica dei fatti.
Per questa ragione genera amarezza vedere i partiti politici autoconservarsi come se da ciò dipendesse la salvezza del Paese senza che in realtà tale necessità sia effettivamente comprovata.
E per questa ragione bisogna smascherare la tendenza all'autoconservazione per quello che è: non essendo i partiti le Macchine asimoviane, non possono limitarsi alla minaccia della vittoria dell'avversario per propagandare la bontà della propria proposta. L'autoconservazione serve solo a nascondere la povertà dell'offerta politica, e come tale deve essere strenuamente combattuta.
Già sessanta anni fa il genio di Isaac Asimov aveva messo in luce il pericolo del potere che identifica il bene dei governati con la propria permanenza al governo (pericolo che si tramuta in sogno solo nel caso delle Macchine, realmente onniscienti e dedite per natura al bene dell'uomo).
Oggi, in Italia, stiamo assaporando i frutti amari di questo triste scenario.
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